Questo post é una promessa (non ricordo neanche più per cosa!!!!) che avevo fatto a Riccardo.
Tornare a scrivere o tingermi i capelli di rosso.
Molto meno faticoso e rischioso mettersi davanti la tastiera. Anche se le parole non sgorgano più a fiumi come d'abitudine, anche se non so più neanche se c'é qualcuno che legge ancora quello che scrivo.
Forse la verità é che sono sempre meno abituata all'introspezione. Corro, riempio le mie giornate, faccio programmi a lunga scadenza. Ma troppo raramente mi fermo a pensare cosa voglio davvero, chi sto diventando.
Il punto é che sono davanti ad un anno cruciale.Quello delle grandi scelte, dei mille esami da superare, dello studio con responsabilità. Perché fra poco si diventerà medici e non ci si potrà più nascondere dietro la domanda sfigata all'esame, dietro le mille lacune che ci portiamo dietro.
Ce l'hanno fatta tutti, mi ripeto. Ce la farò anche io, non ho alcun dubbio al riguardo.
Ma quello che mi domando é come voglio farcela. Se a braccetto con la mia migliore amica "ansia" o sfruttando le possibilità di conoscenza e di crescita che questo ultimo anno può darmi.
In fondo questo agognato, terribile sesto anno non é che uno dei tanti limbi ai quali ci costringe la condizione umana. Quasi non più studente, ma neanche dottore.
Non più ragazzo spensierato ma non ancora professionista.
E come tutti i limbi che si rispettino é ben arredato di sgomento, dubbi, angosce e perplessità. Nonché, d'altra parte, dell'ebbrezza di essere ad un passettino dal sogno. Avercela quasi fatta. Cominciare ad assaporare il gusto, per ora un pò lontano, di una vittoria che avrà il sapore dell'autentica pienezza.
Bisogna solo aver coraggio. Per immergersi nel limbo ed arrivarne ad ottobre prossimo vittoriosi. Forse un pò stanchi, certo, ma ormai oltre il confine.
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