Quale primo maggio?
Quello del concerto al quale non ho potuto partecipare.
Quello del diluvio che ha inondato la città, già resa immobile dall'assenza dei trasporti.
Quella della retorica puramente italiana che dedica questo giorno alla lotta contro il precariato, ai morti sul lavoro, alle battaglie per estirpare il lavoro nero.
Quello dei 4 morti al giorno sul lavoro.
Quello della più grande contraddizione in termini che esista:andare a lavorare per vivere e, invece, morire sul posto di lavoro. Perché, oggi, nel pieno progresso dell'industria e della scienza, esistono ancora nastri trasportatori difettosi e pontili pericolanti. O, forse, perché esistono ancora troppi pochi controlli.E allora, chi se ne frega, se quell'amianto con cui ha lavorato una vita ti condannerà all'essere vittima del cancro.
Quello delle migliaia di persone che, sole e non salvaguardate dallo stato, si affidano al lavoro nero. Agli orari disumani di lavoro, alla poca sicurezza, al non avere mai un fondo pensione.
Quello di chi vive con la perenne angoscia della Cassa integrazione e lo spettro del taglio del personale.
Quello dei proletari e dei padroni. Si, perché, quelli esistono ancora. Solo che si chiamano precari e imprenditori.
Quello di chi ha studiato una vita, ha preso due lauree, ha fatto master e concorsi vari e si ritrova oggi a rompere le scatole alla gente. Con uno stipendio a fine mese appeso alla cornetta di un call center.
Quello delle menti, dei cervelli che dello studio hanno fatto il pane quotidiano e si trovano a dover fuggire all'estero pur di iniziare un progetto di ricerca.
Quello di chi ha lavorato trent'anni e, oggi, non sa se riuscirà ad arrivare al 27 di ogni mese.Tanto misera é la pensione.
Quello di chi prende il rinnovo di un contratto trimestrale come un 13 al totocalcio. Perché, in fondo sa che, fra i precari é quello che ha avuto più culo.
Quello di chi ancora ha tanti anni davanti, tante nozioni da fagocitare e traguardi da superare.
Ma già si chiede se troverà una sua collocazione nella giungla del lavoro.
E poi c'é il primo maggio di quello che é arrivato in Parlamento con i nobili favori dispensati, con tutti i posti di lavoro che ha assegnato e le giuste conoscenze che ha avuto.
E per lui il primo maggio é un giorno come un altro.Tanto sa che con quei 3 o 4 anni di presenze, magari anche scarse (tanto la politica non é che si fa come missione!) potrà cullarsi negli allori ( e negli euro!) tutta la vita.
E poi c'é il primo maggio di quelli che dicono che la situazione attuale deriva dall'aver aperto le frontiere a troppi extracomunitari, che sono loro a rubarci il lavoro, che l'apertura mentale ci ha condannato all'instabilità.E ,allora, buon primo maggio all'ipocrisia, alla mediocrità, all'insanabile malattia italiana...cercare il colpevole altrove per non guardarsi dentro.
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