martedì, novembre 24, 2009

C'é un posto dove meditare e lasciarsi cullare dal silenzio.

C'è un posto dove meditare e lasciarsi cullare dal silenzio.
I suoi viali alberati, di giorni così colmi di persone, medici, sirene di ambulanze. Di sera solo mio.
Il silenzio discreto delle ore notturne ha fatto da sottofondo a tante mie meditazioni, ai miei pensieri più intimi,ai momenti in cui cerco di parlare alle mie paure e lascio urlare le ambizioni.
Non c'é posto che mi faccia sentire più a casa, più al sicuro, più in pace.
Perché mentre passeggio fra i padiglioni illuminati e i cantieri messi al riposo dalla frenesia quotidiana, penso che lì,fra quelle colline morbide, c'é racchiuso tutto il senso dell'esistenza.
Ed ecco che, nello stesso millesimo di secondo, nello stesso impercettibile attimo, mi sembra di udire il pianto di gioia di un bimbo che si affaccia alla vita e l'ultimo respiro di una vita che si allontana. Ci sono mani che, frenetiche, cercano di fregare la morte e altre pronte a rassegnarsi, quando un'ulteriore lotta sarebbe solo irrispettosa.
E' tutto lì. Le lacrime di un uomo che diventa papà, il gasping, le speranze che non si rassegnano all'evidenza, le preghiere e la rassegnazione, la sofferenza e la paura.
E poi ci sono io. Io e i miei limiti che, ancora e stoltamente, fatico ad accettare. Io che non vorrei essere in nessun altro posto, perché lì c'é tutto quello per cui vivo.

Spesso mi chiedo se sarò qui, fra qualche anno, nelle mie prime guardie, ad osservare Careggi di notte. E ricordarmi di questi anni brutali e bellissimi. a pensare che questo posto mi ha insegnato a vivere, a lottare, a soffrire terribilmente e anche ad amare la persona che mi ha seguito nelle peregrinazioni notturne per i padiglioni.
Certo é che, ovunque, mi porterà la vita avrò sempre di me Careggi di notte. Un posto dove meditare e lasciarsi cullare dal silenzio.

mercoledì, ottobre 21, 2009

Perdersi per ritrovarsi

Ritornare in questo posto ha sempre un effetto strano. Passano i giorni, i mesi scorrono veloci eppure arriva, ineluttabile, il momento in cui ti trovi difronte ad uno schermo immacolato, con l'immancabile thè bollente. E allora sai che non puoi mentirti. Che le frottole, gli autoconvincimenti che ti sei imposta finora non hanno più consistenza, se portati alla vita grazie alla tastiera di un pc.

Un anno fa ero una ragazza, o almeno credevo di esserlo, molto più serena. Immaginavo me tra qualche anno con un bel rudere trasformato in una casa in campagna, una miriade di bambini, una vita da favola. Bastava qualche sforzo e les jeux sont faits.E poi c'era il mio grande sogno. Essere un medico, l'essere infallibile che non sbaglia diagnosi, se s'impegna. Che ci mette l'anima e si beffa della morte.
Credevo che il segreto della bravura, della felicità, del successo stesse nella disciplina, nel metodo, nei programmi. E ho iniziato a quantificare il tempo, decidere a priori cosa ne sarebbe stato del fluire delle stagioni.

E poi la realtà mi ha investito, e forse, salvata. Quanta vita mi sono persa mentre ero impegnata a programmare!Ho sofferto, ho masticato terra e sangue, ho conosciuto il lato duro, spietato e meschino della sofferenza. Quella faccia della vita dal sorriso beffardo, quasi un ghigno malefico.
Ed ho compreso che, spesso le favole sono menzogne e che la realtà può ferirti e lasciarti a terra inerme.Che esiste l'insoddisfazione, la frustrazione, la paura.
Che ci sono lati bui dell'anima difficili da sondare e che, a poco contano i programmi quando sopraggiunge l'inatteso, l'errore, quello che neanche la statistica riesce a ponderare. Che il medico infallibile é un'idiozia degna di candy-candy e la verità è che spesso dev'essere un bravo decisionista: scegliere qual è la terapia che fa meno male, qual é la via che implica meno sofferenza, cosa consente di preservare la dignità del paziente. Che non si muore come sui libri di medicina. Che puoi studiare ogni singola nota, centinaia di casi clinici ma rimarrai ugualmente un fesso quando la natura farà il suo corso.

