Ripenso con tenerezza agli occhi commossi di mia mamma a pranzo.
E non é perché mia mamma si commuove sempre. No, non é per quello.
E' per quel guizzo luminoso che le si accende negli occhi quando parla di storia e per le sue parole emozionate -finalmente la latente guerra civile americana si sta concludendo-
E, mentre continuava, ricordando le dolorose tappe dell'integrazione delle minoranze degli States, ormai non la seguivo già più.
Perché la mia mente era già altrove.
Era già ad un lontano domani-quando ripenserò a questa giornata con i brividi, ricordando quanto percepibile era la sensazione che un pezzo di storia si stava scrivendo-.
Ed era già immersa nella luce accecante del potere dei sogni.
Quel potere che, in giorni come questi, lo percepisci, lo senti reale, arrivi quasi a toccarlo. E, per una volta, per un attimo, non ti senti ancora maledettamente infantile a credere nella capacità di volare, in un mondo che inneggia alla furbizia e al pragmatismo.
Ed é per questo che Obama ha riscosso infinito successo nei giovani, un pò in ogni dove. Chi non ha visto in lui l'ascesa di un politico onesto, animato da ideali e progetti ammirevoli? Chi non ha visto nella sua vittoria la materializzazione del sogno americano? Chi avrebbe giurato che un senatore così giovane e così slegato dalle colonne portanti del potere americano potesse arrivare così in alto e in così breve tempo?
Sembrava una follia. Proprio come folle sembra sognare. Proprio come sembra folle vedere alla Casa Bianca un presidente dei bianchi, dei neri, delle minoranze, della middle class. Un presidente che sia del popolo e che sia l'espressione di un'esigenza di cambiamento. Di un cambiamento di rotta drastico, deciso, motivato da scelte che non hanno messo in crisi solo l'economia ma, forse, soprattutto convizioni puramente conservatrici. E folle sembra soprattutto a molti italiani. Quelli ai quali i sogni appaiono capricci da femminucce. Quelli che credono che, dopo questa vittoria, Al Quaeda sarà ben più contenta e a quelli che stanno martoriando questo nostro sventurato paese.
Ma non é di questo che voglio parlare. Oggi non c'é spazio per la tristezza. Oggi che "l'audacia della speranza" ha vinto, oggi mi sento vincitrice. E continuerò a combattere,nelle mie piccole, microscopiche battaglie quotidiane. Perché si. Yes we can.
2 commenti:
Spero tanto sia così... Non so se Obama possa cambiare il mondo nè se sappia cambiare gli States! La storia non si costruisce solo con la conquista- seppure insperata e meritata del potere- ma con il mantenimento pacifico e democratico del potere.. Che è una cosa diversa! E per potere non intendo forza, prevaricazioni, forzature o quant'altro.. La società americana si è dimostrata molto più impavida e matura di quanto pensassi, sicuramente un Paese più civile del nostro. Ma basterà a rialzare le sorti di una delle superpotenze del mondo? O aiuterà soltanto a riappropriarsi di un senso di fiducia e della capacità- per quanto inebriante ma non sempre necessaria- di sognare? Il tempo dirà se Obama passerà alla storia per essere diventato uno statista esempio di impegno civile, di servizio politico, di ristrutturazione socio-culturale o semplicemente il 44esimo Presidente degli Usa da inscrivere negli archivi ed il primo nero a sedere sulla poltrona più ambita del mondo.. Resta il fatto che è l'unico esempio di democraticità del mondo, lontano anni luce da Veltroni e dai suoi compagni di slogan! Yes, we dream, Nuario.
i tuoi post mi commuovono sempre..Mi unisco insieme a te nel grido "Yes We can!". Un abbraccio forte Laretta
Posta un commento