Un sole caldo, quasi eccessivo per maggio, entra violentemente dalla mia finestra.
Nel parco vicino casa mia c'é un mucchio di fiori di tiglio che svolazzano ovunque. Quasi un'innaturale nevicata primaverile.
E intorno a me é tutto un brulicare di voci, di risate infantili, di saggezza senile.
E io mi sento protetta, sicura, serena. Perché tutto ciò che c'é intorno sembra riflettere il mio nuovo modo di affrontare le cose.
E non mi va più di perdermi in insicurezze. Sento una nuova forza che non so di preciso da dove viene. Ma so che mi sta sostenendo e che soffoca sotto di essa la fatica, la paura, i mille dubbi e timori.
Oggi andrò in reparto. E, come accade da una settimana a questa parte, nel tragitto il solito sole accecante mi prenderà in pieno. Quasi come se, in questo momento, aldilà delle auscultazioni e delle percussioni, un pò di sole in quel posto pieno di sofferenza devo portarlo anch'io.
Magari con un sorriso, magari con quel tocco delicato con cui ancora mi avvicino alle persone.
E ogni giorno mi convinco sempre di più che non c'é un altro posto per me. E che il mio credo non mi abbandonerà mai.
1 commento:
Bravissima! Credo anche io che il tuo posto è quello, futura dottoressa...
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