Tempo di terremoti interiori. Giorni confusi, sfinenti, massacranti. Ho bruciato i neuroni più con i miei dubbi amletici che con effettive ore di studio. E ho cambiato, ancora una volta, programmi, intenzioni, progetti.
E poi mi sono finalmente fermata a pensare. A cosa davvero voglio io. A qual é la strada verso la quale mi porta il cuore, i miei sogni e tutti gli sfiancanti tour de force di quest'anno. Ed ho capito finalmente qual é la soluzione che mi fa stare meglio, che può rendermi felice, serena, appagata. Che può farmi gustare un pò di giornate al mare, una settimana con le mie meravigliose amiche a fare la guida turistica della Basilicata, che può consentirmi di passare un pò di tempo con la mia famiglia, che può farmi vivere un anno fra tutti i reparti che voglio concedermi, corsi di secondo livello e un pò di sport che non mi farebbe male.
E chi mi conosce sa che non é arrendevolezza. Chi davvero mi ha capito sa che ci vuole più coraggio ad accettare un pò di sosta che a vedere tanto vicino il traguardo.
Perché non é ammissibile non scendere a casa per 5 mesi di fila per paura di perdere tempo, perché non é concepibile non avere il tempo per i miei spazi, le mie letture, tutti i miei interessi...non é possibile continuare a mangiarsi le mani per avere programmato gli esami in maniera sbagliata e tanto meno perdere il sorriso. Perché ho una vita meravigliosa. E dovrei imparare ad apprezzarla un pò di più.
E, tranquilli, non ho abbandonato l'arena. Ho solo calibrato il mio orologio interno e lasciato, per una volta, scegliere alla vera Fernanda. Quella che non é solo un libretto o un malloppo di carte sulla scrivania.
Una giovane idealista con tante illusioni ed una segreta, utopistica speranza...cercare, in piccolo e,per quanto possibile, di rendere questo posto il migliore dei mondi possibili!
venerdì, giugno 29, 2007
domenica, giugno 24, 2007
Quanto é difficile
Quanto é difficile. Quando si ama qualcosa così terribilmente da arrivare, a volte, persino a sentirsi oppressi. La mia facoltà. Tutta la mia vita. Quella per la quale sto rinunciando alle giornate al mare, ad una nottata tirata fino al mattino, a una chiacchierata in centro con un'amica, a stare lontana da casa per più di 5 mesi. Quella per la quale tolgo tempo alle mie sorelle, ai miei genitori, ad amici, a chiunque mi fa star bene. Quella per la quale mi agito, lotto, vado contro i miei ritmi naturali, dormo 5 ore a notte e mi becco le conseguenze di un massacrante stress.
Quella che, però, mi rende felice, dà un senso alle mie giornate, mi fa sentire ambiziosa e combattiva, tenace e determinata.
E' per questa che la vivo così. E solo le persone che davvero mi conoscono capiscono perché la sto prendendo così. Ma quanto é difficile, più si va avanti, trovare un equilibrio tra quello che vorrei davvero fare e i ritmi che ci vengono imposti. Dedicare più approfondimento ai miei studi, più attenzione alla parte pratica, più interesse verso tutte quelle cose che mi faranno crescere come persona. E, invece, una corsa imposta mi fa sentire il peso dell'affanno.
Ed eccomi a scegliere, ancora una volta, il mio ritmo. Quello che il mio generatore automatico mi sta imponendo. Quello che viene dal mio cuore e dal mio istinto di autoconservazione. Quello che risente del troppo acido lattico accumulato in questi mesi. E se ne pagherò le conseguenze, pace. Se mi ritroverò un km indietro rispetto alla mischia, poco importerà. Sarò comunque un tassello più vicina a ciò che mi rende felice. E sarà sempre a questo che dovrò puntare.
Quella che, però, mi rende felice, dà un senso alle mie giornate, mi fa sentire ambiziosa e combattiva, tenace e determinata.
E' per questa che la vivo così. E solo le persone che davvero mi conoscono capiscono perché la sto prendendo così. Ma quanto é difficile, più si va avanti, trovare un equilibrio tra quello che vorrei davvero fare e i ritmi che ci vengono imposti. Dedicare più approfondimento ai miei studi, più attenzione alla parte pratica, più interesse verso tutte quelle cose che mi faranno crescere come persona. E, invece, una corsa imposta mi fa sentire il peso dell'affanno.
