Ricordo bene questo giorno dello scorso anno. Fuori da quell'asl la mia vita, e non sono plateale, é cambiata. Era arrivata la risposta, quella che attendevo da settimane. E la risposta era che quell'ormone anarchico era salito, ma di tanto. E di quegli istanti ricordo tutto. La voce autoritaria di Linda che mi incitava a cambiare medico, la telefonata di Lucia che si preoccupava se ciò mi avrebbe impaurito, la consapevolezza che qualcosa, anche se piccola e impercettibile, mi avrebbe cambiata.
In un attimo mi sono trovata sbalzata dal mio ruolo di studentessa di medicina, affascinata dalla bellezza della semeiotica e dei primi reparti, a quella di paziente che non ci sta capendo molto. E poi il sospetto fondato che il mio piccolo simbionte c'era, ma non aveva avuto modo e tempo di darmi fastidio.
Chi mi conosce sa quanto mi innervosisce il vittimismo. Ma questo blog lo legge solo chi mi vuole davvero bene e tutti quelli che sanno quanto questo ha significato per me. E ringrazio ogni istante la grande fortuna di non avere problemi gravi, ma non posso negare che tutta questa vicenda un pò mi ha segnata. E mi rileggo ora, 5 maggio 2008, con gli occhi un pò lucidi a ripensare a quella che ero. Impaurita, accanita a cercare tutte le informazioni possibili sull'argomento, a leggere i forum di chi stava passando i miei stessi problemi, aggrappandomi a qualsiasi possibile certezza. E poi la paura é passata. Merito di medici bravissimi che si sono presi cura di me, di amiche che non mi hanno fatto mai sentire sola e di tutto un entourage di affetti che mi ha costantemente ripreso per i capelli, quando ero davvero troppo stanca. E ora sono io a sorridere serena e a spiegare, con chiarezza e sicurezza, che questo non é che un piccolo incidente di percorso. Un ostacolo assolutamente insignificante che mi si é piazzato sul cammino. E, per usare la terminologia dei tanti forum che leggo, presto "si scioglierà come neve al sole". E non rimarrà che un ricordo...che un merito, sto cretino di simbionte ce l'ha avuto. Quello di mettermi davanti l'inatteso, ciò che cambia le nostre vite. E se oggi mi commuovo davanti ad uno spiazzante tramonto, vivo ogni istante con intensità smisurata, cerco di non trascurare affetti, non rifuggo gli abbracci e non cerco di rimandare tutto a domani, é proprio perché non abbiamo alcuna certezza. Questo presente, questo attimo fugace ed irripetibile, é tutto ciò che ho. Ho perso troppo tempo a programmare, sognare e proiettarmi in un futuro dai contorni incerti. Ma ora la mia vita non me la perdo più. Cerco di catturarla, di pensare, a fine giornata,a quanto sono ricca. E non mi sembra di aver mai vissuto in maniera più intensa.
2 commenti:
Io leggo sempre il tuo blog.... Perchè a me piace leggerti, "ascoltarti", capirti, parlarti...
L'idea della malattia, grande o piccola che sia, ci rimanda con forza all'idea della morte e questo ci fa riscoprire, se mai ce ne fosse bisogno, quanto amiamo, in realtà, la vita. Con affetto, Nuario.
Dai che sei una roccia!!!!
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