sabato, ottobre 20, 2007

George Gray e i risvegli brutali...

Risveglio un pò brutale con un violento mal di testa. Avete presente quel tipico mal di testa da risveglio alle quattro del pomeriggio, di chi conduce una vita da rockstar e ha fatto baldoria fino alle sette del mattino?Ecco, proprio quello. Peccato che io una vita da rockstar non la faccio e che mi sono svegliata abbastanza presto, con un unico martellante pensiero. Cavolo, devo studiare. Siamo a pochi giorni dall'esame e, come al solito le cose ancora da fare, sono sempre di più di quelle già fatte. Questa é ormai una sorta di "legge di Murphy della mia vita".

Ieri sera é stata comunque una piacevole serata. C'erano gli amici vecchi e nuovi di Licia, un miscuglio di persone provenienti da parti d'Italia (o del mondo!!!) diverse, tanto che, ad un certo punto, ognuno faceva battute nel proprio dialetto e non si capiva più nulla.
Poi queste situazioni mi piacciono un casino.Quelle in cui le persone che ho davanti ancora non mi conoscono e quindi ancora ridono alle mie battute idiote!
Comunque, la mia serata é finita presto. Loro sono andati in un posto, uno di quelli che piacciono a Licia, dove c'é gente dall'aria incazzata e capelloni lunghi lunghi, e io sono rimasta a casa, con la speranza di riuscire a svegliarmi presto.

Ma non era questo il motivo per il quale volevo scrivere.Qualche sera fa, nell'appuntamento quotidiano della mia soap preferita (!!!), c'é stata una cittazione letteraria, abbastanza erudita (se consideriamo il livello della soap!). Tralasciando l'essere meschino che ha osato utilizzare questa poesia, Licia ha iniziato a saltellare per tutta la cucina, dicendo: "La conosco, la conosco!" e, allavelocità della luce, é corsa a prendere l'Antologia di Spoon River. Beh, sebbene l'avessi sfogliata un bel pò di volte, questa non l'avevo mai letta. Appena l'ho fatto, é stato amore a prima vista.

"Ho osservato tante volteil marmo che mi hanno scolpito-
una nave alla fonda con la vela ammainata.
In realtà non rappresenta il mio approdo ma la mia vita.
Perché l'amore mi fu offerto ma fuggii le sue lusinghe;
il dolore bussò alla mia porta ma ebbi paura;
l'ambizione mi chiamò, ma paventai i rischi.
Eppure bramavo sempre di dare un senso alla vita.
Ora so che bisogna alzare le vele e farsi portare dai venti della sorte dovunque spingano la nave.
Dare un senso alla vita può sfociare in follia ma una vita senza senso
è la tortura dell'inquietudine e del vago desiderio:
è una nave che desidera il mare ardentemente ma ha paura.

E diciamo anche che sono i versi che leggo più frequentemente in questi giorni. Forse alla ricerca di una continua spinta propulsiva, forse come monito per non attraccare di nuovo, per non gettare l'ancora una volta in più...non so. So che, però, il lavoro da fare su me stessa é ancora lungo. E le strade da percorrere per riuscire a farsi portare dai "venti della sorte" sono ancora molto impervie. Perché, anche se cerco di combattere la paura o non mi stanchi mai di spronare chi da questa si fa paralizzare, certe volte mi scopro ancora esitante.
E ancora una volta mi ritrovo a pensare. E a chiedermi come sarebbero andate le cose se avessi preso un treno quando era il momento di farlo, non avendo paura delle conseguenze.
Se avessi lottato, davvero.

3 commenti:

Laura ha detto...

Non è mai troppo tardi, davvero.

Anonimo ha detto...

I venti della sorte mi hanno riportata nella Dolce Valle dell'Obio..e intorno a me respiro quiete, ascolto silenzi, osservo l'immobilità di esistenze sempre uguali..Sarebbe facile lasciarsi cullare da tutto questo torpore,ma di vite a metà ne ho vissute già troppe.E se oggi non cerco più porti sicuri nè temo il mare in tempesta,lo devo soprattutto a te.
Ah,quasi dimenticavo..hai perso il tuo treno solo perchè quel giorno eri con me,ad augurarmi buon viaggio mentre salpavo sulla MIA nave.
Ti voglio bene, davvero!L.

Stefania ha detto...

Adoro quell'Antologia!