Ed eccomi a scegliere, ancora una volta, il mio ritmo. Quello che il mio generatore automatico mi sta imponendo. Quello che viene dal mio cuore e dal mio istinto di autoconservazione. Quello che risente del troppo acido lattico accumulato in questi mesi. E se ne pagherò le conseguenze, pace. Se mi ritroverò un km indietro rispetto alla mischia, poco importerà. Sarò comunque un tassello più vicina a ciò che mi rende felice. E sarà sempre a questo che dovrò puntare.
giovedì, giugno 21, 2007
Nuova fase
Forse sta iniziando una nuova fase della mia vita.
O forse é già iniziata da un pezzo ma, ti ritrovi, un giorno a guardare tutto da una prospettiva diversa. Come se finora nel tuo campo visivo ci fosse stata solo una parte della realtà, un briciolo del tuo microcosmo. E ora quel microcosmo si é dilatato e il tuo campo visivo accoglie differenti spunti di riflessione.
Sì, credo davvero, che qualcosa in me sia cambiato in queste torride giornate di una nascente estate. Ma la consapevolezza mi ha reso serena. Perché ora so che é un piccolo, innocuo incidente di percorso. Perché ora tutte le mie paure, per lo più infondate, sono state spazzate via. Perché ho compreso, forse in una maniera un pò brutale, che non tutto si può controllare. Che la vita non sono esami da macinare, blocchi da superare, programmi da pianificare e, in maniera soddisfacente, condurre al termine.
Che c'é la variabilità, l'imprevedibile e l'incontrollabile, l'eventualità che tu non metti in conto. Ma che ti cambia e stravolge il tuo modo di vedere le cose. Che ti riporta, immediatamente ed intensamente, alla vita. E ti fa accorgere che tutto ciò che hai é una straordinaria ed inestimabile fortuna.
So che é un post un pò criptico. Ma sono pensieri in libertà buttati giù lì per rassicurare chi lo leggerà. Nel modo più sincero ed autentico possibile. Forse é un pò difficile da crederlo, dato quello che ero diventata negli ultimi tempi...tesa, angosciata, paranoica.Ma sono serena e lo sono davvero. E' giusto qualche piuma in meno su un'ala, che non mi impedisce, però, di spiccare il volo. Ci saranno, certo, venti avversi e traversate massacranti, ma anche brezze tiepide ed inaspettati ristori...alla prossima, Fernanda
E poi in questi brevi, fugaci giorni mi sembra di aver ricevuto già tanto. Il calore, rassicurante, di chi mi é vicino, di chi da lontano mi insegna il giusto modo di combattere, di chi fa sentire la sua presenza anche se non é qui. E, intanto, cerco di riuscire al meglio in quello che sto facendo, nei miei studi soprattutto.Senza crearmi alibi o scusanti varie. perché proprio non ce ne sono. anzi, semmai ottenere delle soddisfazioni, avrebbe un sapore ancora più gratificante. Cmq, si vedrà...per ora restano solo pensieri confusi.
O forse é già iniziata da un pezzo ma, ti ritrovi, un giorno a guardare tutto da una prospettiva diversa. Come se finora nel tuo campo visivo ci fosse stata solo una parte della realtà, un briciolo del tuo microcosmo. E ora quel microcosmo si é dilatato e il tuo campo visivo accoglie differenti spunti di riflessione.
Sì, credo davvero, che qualcosa in me sia cambiato in queste torride giornate di una nascente estate. Ma la consapevolezza mi ha reso serena. Perché ora so che é un piccolo, innocuo incidente di percorso. Perché ora tutte le mie paure, per lo più infondate, sono state spazzate via. Perché ho compreso, forse in una maniera un pò brutale, che non tutto si può controllare. Che la vita non sono esami da macinare, blocchi da superare, programmi da pianificare e, in maniera soddisfacente, condurre al termine.
Che c'é la variabilità, l'imprevedibile e l'incontrollabile, l'eventualità che tu non metti in conto. Ma che ti cambia e stravolge il tuo modo di vedere le cose. Che ti riporta, immediatamente ed intensamente, alla vita. E ti fa accorgere che tutto ciò che hai é una straordinaria ed inestimabile fortuna.
