lunedì, dicembre 04, 2006

Nella gabbia della tigre

Ho appena trovato una frase che, nella torrida estate 2005, avevo lasciato sul librone di istologia
"Chi non entra nella gabbia della tigre,non otterrà mai nulla". In quelle giornate torride e soffocanti, l’esame di istologia mi sembrava la tortura più atroce mai sperimentata. E, invece, a distanza di un anno e mezzo quante cose sono cambiate!Sono cambiata io. E’ cambiato il mondo che mi circonda. Un’infinità di esperienze, consigli, parole, discussioni, liti, mi hanno reso più forte ma anche fragile, serena eppure spesso inquieta. Ma, soprattutto io ,che in quella gabbia della tigre ero abituata a starci, me ne sono tirata fuori. Per paura, per un sentirmi inadeguata che non mi è mai appartenuto, per assurde fobie che ho imparato a costruirmi. Ed è sempre troppo frequente sentirsi perennemente su una giostra dalla quale non si riesce a scendere, intrappolati nei doveri che da soli ci imponiamo, nell’assurdo affaccendarsi quotidiano, nelle paure routinarie. E si perde di vista ciò che davvero importante. Ciò che ci rende sereni, tranquilli. Felici. Ed è la stessa ricerca della felicità ad allontanarci da essa.
Ma, per fortuna, non è mai troppo tardi per aprire gli occhi, per arrivare ad un punto in cui guardarsi dall’esterno, in maniera obiettiva e imparziale, sembra la cosa più naturale al mondo mentre, fino ad un attimo prima, c’eravamo troppo dentro per riuscire a scrutarci. E fa male vedere quanto sia semplice riuscire ad arrivare lontano da ciò che davvero desideri ma, allo stesso tempo, può essere anche catartico…ti senti rinascere. Ti sembra di riuscire a mettere un freno a pensieri e parole che prima viaggiavano a velocità folle.
Ecco credo sia questo quello che mi è successo questo fine settimana. Un insieme di congiunture che, però, mi hanno fatto riflettere e capire quanto tutto in realtà sia effimero. Troppo veloce, quasi inconsistente. E ho capito davvero quanto sia troppo preziosa la vita per sprecarla in inutili paranoie.
Quando ho saputo che mio nonno è stato male ho sentito vacillare un sacco di certezze. Quelle che ti portano a credere le persone che ti circondano invincibili, eterne, sempreverdi. Ma, al contrario di molte altre volte, non è stata la paura a invadermi. Ma una fiducia smisurata in chi mi ha trasmesso un inconfondibile amore per la vita e , perciò, so che si aggrapperà con le unghie pur di lottare. E una voglia infinita di sentire ancora, altre mille e mille volte, i discorsi sulla Russia che conosco a memoria, i racconti di vita e gli incoraggiamenti sul mio futuro. Da parte di chi mi vede come un essere infallibile. Ed è bello vedere come mio nonno, alla sua età, con tutti i suoi malanni, la sua salute barcollante è ancora nella gabbia della tigre. E, forse, c’è sempre stato. Da quando ha passato i freddi inverni in Russia a quando ha dovuto accettare, con la sua inconfondibile saggezza, il meschino passare degli anni.
Ora sono qui. Convinta a ritornarci nella gabbia.A non voler più trovare scorciatoie, a non voler più crearmi falsi alibi per osservare tutto senza mettermi in gioco. Certo, prenderò ancora più batoste, farò molti più errori, prenderò più abbagli. Ma chi se ne frega. Voglio ritornare ad essere quella persona spensierata di un po’ di tempo fa. Che dedica pomeriggi a ciò che la fa stare bene, senza sentirsi in colpa. Che urla senza aver paura di far troppo rumore. Che vive. Punto e basta.

P.S:Ho dimenticato di ringraziare davvero, e col cuore, chi mi apre gli occhi continuamente, chi mi sa ascoltare anche quando il nervosismo s’impadronisce di me. Senza di voi, sarei la persona più miope e sola dell’universo. Grazie di cuore

3 commenti:

Anonimo ha detto...

di niente fe. di niente.

Anonimo ha detto...

Sei sempre fantastica. Un bacio

Anonimo ha detto...

Nella gabbia della tigre ci entriamo un pò tutti,
per uscirne vittoriosi o con i sogni distrutti.
Poco importa entrarci a testa alta o con gli occhi chiusi,
l'importante è aver con noi i desideri più soffussi.
Quelli che ti fan balzare come quando eri bambino,
quelli che ti accarezzano ogni mattino. Nuario