giovedì, febbraio 14, 2008

Il post più atteso


Era da tanto che aspettavo di scrivere questo post.Non uno dei miei classici post dopo un esame,quello scritto nell'attimo in cui ci si sente liberi, sereni, felici. Orgogliosi del proprio operato e delle tante ore di sonno che finalmente verranno recuperate. Non il post che descrive la scarica di adrenalina dell'essere un passo più vicini alla laurea, che esprima la soddisfazione di uscire da un'aula con un altro tassello sul tuo libricino blu.

Questo é un ritorno a casa. E, proprio come ogni ritorno che si rispetti, ha il sapore della pienezza, della tranquillità, della quiete dopo la tempesta.

Appare esagerato, ne sono consapevole. Dopo anatomia mi ero ripromessa di non vivere più un esame come unico obiettivo di vita, di non annullare luci, colori, visi in nome di pagine e pagine da macinare. Eppure non ci sono riuscita. E l'estate scorsa io che avrei sempre giurato di combattere e non arrendermi mai, neanche davanti alle prove più dure, ho cominciato a subire il fascino della resa. E della scelta delle vie più facili. Ecco la genesi del mio scontro brutale con quest'esame. Ogni volta mi sembrava troppo. Troppo per la mia stanchezza, per la mancanza di investire energie in questo progetto, troppo per quel fisico che ha iniziato a non sorreggermi come avrei voluto. Credevo di essere serena, di avere in tasca il segreto per rialzarmi un bel giorno e lanciare tutto il grigiore dalla finestra. E, invece, il grigiore si prenderva spazi e colori. E fagocitava risate, ironia e tutta tutta l'autostima, la fiducia, i miei sogni. Ecco che poco a poco quell'esame, magari più piccolo di altri che ho fatto e che farò, é diventato l'emblema del mio blocco psicologico. Ed é diventato più grande di me.E se una montagna, anche piccola, non ti prepari a scavalcarla con grinta,entusiasmo e infinita fiducia in te, ecco che si trasforma in un invalicabile macigno. E io ho lasciato che ciò accadesse. Io che non ostento ma che ho sempre difeso un pò di sana presunzione. Io che dubbi sul mio operato non ne ho mai avuti, ho cominiciato a fare spazio a troppi punti interrogativi.

Ho aspettato tanto per scrivere questo post. E ora che tutto é finito, mi sembra di scrivere una storia accaduta cent'anni fa. Chi mi conosce sa che un esame riuscito al meglio non cambia me e la mia vita. Ma, chi mi é davvero stato vicino, sa quanto quest'esame era diventato il fulcro dei problemi venuti giù tutti insieme. E non é un semplice essere fuori dall'aula. E' aver riacquistato fiducia e speranza. E voglia di imparare, di non lasciare che mai, mai più, un esame ,così come un periodo nero siano più forti di me.


Ormai é troppo, troppo vivo in me il ricordo di queste sabbie mobili, per lasciare che possa ritornarci ancora...ho troppa voglia di vivere, di cadere ancora e vedere, con soddisfazione crescente, quanto facile sarà poi rialzarsi. Di mettermi in discussione, di sbagliare piuttosto che avere il terrore di deludere, di prendere cantonate e darmi della cretina, di fare errori di valutazione e fermarmi a riflettere, di essere puramente imperfetta ma serena di tutti i miei limiti. E di fare tutte quelle cose ebeti che mi piacciono tanto, di ritornare a fare le mie battute idiote, di saltellare allegra per casa anche se non ce n'é motivo, di fare alba ed essere felice di vedere un nuovo giorno nascere, di avere la curiosità di entrare in ogni persona e nel suo mondo. E di esserci, esserci sempre. In me, nelle persone che mi amano, in ogni singolo istante che verrà. Ecco quello che voglio.