So che é un post un pò criptico. Ma sono pensieri in libertà buttati giù lì per rassicurare chi lo leggerà. Nel modo più sincero ed autentico possibile. Forse é un pò difficile da crederlo, dato quello che ero diventata negli ultimi tempi...tesa, angosciata, paranoica.Ma sono serena e lo sono davvero. E' giusto qualche piuma in meno su un'ala, che non mi impedisce, però, di spiccare il volo. Ci saranno, certo, venti avversi e traversate massacranti, ma anche brezze tiepide ed inaspettati ristori...alla prossima, Fernanda
E poi in questi brevi, fugaci giorni mi sembra di aver ricevuto già tanto. Il calore, rassicurante, di chi mi é vicino, di chi da lontano mi insegna il giusto modo di combattere, di chi fa sentire la sua presenza anche se non é qui. E, intanto, cerco di riuscire al meglio in quello che sto facendo, nei miei studi soprattutto.Senza crearmi alibi o scusanti varie. perché proprio non ce ne sono. anzi, semmai ottenere delle soddisfazioni, avrebbe un sapore ancora più gratificante. Cmq, si vedrà...per ora restano solo pensieri confusi.
domenica, giugno 17, 2007
Annuncio nuovi coinquilini...
Su consiglio della mia amica Lucilla, ho pensato di affittare la stanza della mia cara sorella Cettina per il mese di Luglio. E in questo modo di riuscire a colmare il vuoto che la suddetta lascerà in questa casa popolata da zanzare e da libri di fisiologia (siamo a quota sei!!!).
Cettina si é dimostrata favorevole all'idea purché nessuno tocchi i libri disposti in meticoloso ordine alfabetico. Così, presa dall'euforia di vedere nuova gente per casa, ho pensato di mettermi alla ricerca di persone che, beh, fossero quanto meno sulla sua stessa lunghezza d'onda (ahahaha)...ecco l'annuncio:
"Affittasi stanza singola per il mese di Luglio, in zona Careggi.
Sono ben accetti soggetti dark, punk, hippies e new age, disobeddienti e Caruso-boys, anarco-insurrezionalisti, dilibertiani.
Sgradita la presenza di fans di Fabrizio Corona, Maria de Filippi, Benedetto XVI,di possidenti di maglie Shyno, nonché lettori di Cioé, Top Girl o Novella 2000 e di tutti coloro che seguono assiduamente i dettami di questa società neoliberista, bigotta, moralista e filoamericana!!!
E' consigliabile non chiamare negli orari dei pasti onde evitare di disturbare la sottoscritta in uno di momenti catartici della giornata. Telefonate numerosi."
Ovviamente la mia vena idiota-ironica di stamattina é stata arrestata sul nascere quando ho allegramente proposto di pubblicare l'annuncio e di vedere che soggetti si sarebbero presentati.
E le urla della signorina Rottermaier (alias Linda) e i rimproveri di Licia (che si alternano fra "ma quando cresci?!" e "finiscila di fare la stupidina!") mi hanno portato alla dura realtà. Ovvero al mio libro di fisiologia.A presto
Cettina si é dimostrata favorevole all'idea purché nessuno tocchi i libri disposti in meticoloso ordine alfabetico. Così, presa dall'euforia di vedere nuova gente per casa, ho pensato di mettermi alla ricerca di persone che, beh, fossero quanto meno sulla sua stessa lunghezza d'onda (ahahaha)...ecco l'annuncio:
"Affittasi stanza singola per il mese di Luglio, in zona Careggi.
Sono ben accetti soggetti dark, punk, hippies e new age, disobeddienti e Caruso-boys, anarco-insurrezionalisti, dilibertiani.
Sgradita la presenza di fans di Fabrizio Corona, Maria de Filippi, Benedetto XVI,di possidenti di maglie Shyno, nonché lettori di Cioé, Top Girl o Novella 2000 e di tutti coloro che seguono assiduamente i dettami di questa società neoliberista, bigotta, moralista e filoamericana!!!
