Non c'é storia che si ripeta, attimi di vita che non giochino, maledettamente e ostinatamente, a fare capolino dietro i solidi pilastri del presente...é un eterno déjà vu che torna a ripetersi, é un'antica nenia che, mai come ora, risulta più attuale. E' la storia di un uomo, semplicemente di un uomo. Uno come tanti. Con il sorriso amaro di chi non accetta i compromessi dell'oggi, con la superba pretesa di controllare il tempo che fugge e la barba sempre troppo lunga.
Un uomo con le sue passioni, i suoi punti fermi, le sue contraddizioni, il suo essere fedele anche a quelle, la sua coerenza che sfocia spesso nella testardaggine. Ha in sè l'anima della lotta, la grinta del guerriero e la smisurata paura che fa di ogni uomo un vincente. Di ogni adulto, un bambino ancora per un pò. Porta nel cuore il calore degli ideali, la luce fredda e calcolatrice della ragione e quella irrazionalità tipica della libertà delle passioni, di quelle illusioni che, pur essendo spesso aria fritta, saranno pur sempre certezze. E' l'illusione che ogni alba possa trascinarsi con sè un giorno nuovo, che dell'incoerenza, dei calcoli gretti e meschini e della logica dell'utilitarismo abbia solo un vago ricordo.E' l'illusione che la libertà, il diritto alla felicità possano essere prerogativa di tutti. E che la giustizia possa essere ancora figlia del nostro tempo.
Ma purtroppo un uomo, uno come tanti, assieme ai duri colpi di ogni giorno, deve ingurgitare anche l'impossibilità che tutto ciò possa accadere.
E arriva un colpo sordo, duro e lancinante, a colpirlo nei meandri più reconditi dell'anima. Soprattutto se si è bersaglio, in prima linea, della vacuità della giustizia attuale, delle sentenze barzelletta e dei cavilli giuridici infondati, che non fanno altro che denigrare Signora Lealtà.
Un uomo. Un amministratore come tanti. Unico errore commesso:non essersi costituito parte civile in un processo che vedeva il suo Comune, sua principale ragione di vita, la "parte lesa".
Milioni di carte, fiumi di parole fino ad accorgersi che l'errore non sussisteva, che non vi era reato, uomo colpevole o danno esistente. Ma purtroppo i termini per la revocazione della pena pecuniaria erano scaduti.Ormai quel che é fatto, é fatto. Lasciamo tutto così, tanto chi se ne frega se un uomo paga, ingiustamente e di tasca propria, le conseguenze di un errore burocratico? Chi se ne frega se una sentenza assurda e approssimata ha reso un uomo, semplicemente un uomo, una vittima delle contraddizioni meschine del presente?
Ma non c'é storia che non ritorni, vita che non torni ad essere vissuta...
Quanto ancora delle figlie umiliate e accecate dall'ira dovranno ancora raccontare, ostinatamente, le peregrinazione dei propri padri attraverso tribunali, avvocati e la speranza, mai tangibile, di una parvenza di legalità?
E' questa la voce di una ventenne sconcertata dall'andazzo del mondo, dai destini avversi a cui vanno incontro dei valori sacri, intangibili, inalienabili. Si consuma e si distrugge tutto alla velocità con la quale viene addentato un Big Mac. Poco importa se si tratta di hamburger o di ideali. Ci si trascina nel maledetto sforzo di riempire le giornate di inutilità, dimenticando di tenere sempre a mente solo e soltanto le strada maestra...
Ma se questa e altre mille e mille voci, chi più chi meno vittime di ingiustizia, continueranno a urlare che pace, libertà, giustizia, DEVONO sopravvivere, allora non tutto é perduto.
Allora si potrà ancora sperare che quell'uomo, così come lo sguardo triste di un rgazzo solitario o il sorriso pacato di un anziano, possano avere la loro dignità. Semplicemente di uomo.Fernanda
Dedico questo post a chi, in maniera impeccabile, mi ha insegnato che l'unico imperativo categorico é non arrendersi mai. La speranza é sempre l'unica via di uscita.
Una giovane idealista con tante illusioni ed una segreta, utopistica speranza...cercare, in piccolo e,per quanto possibile, di rendere questo posto il migliore dei mondi possibili!
venerdì, gennaio 27, 2006
mercoledì, gennaio 25, 2006
Pensieri confusi con sottofondo "biochimica"
Oggi é stata una giornata strana...classico giorno in cui le ansie, le puare e il terrore di deludere ti affollano la mente. Sarà colpa dell'imminente esame di biochimica che mi toglie la forza di volare lontano con la mente, sarà la paura assurda di rimanere indietro ma davvero oggi non mi sembrava di vedere via d'uscita. Sono questi i momenti in cui vorrei la mia famiglia qui con me, a ricordarmi quanto valgo, quanto un mio sorriso sia importante per illuminare le loro giornate, quanto i miei sogni siano un pò il motore dell'universo. Quanto vorrei vivere con leggerezza, abbandonarmi al piacevole fluire delle piccole emozioni, delle piccole gioie quotidiane ma un MALEDETTO orologio interno non smette di ticchettare, di ricordarmi che ogni secondo é sempre troppo poco, che se voglio riuscire nell'impresa epica di passare biochimica devo dare il massimo in questo mese. E sarà proprio per questo che non abbasserò il capo o mi arrenderò alla lotta...voglio lottare come per passare l'astruso test di medicina, lottare come per istologia,come per ogni piccola, grande battaglia che mi attende ogni giorno. Non voglio pensare neanche solo per un singolo istante che non ce la farò...lo devo a chi crede in me, a chi, da lontano, con tanto amore e fiducia, mi scalda il cuore e dona un senso alla mia esistenza. Lo devo ai miei inimitabili genitori, a mio fratello che mi ritiene già un medico, a Linda che crede in me come neanch'io faccio, a Licia che mi ha insegnato il segreto della forza, alle mie amiche qui a Firenze che darebbero tutto pur di vedermi felice, ai miei amici di giù che non smettono di tifare per me. E poi lo devo a me stessa. Alla mia forza di volontà e al mio coraggio. Che questa volta non mi abbandonerà.Fernanda
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