venerdì, gennaio 27, 2006

Semplicemente un uomo

Non c'é storia che si ripeta, attimi di vita che non giochino, maledettamente e ostinatamente, a fare capolino dietro i solidi pilastri del presente...é un eterno déjà vu che torna a ripetersi, é un'antica nenia che, mai come ora, risulta più attuale. E' la storia di un uomo, semplicemente di un uomo. Uno come tanti. Con il sorriso amaro di chi non accetta i compromessi dell'oggi, con la superba pretesa di controllare il tempo che fugge e la barba sempre troppo lunga.
Un uomo con le sue passioni, i suoi punti fermi, le sue contraddizioni, il suo essere fedele anche a quelle, la sua coerenza che sfocia spesso nella testardaggine. Ha in sè l'anima della lotta, la grinta del guerriero e la smisurata paura che fa di ogni uomo un vincente. Di ogni adulto, un bambino ancora per un pò. Porta nel cuore il calore degli ideali, la luce fredda e calcolatrice della ragione e quella irrazionalità tipica della libertà delle passioni, di quelle illusioni che, pur essendo spesso aria fritta, saranno pur sempre certezze. E' l'illusione che ogni alba possa trascinarsi con sè un giorno nuovo, che dell'incoerenza, dei calcoli gretti e meschini e della logica dell'utilitarismo abbia solo un vago ricordo.E' l'illusione che la libertà, il diritto alla felicità possano essere prerogativa di tutti. E che la giustizia possa essere ancora figlia del nostro tempo.

Ma purtroppo un uomo, uno come tanti, assieme ai duri colpi di ogni giorno, deve ingurgitare anche l'impossibilità che tutto ciò possa accadere.
E arriva un colpo sordo, duro e lancinante, a colpirlo nei meandri più reconditi dell'anima. Soprattutto se si è bersaglio, in prima linea, della vacuità della giustizia attuale, delle sentenze barzelletta e dei cavilli giuridici infondati, che non fanno altro che denigrare Signora Lealtà.
Un uomo. Un amministratore come tanti. Unico errore commesso:non essersi costituito parte civile in un processo che vedeva il suo Comune, sua principale ragione di vita, la "parte lesa".
Milioni di carte, fiumi di parole fino ad accorgersi che l'errore non sussisteva, che non vi era reato, uomo colpevole o danno esistente. Ma purtroppo i termini per la revocazione della pena pecuniaria erano scaduti.Ormai quel che é fatto, é fatto. Lasciamo tutto così, tanto chi se ne frega se un uomo paga, ingiustamente e di tasca propria, le conseguenze di un errore burocratico? Chi se ne frega se una sentenza assurda e approssimata ha reso un uomo, semplicemente un uomo, una vittima delle contraddizioni meschine del presente?
Ma non c'é storia che non ritorni, vita che non torni ad essere vissuta...
Quanto ancora delle figlie umiliate e accecate dall'ira dovranno ancora raccontare, ostinatamente, le peregrinazione dei propri padri attraverso tribunali, avvocati e la speranza, mai tangibile, di una parvenza di legalità?

E' questa la voce di una ventenne sconcertata dall'andazzo del mondo, dai destini avversi a cui vanno incontro dei valori sacri, intangibili, inalienabili. Si consuma e si distrugge tutto alla velocità con la quale viene addentato un Big Mac. Poco importa se si tratta di hamburger o di ideali. Ci si trascina nel maledetto sforzo di riempire le giornate di inutilità, dimenticando di tenere sempre a mente solo e soltanto le strada maestra...
Ma se questa e altre mille e mille voci, chi più chi meno vittime di ingiustizia, continueranno a urlare che pace, libertà, giustizia, DEVONO sopravvivere, allora non tutto é perduto.
Allora si potrà ancora sperare che quell'uomo, così come lo sguardo triste di un rgazzo solitario o il sorriso pacato di un anziano, possano avere la loro dignità. Semplicemente di uomo.Fernanda

Dedico questo post a chi, in maniera impeccabile, mi ha insegnato che l'unico imperativo categorico é non arrendersi mai. La speranza é sempre l'unica via di uscita.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mia cara Nanny, sorellona mia, come sempre riesci a toccare le corde del mio cuore con la poesia delle tue parole, con la precisione " chirurgica" dei tuoi ragionamenti. Quel che è successo a nostro padre ed a noi stessi è figlio delnostro tempo: di una società forte con i deboli, di una giustizia che mortifica quanto di onesto e pulito esista nelle persone perbene. LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI MA NON TUTTI SONO UGUALI PER LA LEGGE. Il nostro compito, il tuo compito é quello di superare queste becere contraddizioni che ci soffocano e ricercare, sempre e comunque, in modo forte e pervicace la verità. L'unica via per affrancarsi dalle ingiustizia è nelle nostre coscienze. Viva i giusti! Un bacio.
Nuario

Laura ha detto...

La cosa che salta agli occhi nel conoscerti è la tua immane volontà di ridurre in frammenti ciò che non è onesto, ciò che è scorretto e che fa soffrire ingiustamente. Non conosco ancora la tua famiglia, ma non vedo l'ora di poterlo fare. Dietro un capolavoro come sei ci sono sicuramente degli artisti mirabili, che ringrazio perchè un'amica come te non è un regalo di tutti i giorni. L'unica legge giusta è quella dell'amore. Hasta la victoria... ti voglio bene.