E' consigliabile non chiamare negli orari dei pasti onde evitare di disturbare la sottoscritta in uno di momenti catartici della giornata. Telefonate numerosi."
Ovviamente la mia vena idiota-ironica di stamattina é stata arrestata sul nascere quando ho allegramente proposto di pubblicare l'annuncio e di vedere che soggetti si sarebbero presentati.
E le urla della signorina Rottermaier (alias Linda) e i rimproveri di Licia (che si alternano fra "ma quando cresci?!" e "finiscila di fare la stupidina!") mi hanno portato alla dura realtà. Ovvero al mio libro di fisiologia.A presto
giovedì, giugno 14, 2007
Cena di una notte di mezza estate con foto "a ventaglio" ed endorfine a gogo
Il titolo ebete dovrebbe sottolineare l'euforia di una serata così, assolutamente esilarante.
Sarà stato che non ci vedevamo, tutti, proprio tutti da un secolo. Sarà che essere strappati, per due ore, al turbine delle fisiologie, patologie, anatomie é stata come tornare a respirare da un pò di lunga, permanente apnea...il fatto é che non si percepiva più la differenza fra un gruppo di liceali brufolosi ed euforici e noi. E il peso dei nostri 22 anni e delle nostre teste colme di responsabilità, ambizioni, aspettative e missioni varie, non si percepiva più. Tanto che abbiamo cominciato a ridere così tanto che, ormai, si rideva anche quando non ce n'era motivo. E poi le foto "a ventaglio", i primi piani da idioti, i brindisi ad ogni occasione buona, le gommine infrapasti e le occhiatacce di quelli dei tavoli attorno.
Sono stata davvero bene. E naufragare in questo mare di spensieratezza e leggerezza é stato così piacevole...ora si ritorna, però, alle dure fatiche. Al ripasso dei muscoli addominali. Quelli che ieri sono stati messi a dura prova dal troppo ridere. A bientot
Sarà stato che non ci vedevamo, tutti, proprio tutti da un secolo. Sarà che essere strappati, per due ore, al turbine delle fisiologie, patologie, anatomie é stata come tornare a respirare da un pò di lunga, permanente apnea...il fatto é che non si percepiva più la differenza fra un gruppo di liceali brufolosi ed euforici e noi. E il peso dei nostri 22 anni e delle nostre teste colme di responsabilità, ambizioni, aspettative e missioni varie, non si percepiva più. Tanto che abbiamo cominciato a ridere così tanto che, ormai, si rideva anche quando non ce n'era motivo. E poi le foto "a ventaglio", i primi piani da idioti, i brindisi ad ogni occasione buona, le gommine infrapasti e le occhiatacce di quelli dei tavoli attorno.
Sono stata davvero bene. E naufragare in questo mare di spensieratezza e leggerezza é stato così piacevole...ora si ritorna, però, alle dure fatiche. Al ripasso dei muscoli addominali. Quelli che ieri sono stati messi a dura prova dal troppo ridere. A bientot
giovedì, giugno 07, 2007
Ma le curve P-V quante sono?
Quand'é stata l'ultima volta che ho detto che la fisiologia é la mia materia preferita?
Aaargh. Studio da mesi e mi sembra di non avere che un pugno di mosche in manoP. Anzi, un pugno di mosche in mano.
Nonostante ciò, si combatte. Si continua a combattere. Che siano le innumerevoli curve pressione-volume o la lotta quotidiana contro i pensieri negativi. Ma é una lotta quasi catartica, da cui ogni giorno si apprende di più.
Sono cambiate tante cose in questi mesi...e, anche se non sono accaduti grandi stravolgimenti, anche se vivo ancora sotto lo stesso cielo di Firenze, con le stesse identiche persone, sono cambiata io. E' cambiata la me che entrava in crisi per un esame, quella che temeva il blocco più di ogni altra cosa, quella che sperava di non sbagliare mai in niente. Ed ha preso il sopravvento quella parte di me che,in questi mesi, si é dovuta misurare con i suoi limiti, le sue imperfezioni.
Quella che ha dovuto lottare contro paure che, fino a mesi fa, neanche la sfioravano. Quella me che, suo malgrado, ha dovuto conoscere il significato del termine "eventualità" e l'essenza della probabilità.