Sono certo più cinica, ma non con meno voglia di guardare al bello, di puntare al centro.Dritto al cuore dei miei sogni.Ricerco continuamente quell'armonia perfetta che mi fa sentire così meravigliosamente parte di un tutto. Sorrido ancora nelle giornate in cui la luce inonda la stanza e riflette sui libri che serbano l'essenza del futuro, ho ancora il mio modo speciale di far divertire le persone che amo.
Mi commuovo come mai è successo prima, ma soprattutto gioisco per ogni secondo, ogni attimo rubato ai cattivi pensieri. a volte mi sento così bambina, a tratti, invece, é palpabile la mia crescita.Mi perdo ancora ma, da sola e con forza, é sempre più facile ritrovarmi. E nel mentre vivo.Come non ho fatto mai così in fondo.

domenica, maggio 17, 2009

Un pò per caso, un pò per destino

Non ho mai creduto nel destino, negli incontri voluti dal fato. Né nell' esternazione di sentimenti profondi su un blog, su una finestra spalancata anche agli sconosciuti.
Ma arriva sempre un momento in cui ci si ricrede. E oggi non mi importa di lasciare in balia dei miei lettori quello che avverto dentro, né di apparire un'ingenua adolescente e credere che il destino non é poi un concetto tanto folle.

Mi sono sempre sentita troppo indipendente, libera, insofferente, forse anche un pò immatura per una storia lunga. almeno non allora. Non in un momento in cui nella mia mente e nel mio cuore aveva spazio solo la piena realizzazione di me stessa.
E guardavo gli sguardi innamorati e mi chiedevo se a me sarebbe mai successo.
In fondo, cavolo, sono una che si innamora di tutto. Della risata dei bambini, della vita nelle giornate senza pensieri, delle materie che studio, della cultura. Ma proprio non capivo cosa ti spingesse a credere che una persona fosse quella giusta per te. -E se poi al mondo, c'é qualcuno migliore per me?-Infantile, da egocentrici presuntuosi. Ne sono consapevole.
Credevo l'amore rispondesse agli stessi criteri di perfezione che pretendevo da me stessa. E, in entrambi i casi, era una ricerca persa in partenza.

E poi la rete, o l'assurdo destino mi ha portato a scoprire quei due occhi scuri che mi hanno cambiato la vita.
E, a poco a poco, mi sono lasciata affascinare dai suoi mille interessi, dalla passione con cui affronta la vita,dal suo coraggio, il suo atteggiamento stoico, il suo modo intenso di vivere le emozioni. a nulla é valso porre barriere o tenermi a distanza.
E ora sono già trascorsi 243 giorni da quel momento in cui ho deciso di essere più forte della mia paura di amare, di essere fragile, di uscirne ferita. E non c'é stato un singolo giorno in cui non ho imparato qualcosa o ricevuto un enorme dono. Da una persona che mi ama senza riserve, che ama anche i miei lati bui e si ostina a portarvi un pò di luce. Che mi ha coccolato nei momenti più difficili e adora la mia idiozia, che si emoziona per i miei progressi ed é pazzo, imprevedibile, sorprendente, ironico.

Che strano. E' passato solo un anno e i miei parametri sono un bel pò stravolti.
Prima sembrava che correre in due non mi appartenesse. Ora sognare insieme mi sembra davvero naturale ed immediato quanto respirare.

