martedì, novembre 23, 2010

C'é troppa vita dentro.

In questi giorni ho pensato tanto a questo blog.
Se cancellare tutto e ricominciarne uno nuovo. Perché, a volte, mi sento proprio anni luce distante da quello che scrivevo qui, dalla persona che ha iniziato questo viaggio nel blog, quando ancora distrazioni come fb o groupon non esistevano.
Poi sono rinsavita. C'é troppa vita dentro. C'é quella ragazza che viveva in una biomedica e aspettava con ansia un pc libero per dare vita a tutto quello che sentiva ,c'é quella ragazza che cominciava a costruirsi un mondo qui, fatto di speranze, abitudini, persone. Alcune rimaste speciali ed insostituibili. Ci sono le crisi quando un esame non dava l'esito sperato. E allora tutte le sicurezze erano minate.
Ci sono sorrisi, delusioni, soddisfazioni, paure, momenti di ilarità. E c'é anche il mio buco nero.
Quello che, con un tocco di superficialità, si vorrebbe poter cancellare. E invece resta lì. Deve restare lì. A ricordare quanto difficile é la scalata verso la luce.Quanto, ahimé, semplice potrebbe essere la discesa.
Ed io sono la risultante di tutto questo. Degli eccessi di passionalità e di quelli di scoramento.
Non potrei bloccare questo divenire, perché da qui vengo.
E mi affaccio così alla vita.Con una nuova consapevolezza ed una maturità che, giorno dopo giorno, mi sento sulla pelle. Con la paura di sbagliare e la voglia di non dargliela troppo vinta a questo stupido tirarsi indietro.

E presto arriverà Parigi.
Ricordo ancora quando, a 14 anni, dissi a mamma che un giorno avrei voluto vivere lì, rapita da quell'atmosfera così spudoratamente sognante.
Me la sentivo addosso, non so come spiegarlo. Ci sono ritornata e quella sensazione era ancora lì.
Più forte dell'antipatia dei parigini, della pioggia costante, della lingua spesso incomprensibile, della loro burocrazia meticolosa.
E ho deciso di fare il passo. Un passo, chissà, più grande di me. Ma non della mia capacità di gettarmi anche in questa esperienza. Temo la lingua, le difficoltà in ospedale, la solitudine, il dover affrontare tutto questo da sola, senza avere dei definiti punti di riferimento.
Ma, d'altra parte, c'é la voglia di scoprire, di mettersi alla prova, di conoscere culture diverse e, a poco a poco, arrivare a sentirmi a casa.Anche sotto il cielo di quella lontana città.

giovedì, agosto 26, 2010

il ritorno!

Sarà di sicuro colpa del fb distrattore, ma era proprio tanto che non mi siedevo davanti a questa pagina immacolata.
Sarà che scrivere é guardarsi dentro. E guardarsi dentro, talvolta, fa paura.
Più facile farsi trasportare dal turbine degli eventi, delle scadenze, degli impegni.
Ma non avrei potuto affrontare queste due settimane di un nuovo tour de force senza guardare, senza guardarmi dentro. Senza spulciare in questo enorme bagaglio di emozioni che l'estate mi ha regalato. Un mese di relax, dopo un periodo piuttosto stancante.
Quest'anno ho lottato parecchio. E me ne accorgo solo ora.
Io che trovo più facile pensare a quello che avrei potuto fare in più, piuttosto che meditare sulle azioni compiute. Ho ricercato la felicità ed ho cominciato a pensare a me stessa, cosa che finora mi era sempre apparsa un'eresia. Ho cominciato a non rifuggire la paura, l'ho lasciata arrivare in superficie, vedere sino a che punto poteva fare male. Ed ho ammesso a me stessa che ho una paura bestiale di essere un medico, di fallire, di non sapere evitare la morte. Ma questa paura rende il mio sogno molto più reale, molto più concreto. Mi mette faccia a faccia con la mia imperfezione, il mio essere umana e, in quanto tale, non infallibile.
Ho ammesso a me stessa che la vita fa paura. Fa paura tutto quello che ancora mi dovrà capitare e quello che non conosco. Ed ho ammesso di essere spesso fragile, impaurita, di avere bisogno di amore.
Non é stato un percorso facile e non sono ancora arrivata al traguardo. E forse non ci arriverò mai. Chissà che forse non sia proprio questo il senso della vita!
E se rileggo i miei post di anni fa non posso che sorridere. Di tenerezza. Per quella ragazzina ingenua per la quale tutto era una lotta, il mondo era meraviglioso e tutto assolutamente risolvibile. Ma é comunque un conforto sapere che quella ragazzina c'è ancora.
Certo deve fare i conti con il mio lato più maturo, ma é sempre dietro l'angolo pronta a divertirsi, ad avere un'occasione in più per sorridere e prendere la vita con un pizzico di leggerezza.
Proprio come é accaduto quest'estate. In cui ho riassaporato la libertà...nel tardo pomeriggio in spiaggia a chiacchierare, nelle giornate trascorse fra risate,letture piacevoli e lunghe nuotate.
Ora però arriva la vera sfida. Mantenere tutto questo sole nelle grigie giornate autunnali, nelle dure sessioni di esame, nei momenti critici. Nella vita vera. Quella che non fa sconti e che talvolta sa essere beffarda...ma mai abbastanza se la si fronteggia a muso duro!!

domenica, febbraio 07, 2010

Sto bene

Sto bene. Me ne accorgo quando sento il vento che mi sfiora la pelle e vorrei non smettesse mai.
Sto bene quando mi addormento. E penso che vorrei che la notte durasse quanto un battito di ciglia, in modo che sia già domani. Già, il domani. Pieno di punti interrogativi e del sapore amaro del dubbio. Ma anche di sogni da realizzare, di progetti, di angoli del mondo da scoprire, di nuovi abbracci in cui potersi cullare.
Sto bene anche se finirò l'università con un altro anno di ritardo e non potrò iniziare presto il tirocinio.E l'orgoglio, la frustrazione, no. Non c'entrano più niente. Perché questo percorso é solo mio. Pieno di buche che mi hanno fatto vacillare, ma anche di momenti luminosi e di autentiche soddisfazioni.E sto bene perché mi sto riconciliando con me stessa, dopo anni spesi a cercarmi.
Perché mi ascolto. E so dove voglio arrivare.
Sto bene perché, nelle giornate di pioggia, se posso permettermelo, mi fiondo sotto il piumone a leggere un buon libro o comincio a fare nuovi esperimenti culinari. Sto bene perché ho scoperto lati di me che possono interessarsi anche a qualcosa che non contenga la parola medicina e non posso proprio più ignorarli.
Sto bene e, quando i mari erano in tempesta, mi sembrava proprio una condizione irrecuperabile.