E poco importa se non ho dato a vedere alcun cambiamento o se molti non hanno avverito l'eco del mio terremoto interno. Colpa della mia ritrosia a mostrare le ferite di battaglia o della mia inguaribile diffidenza. E non ha importanza se "a volte ritornano", angosce, paranoie, timori di quella che ero. Oggi sono io. Intenzionata a conservare un pò di quella luce che adesso sento. E che mi fa sentire viva, forte anche nelle mie debolezze, fiduciosa che saranno i miei obiettivi, i miei sogni a mandarmi costantemente avanti.
E, per ora, voglio ignorare tutto ciò che un tempo mi faceva star male...il finire i miei studi con un pò di ritardo, il fatto che molte persone che mi circondano non mi conoscono o non mi hanno mai conosciuta, il tentativo di essere sempre e comunque fondamentale per tutti.
Oggi voglio vivere.
Aaargh. Studio da mesi e mi sembra di non avere che un pugno di mosche in manoP. Anzi, un pugno di mosche in mano.
Nonostante ciò, si combatte. Si continua a combattere. Che siano le innumerevoli curve pressione-volume o la lotta quotidiana contro i pensieri negativi. Ma é una lotta quasi catartica, da cui ogni giorno si apprende di più.
Sono cambiate tante cose in questi mesi...e, anche se non sono accaduti grandi stravolgimenti, anche se vivo ancora sotto lo stesso cielo di Firenze, con le stesse identiche persone, sono cambiata io. E' cambiata la me che entrava in crisi per un esame, quella che temeva il blocco più di ogni altra cosa, quella che sperava di non sbagliare mai in niente. Ed ha preso il sopravvento quella parte di me che,in questi mesi, si é dovuta misurare con i suoi limiti, le sue imperfezioni.
Quella che ha dovuto lottare contro paure che, fino a mesi fa, neanche la sfioravano. Quella me che, suo malgrado, ha dovuto conoscere il significato del termine "eventualità" e l'essenza della probabilità.
E poco importa se non ho dato a vedere alcun cambiamento o se molti non hanno avverito l'eco del mio terremoto interno. Colpa della mia ritrosia a mostrare le ferite di battaglia o della mia inguaribile diffidenza. E non ha importanza se "a volte ritornano", angosce, paranoie, timori di quella che ero. Oggi sono io. Intenzionata a conservare un pò di quella luce che adesso sento. E che mi fa sentire viva, forte anche nelle mie debolezze, fiduciosa che saranno i miei obiettivi, i miei sogni a mandarmi costantemente avanti.
E, per ora, voglio ignorare tutto ciò che un tempo mi faceva star male...il finire i miei studi con un pò di ritardo, il fatto che molte persone che mi circondano non mi conoscono o non mi hanno mai conosciuta, il tentativo di essere sempre e comunque fondamentale per tutti.
Oggi voglio vivere.
sabato, giugno 02, 2007
Buon viaggio hermana querida...
Premetto che non so se leggerai mai questo post dato che non sei un’assidua frequentatrice del mio blog. E so pure che non ti farà piacere ricevere la consueta letterina di compleanno in questo spazio aperto al mondo. E che queste manifestazioni palesi di affetto ti sanno di Maria de Filippi o quelli che tu chiami “programmi della depressione” che non vuoi mai guardare.
Sembra ieri. Eppure sono passati vent’anni. Vent’anni da quel giorno in cui hai fatto l’ingresso nella mia vita e io credevo che la tua esistenza fosse un regalo scelto apposta per me.
Vent’anni che sembrano così tanti. Eppure vicino mi sembra quel giorno in cui hai iniziato a scrutare il mondo con il tuo caratteristico sguardo curioso, quando hai cominciato a camminare ed essere, ben presto, la bambina più veloce di tutti. Quella che correva e si arrampicava ovunque, quella che non aveva il senso del pericolo e a cui la vita sembrava perennemente delle gigantesche montagne russe.
E non so bene quando è iniziato il nostro legame speciale. Forse è stato immediato, naturale, spontaneo. Quasi istintivo. E in me non c’è stata mai alcuna gelosia, alcun rancore per il palcoscenico rubato, alcun senso di rivalsa o di competizione. Ho sempre pensato che il mio ruolo fosse quello di proteggerti, di tenerti lontana dai pericoli di quel mondo che io avevo conosciuto in soli due anni in più. Ma che, alla luce della mia risaputa superbia, giustificavano ampiamente il mio ruolo.