sabato, aprile 25, 2009

La mia primavera

Più di un mese fa scrissi di un buco nero.
Quello che, quando ti travolge, sa cancellarti dalla memoria com'era vivere al suo interno.
Più di un mese fa. E tante cose sono cambiate. Ho delle viti e dei bulloni nella schiena e dei fili di ferro nel piede. E, come nella più antica lezione della storia dell'umanità, ho scoperto che, quando la tua integrità fisica é messa a repentaglio, tutto quello che avevi prima ti sembrava il paradiso.Anche quel buco nero, anche quello che credevi vuoto. Ed invece era un mondo. Il tuo mondo.
Ma, come nelle migliori favole a lieto fine, il mio mondo non mi ha abbandonato un istante. Era lì quando, nelle prime, convulse ore in pronto soccorso, muovevo ostinatamente le gambe per assicurarmi che il midollo fosse salvo.
Era lì appena uscita dalla sala operatoria.
Era lì il giorno seguente e quelli dopo ancora.
Ed é un mondo fatto di sorrisi rassicuranti della mia famiglia, dell'amore di Riccardo, degli abbracci e delle battute delle mie straordinarie amiche, dell'affetto di chiunque sia stato lì con me.Anche solo per un attimo.
Ed ho avuto tanto, troppo tempo per pensare. Osservare la vita dall'esterno e avvertire la voglia, quasi spasmodica, di tuffarmici dentro. Di superare i limiti della vita finora conosciuta, di gettarmi a capofitto in nuove imprese, di fare del bene, con i miei limiti e le mie imperfezioni. E di non rimandare più un abbraccio, un momento speciale, una serata rilassante in nome di un senso disperato e malsano del dovere.
E' che ho una voglia nuova, rinnovata di viverla questa vita. Questa vita da adulti. Fatta di problemi, di frustazioni, di dubbi, di scelte difficili, di momenti di sconforto, di responsabilità. Ma anche di corse in motorino sotto la pioggia, di risate fino alle lacrime, di attimi in cui la felicità ti travolge e puoi solo restare inerme, di serenità inattese, di successi meritati.
E vivere é stato disperatamente bello anche da un letto in corsia. Quando il tuo organismo ti veniva incontro concedendoti un progresso in più, quando una carezza mi accompagnava nel sonno, quando osservavo gli uccelli volare e pensavo a quanto bello sarà quando spiccherò il mio di volo.
Quando tiravo su il lenzuolo, perché commuovermi era bello ma anche intimo.Ed era un momento solo mio.
Ed ora sono qui. Con le ossa rotte (e non é un eufemismo!) ma serena.
Pronta a vivere la mia primavera.

martedì, marzo 17, 2009

Quando entri in un buco nero

Cari lettori,
non sarete di certo abituati a toni pessimistici. Io sono la ragazza che si emoziona con il primo raggio di sole in faccia, a cui batte il cuore forte per un paio di occhi scuri, che adora studiare, imparare, conoscere. E che, finora, non ha mai conosciuto buchi neri.
Quelli in cui,quando entri, ti dimentichi di tutto. Ti dimentichi di come era mangiare, dormire, studiare, correre, uscire al di fuori di quel buco nero. Ti dimentichi la sensazione di assurda felicità improvvisa, di testa sgombra da qualsiasi pensiero. Ti dimentichi di come era addormentarsi con l'ansia di vivere un giorno nuovo.
Ora di nero intorno a me ne vedo parecchio. E quando il buio ti attanaglia é difficile scorgere tutti i bagliori di luce che ti circondano, tutte le mani tese verso di te. Che sono tantissime.
E ti chiedi ossessivamente se riuscirai un giorno a riemergere dal tuo buco nero.
Non é un post di resa, di sconfitta. E' l'ammissione che sono umana. E fragile. E che ho voglia di piangere ma anche di provare a reinventare la mia vita.

venerdì, marzo 06, 2009

Il ritorno

Era così tanto che non scrivevo che ho avuto seri problemi ad entrare nel blog. Accidenti a fb, occupa tutte le mie pause, mi consente di farmi i fatti altrui ma ha sancito la morte della mia verve creativa. Ora basta però. Le prossime settimane saranno decisive. Se non altro saprò se il prossimo anno lo passerò al'ombra dell'inceneritore di Careggi o sotto il sole caldo andaluso, o dove altro questo strambo programma Susani Rosselli-gestito, vorrà portarmi.
O forse, come dice la Valanzano, i prossimi mesi sono quelli che ti mettono il "marchio di fabbrica" da dottore. Il mestiere più bello del mondo. Ed é ovvio che ne sono ancora più convinta ora che entro nel vero mondo medico. Ora che comincio ad entrare nel sapere specialistico, anche se si tratta di dermatologia che mi annoia come poche altre cose.Ora che molte più paure di quando sono entrata, ora che gestire la vita umana mi sembra un'impresa immane, ora che ho molti più punti interrogativi che certezze. E comincio a pensare al domani e metto in conto anche specializzazioni che non avevo mai considerato. E penso quanto sarebbe bello fare l'oncologa, far nascere bambini, provare l'emozione di usare un bisturi. Ora che mi sento una foglia su un albero d'autunno, ora che pensieri assurdi affollano la mia mente, ora che sono stanca, ma di una stanchezza che sembra durare da anni, ora mi sento viva. E ho la sensazione di essere davanti ad una svolta.