Ora i tempi sono maturi. Per parlare,mettere a nudo la propria anima, evitare che tutto ciò che é stato possa sfuggire al ricordo.
Forse le settimane scorse era ancora troppo presto, ma ora il fiume di parole che mi viene da dentro non può più essere arrestato. E forse quel buco alla bocca dello stomaco sta cominciando a diventare nicchia del ricordo. E a fare meno male.
"Avrei voluto dirti ancora tante cose. Raccontarti di me, dei miei progetti, degli esami che avevo fatto e di tutti gli ostacoli che ancora ci sono. Ma il tempo fugace ha segnato la sua ora.
E l'ineluttabile, per me inaccettabile, é arrivato. E ora un vuoto di spazio, di tempo, di essenza ci separa. E tutto é accaduto così presto. Senza avere neanche il tempo di dirti quanto ti ho voluto bene o che per me eri il nonno speciale.
E ti avrei ascoltato ancora per ore. Parlare del freddo gelido della Russia, del Donn ghiacciato, delle tue peregrinazioni per l'Europa, di quanto hai desiderato tornare a casa. E, anche se tutti conoscevamo a memoria quelle storie, ogni volta avevi la capacità di renderle diverse, arricchite da nuovi particolari.Ed ecco che il freddo siberiano diventava sempre più freddo e quà e là apparivano nuovi personaggi.
E mi sembra ancora di vederti.Quando, di ritorno dalla messa della domenica, passavi a salutarci o quando, con orgoglio e soddisfazione, mostravi i prodotti del tuo orto o decantavi il potere soporifero del tuo vino.
E mi sembra ancora di sentire le urla di nonna quando entravi in casa con le scarpe sporche, quando ti addormentavi nel mezzo della giornata o iniziavi discorsi interminabili ai pranzi di Natale. O quando fingevi sistematicamente di non aver visto l'ora per restare un pò di più in campagna.
Per non parlare delle tue celebri poesie, di come ammiravi ogni singolo mattone della casa che avevi costruito, di quanto ti piacesse avere tutta la famiglia intorno, come fosse sempre la prima volta.Sei stata l'unica persona alla quale non avevo avuto il coraggio di dire che menzogna fosse la DC.
E ancora, a volte, mi capita di pensare che dovrei chiamarti. Perché, soprattutto negli ultimi mesi, quando la voglia di lasciarti andare era tanta, la mia voce ti riportava sempre alla lotta. Ed ecco che ti impegnavi, contro la sofferenza, la malattia, lo sfinimento e ti aggrappavi alla vita, ai tuoi affetti con una riserva inesauribile di forza.
E non dimenticherò mai il tuo saluto.So che é irrazionale, non scientifico e visionario, ma mi piace pensare che tu abbia voluto salutarmi. E quella forte,fortissima stretta di mano, e quella frase che non sono riuscita a capire resterà, per sempre, per me, l'emblema del nostro affetto speciale.
E saranno un monito.Ogni volta che avrò voglia di arrendermi, di piangere o di ritirarmi dalle battaglie in prima linea, ricorderò quella stretta di mano. E lotterò per me e per te. Che credevi in me, forse, più di ogni altra persona al mondo. Che mi chiedevi consigli, ti congratulavi per ogni esame, ascoltavi i miei racconti e avresti dato tutto pur di esserci anche tu quando sarei ufficialmente diventata un camice bianco.
La verità é che ,con te, con il tuo lasciarci, discreto e sereno, se n'é andato un mondo. E mi raggela già solo il pensiero di un Natale senza il tuo discorso, la mia laurea senza i tuoi sorrisi, i prossimi esami senza i tuoi auguri.
Ma voglio, devo pensare che non devi essere lontano. Che, se amore c'é stato, una torrida giornata di luglio non può strappare prepotentemente una colonna dei miei fragili 22 anni.
Tu sei qui. E sento che, giorno dopo giorno, ora dopo ora, all'assenza sopraggiunge la voglia di ricordare, alla tristezza, il maniacale tentativo della mente di recuperare ogni attimo passato.
E penserò a te ad ogni bivio della vita. Quando dovrò decidere se piangermi addosso o tirare fuori le unghie, se aggirare l'ostacolo o provare ad abbatterlo.
E sarai sempre per me il guerriero. Oggi. Per sempre."