Ed è cominciata così l’indimenticabile stagione della nostra infanzia. Quel tempo sereno, senza alcuna nube in cielo. Quando io ho rinunciato ad andare l’asilo per non abbandonare te e le mie barbies, quando passavamo le giornate ad inventarci mondi fantastici. Quando la vita ci sembrava un infinito terreno inesplorato.
E poi le nostre strade, a poco a poco, quasi impercettibilmente hanno cominciato a prendere binari diversi. E le nostre personalità a formarsi. Io avevo scoperto il fantastico mondo della scuola, infinitamente affascinata dalle possibilità che saper leggere e scrivere mi potessero offrire.
Tu avevi già cominciato ad arrampicarti alle finestre dell’asilo per darti alla fuga. E se non hai buttato un sampietrino alla maestra era solo perché non conoscevi il significato del termine.
Io e te così diverse. Io fiduciosa del mondo, perennemente convinta dell’esistenza del bene e della genuinità del genere umano e tu già cominciavi ad avere le piccole delusioni che sempre hanno costellato la tua esistenza. E la vita cominciava già ad apparire una piccola corsa ad ostacoli.
Poi è arrivata l’età dell’adolescenza. La terribile età dell’adolescenza. Quando,a metà tra bruco e farfalla, cerchi una tua collocazione nel mondo, ma spesso non la trovi. E le amiche cominciano a ferirti, la scuola a mostrarti il lato inaccettabile delle istituzioni e la vita ad essere sempre di più un percorso tortuoso di montagna. Ed è stato in quegli anni che tanti momenti difficili hanno attraversato le nostre vite e in quegli stessi momenti tu sei diventata tu.
Quella te inquieta, inquieta sempre. Con il sorriso un po’ cupo sotto i tuoi capelli dorati. E lo sguardo sempre un po’ triste. Ma è dietro quel velo di malinconia che ha messo radici la tua forza. Il tuo straordinario carattere. Quella speciale sensibilità che, a volte, mi sembra neanche umana.
Quella che ti consente di leggere nel profondo delle persone, quella che ti permette di starmi sempre vicina. Nella maniera più autentica possibile.
E siamo arrivate a quest’anno.Accidenti che anno. Un anno pieno di cadute, riprese e nuovi momentacci. Non so cosa sia stato più terribile per te. Se il trovarti in una città nuova, avere nuove delusioni, cambiare facoltà o il sentirsi così persa. Ma ora sei qui. Di nuovo con un libro in mano e quella straordinaria capacità critica che mi ha fatto sempre invidia.
E la cosa che più mi fa impressione è vedere quanto sei diventata grande. Ed è come se un po’ i ruoli si fossero rovesciati…quando sono in crisi per un esame, per le mie scelte di vita, per i miei dubbi esistenziali, tu ci sei. E le tue parole riportano sempre il sereno.
E mentre io, rumorosa, chiassosa, disordinata, ho la presunzione di sapere sempre tutto della vita, senza di te non so decidere in che acque navigare.
Perché tu, nella tua perenne instabilità, sei riuscita a trovare un tuo equilibrio. E la ricerca di un po’ di sana normalità, di punti di contatto con il mondo, diventa ogni giorno un motivo per lottare.
E tu non ti stanchi mai di farlo. Tu che, con pazienza certosina, speri che nessuno attorno te sia mai triste, tu che cerchi di tirare il meglio da chiunque, tu che non dai mai nulla per scontato.
Tu che hai una paura mortale di essere ferita ancora ma che non desisti dal metterti in gioco, tu che non sei mai superficiale. E per te diventa anche un grave errore preparare la merenda e non darmi la mia tovaglietta preferita. Tu che continui a guardarmi come se fossi un tuo faro, quella stella che brilla anche quando è lontana.
E io che non sono riuscita a proteggerti. Da tutto quello che ti ha ferita, che ti ha reso un po’ più disillusa e un po’ più cinica.
E mi viene voglia continuamente di difenderti. Di mettere un filtro davanti ai problemi e fartene arrivare solo un’eco lontano.
Tra qualche giorno avrai vent’anni. E per me è terribilmente difficile lasciarti prendere il volo. E l’idea che tu possa, un giorno, partire per lidi lontani, mi impaurisce enormemente.
Ricordo ancora quando, alle elementari, hai imparato il termine “simbiosi” e mi hai detto, con il tono più tenero del mondo, che io e te vivevamo in simbiosi.
Però ora sei una donna. Ed il tempo plasma rapporti, smussa i lati più taglienti dei nostri caratteri. E io e te siamo diventate confidenti, amiche, pilastri l’una dell’altra.
Ma se c’è una cosa che mi hai insegnato è il significato della parola libertà. Accanto a te mi sembra di sentire il profumo di quella positiva irrazionalità che ti porta a seguire il cuore, gli ideali, i tuoi sogni. Quell’abbandonarsi al volere dell’interiorità che a me non apparterrà mai. Almeno non prima di aver passato, al duro esame della ragione, ogni singolo aspetto.
Non mi resta che un augurio per le tue due prime decadi di vita. Ma, conoscendoti, so che tutto quello che mi verrebbe da augurarti è quello verso il quale tu sei tanto ostile.
Ma se c’è una cosa che desidererei tanto è vederti attraccare un po’ più spesso. Vederti gettare l’ancora una volta in più ,mentre navighi nell’acqua alta. E fermarti ad assaporare il sapore dolce, rassicurante di una serenità inaspettata.
La tua caotica, invadente, ansiosa, maldestra (sono tutte parole tue) sorellona
Sembra ieri. Eppure sono passati vent’anni. Vent’anni da quel giorno in cui hai fatto l’ingresso nella mia vita e io credevo che la tua esistenza fosse un regalo scelto apposta per me.
Vent’anni che sembrano così tanti. Eppure vicino mi sembra quel giorno in cui hai iniziato a scrutare il mondo con il tuo caratteristico sguardo curioso, quando hai cominciato a camminare ed essere, ben presto, la bambina più veloce di tutti. Quella che correva e si arrampicava ovunque, quella che non aveva il senso del pericolo e a cui la vita sembrava perennemente delle gigantesche montagne russe.
E non so bene quando è iniziato il nostro legame speciale. Forse è stato immediato, naturale, spontaneo. Quasi istintivo. E in me non c’è stata mai alcuna gelosia, alcun rancore per il palcoscenico rubato, alcun senso di rivalsa o di competizione. Ho sempre pensato che il mio ruolo fosse quello di proteggerti, di tenerti lontana dai pericoli di quel mondo che io avevo conosciuto in soli due anni in più. Ma che, alla luce della mia risaputa superbia, giustificavano ampiamente il mio ruolo.
Ed è cominciata così l’indimenticabile stagione della nostra infanzia. Quel tempo sereno, senza alcuna nube in cielo. Quando io ho rinunciato ad andare l’asilo per non abbandonare te e le mie barbies, quando passavamo le giornate ad inventarci mondi fantastici. Quando la vita ci sembrava un infinito terreno inesplorato.
E poi le nostre strade, a poco a poco, quasi impercettibilmente hanno cominciato a prendere binari diversi. E le nostre personalità a formarsi. Io avevo scoperto il fantastico mondo della scuola, infinitamente affascinata dalle possibilità che saper leggere e scrivere mi potessero offrire.
Tu avevi già cominciato ad arrampicarti alle finestre dell’asilo per darti alla fuga. E se non hai buttato un sampietrino alla maestra era solo perché non conoscevi il significato del termine.
Io e te così diverse. Io fiduciosa del mondo, perennemente convinta dell’esistenza del bene e della genuinità del genere umano e tu già cominciavi ad avere le piccole delusioni che sempre hanno costellato la tua esistenza. E la vita cominciava già ad apparire una piccola corsa ad ostacoli.
Poi è arrivata l’età dell’adolescenza. La terribile età dell’adolescenza. Quando,a metà tra bruco e farfalla, cerchi una tua collocazione nel mondo, ma spesso non la trovi. E le amiche cominciano a ferirti, la scuola a mostrarti il lato inaccettabile delle istituzioni e la vita ad essere sempre di più un percorso tortuoso di montagna. Ed è stato in quegli anni che tanti momenti difficili hanno attraversato le nostre vite e in quegli stessi momenti tu sei diventata tu.
Quella te inquieta, inquieta sempre. Con il sorriso un po’ cupo sotto i tuoi capelli dorati. E lo sguardo sempre un po’ triste. Ma è dietro quel velo di malinconia che ha messo radici la tua forza. Il tuo straordinario carattere. Quella speciale sensibilità che, a volte, mi sembra neanche umana.
Quella che ti consente di leggere nel profondo delle persone, quella che ti permette di starmi sempre vicina. Nella maniera più autentica possibile.
E siamo arrivate a quest’anno.Accidenti che anno. Un anno pieno di cadute, riprese e nuovi momentacci. Non so cosa sia stato più terribile per te. Se il trovarti in una città nuova, avere nuove delusioni, cambiare facoltà o il sentirsi così persa. Ma ora sei qui. Di nuovo con un libro in mano e quella straordinaria capacità critica che mi ha fatto sempre invidia.
E la cosa che più mi fa impressione è vedere quanto sei diventata grande. Ed è come se un po’ i ruoli si fossero rovesciati…quando sono in crisi per un esame, per le mie scelte di vita, per i miei dubbi esistenziali, tu ci sei. E le tue parole riportano sempre il sereno.
E mentre io, rumorosa, chiassosa, disordinata, ho la presunzione di sapere sempre tutto della vita, senza di te non so decidere in che acque navigare.
Perché tu, nella tua perenne instabilità, sei riuscita a trovare un tuo equilibrio. E la ricerca di un po’ di sana normalità, di punti di contatto con il mondo, diventa ogni giorno un motivo per lottare.
E tu non ti stanchi mai di farlo. Tu che, con pazienza certosina, speri che nessuno attorno te sia mai triste, tu che cerchi di tirare il meglio da chiunque, tu che non dai mai nulla per scontato.
Tu che hai una paura mortale di essere ferita ancora ma che non desisti dal metterti in gioco, tu che non sei mai superficiale. E per te diventa anche un grave errore preparare la merenda e non darmi la mia tovaglietta preferita. Tu che continui a guardarmi come se fossi un tuo faro, quella stella che brilla anche quando è lontana.
E io che non sono riuscita a proteggerti. Da tutto quello che ti ha ferita, che ti ha reso un po’ più disillusa e un po’ più cinica.
E mi viene voglia continuamente di difenderti. Di mettere un filtro davanti ai problemi e fartene arrivare solo un’eco lontano.
Tra qualche giorno avrai vent’anni. E per me è terribilmente difficile lasciarti prendere il volo. E l’idea che tu possa, un giorno, partire per lidi lontani, mi impaurisce enormemente.
Ricordo ancora quando, alle elementari, hai imparato il termine “simbiosi” e mi hai detto, con il tono più tenero del mondo, che io e te vivevamo in simbiosi.
Però ora sei una donna. Ed il tempo plasma rapporti, smussa i lati più taglienti dei nostri caratteri. E io e te siamo diventate confidenti, amiche, pilastri l’una dell’altra.
Ma se c’è una cosa che mi hai insegnato è il significato della parola libertà. Accanto a te mi sembra di sentire il profumo di quella positiva irrazionalità che ti porta a seguire il cuore, gli ideali, i tuoi sogni. Quell’abbandonarsi al volere dell’interiorità che a me non apparterrà mai. Almeno non prima di aver passato, al duro esame della ragione, ogni singolo aspetto.
Non mi resta che un augurio per le tue due prime decadi di vita. Ma, conoscendoti, so che tutto quello che mi verrebbe da augurarti è quello verso il quale tu sei tanto ostile.
Ma se c’è una cosa che desidererei tanto è vederti attraccare un po’ più spesso. Vederti gettare l’ancora una volta in più ,mentre navighi nell’acqua alta. E fermarti ad assaporare il sapore dolce, rassicurante di una serenità inaspettata.
La tua caotica, invadente, ansiosa, maldestra (sono tutte parole tue) sorellona
Iscriviti a:
Post (Atom)