Premetto che non so se leggerai mai questo post dato che non sei un’assidua frequentatrice del mio blog. E so pure che non ti farà piacere ricevere la consueta letterina di compleanno in questo spazio aperto al mondo. E che queste manifestazioni palesi di affetto ti sanno di Maria de Filippi o quelli che tu chiami “programmi della depressione” che non vuoi mai guardare.
Sembra ieri. Eppure sono passati vent’anni. Vent’anni da quel giorno in cui hai fatto l’ingresso nella mia vita e io credevo che la tua esistenza fosse un regalo scelto apposta per me.
Vent’anni che sembrano così tanti. Eppure vicino mi sembra quel giorno in cui hai iniziato a scrutare il mondo con il tuo caratteristico sguardo curioso, quando hai cominciato a camminare ed essere, ben presto, la bambina più veloce di tutti. Quella che correva e si arrampicava ovunque, quella che non aveva il senso del pericolo e a cui la vita sembrava perennemente delle gigantesche montagne russe.
E non so bene quando è iniziato il nostro legame speciale. Forse è stato immediato, naturale, spontaneo. Quasi istintivo. E in me non c’è stata mai alcuna gelosia, alcun rancore per il palcoscenico rubato, alcun senso di rivalsa o di competizione. Ho sempre pensato che il mio ruolo fosse quello di proteggerti, di tenerti lontana dai pericoli di quel mondo che io avevo conosciuto in soli due anni in più. Ma che, alla luce della mia risaputa superbia, giustificavano ampiamente il mio ruolo.
Ed è cominciata così l’indimenticabile stagione della nostra infanzia. Quel tempo sereno, senza alcuna nube in cielo. Quando io ho rinunciato ad andare l’asilo per non abbandonare te e le mie barbies, quando passavamo le giornate ad inventarci mondi fantastici. Quando la vita ci sembrava un infinito terreno inesplorato.
E poi le nostre strade, a poco a poco, quasi impercettibilmente hanno cominciato a prendere binari diversi. E le nostre personalità a formarsi. Io avevo scoperto il fantastico mondo della scuola, infinitamente affascinata dalle possibilità che saper leggere e scrivere mi potessero offrire.
Tu avevi già cominciato ad arrampicarti alle finestre dell’asilo per darti alla fuga. E se non hai buttato un sampietrino alla maestra era solo perché non conoscevi il significato del termine.
Io e te così diverse. Io fiduciosa del mondo, perennemente convinta dell’esistenza del bene e della genuinità del genere umano e tu già cominciavi ad avere le piccole delusioni che sempre hanno costellato la tua esistenza. E la vita cominciava già ad apparire una piccola corsa ad ostacoli.
Poi è arrivata l’età dell’adolescenza. La terribile età dell’adolescenza. Quando,a metà tra bruco e farfalla, cerchi una tua collocazione nel mondo, ma spesso non la trovi. E le amiche cominciano a ferirti, la scuola a mostrarti il lato inaccettabile delle istituzioni e la vita ad essere sempre di più un percorso tortuoso di montagna. Ed è stato in quegli anni che tanti momenti difficili hanno attraversato le nostre vite e in quegli stessi momenti tu sei diventata tu.
Quella te inquieta, inquieta sempre. Con il sorriso un po’ cupo sotto i tuoi capelli dorati. E lo sguardo sempre un po’ triste. Ma è dietro quel velo di malinconia che ha messo radici la tua forza. Il tuo straordinario carattere. Quella speciale sensibilità che, a volte, mi sembra neanche umana.
Quella che ti consente di leggere nel profondo delle persone, quella che ti permette di starmi sempre vicina. Nella maniera più autentica possibile.
E siamo arrivate a quest’anno.Accidenti che anno. Un anno pieno di cadute, riprese e nuovi momentacci. Non so cosa sia stato più terribile per te. Se il trovarti in una città nuova, avere nuove delusioni, cambiare facoltà o il sentirsi così persa. Ma ora sei qui. Di nuovo con un libro in mano e quella straordinaria capacità critica che mi ha fatto sempre invidia.
E la cosa che più mi fa impressione è vedere quanto sei diventata grande. Ed è come se un po’ i ruoli si fossero rovesciati…quando sono in crisi per un esame, per le mie scelte di vita, per i miei dubbi esistenziali, tu ci sei. E le tue parole riportano sempre il sereno.
E mentre io, rumorosa, chiassosa, disordinata, ho la presunzione di sapere sempre tutto della vita, senza di te non so decidere in che acque navigare.
Perché tu, nella tua perenne instabilità, sei riuscita a trovare un tuo equilibrio. E la ricerca di un po’ di sana normalità, di punti di contatto con il mondo, diventa ogni giorno un motivo per lottare.
E tu non ti stanchi mai di farlo. Tu che, con pazienza certosina, speri che nessuno attorno te sia mai triste, tu che cerchi di tirare il meglio da chiunque, tu che non dai mai nulla per scontato.
Tu che hai una paura mortale di essere ferita ancora ma che non desisti dal metterti in gioco, tu che non sei mai superficiale. E per te diventa anche un grave errore preparare la merenda e non darmi la mia tovaglietta preferita. Tu che continui a guardarmi come se fossi un tuo faro, quella stella che brilla anche quando è lontana.
E io che non sono riuscita a proteggerti. Da tutto quello che ti ha ferita, che ti ha reso un po’ più disillusa e un po’ più cinica.
E mi viene voglia continuamente di difenderti. Di mettere un filtro davanti ai problemi e fartene arrivare solo un’eco lontano.
Tra qualche giorno avrai vent’anni. E per me è terribilmente difficile lasciarti prendere il volo. E l’idea che tu possa, un giorno, partire per lidi lontani, mi impaurisce enormemente.
Ricordo ancora quando, alle elementari, hai imparato il termine “simbiosi” e mi hai detto, con il tono più tenero del mondo, che io e te vivevamo in simbiosi.
Però ora sei una donna. Ed il tempo plasma rapporti, smussa i lati più taglienti dei nostri caratteri. E io e te siamo diventate confidenti, amiche, pilastri l’una dell’altra.
Ma se c’è una cosa che mi hai insegnato è il significato della parola libertà. Accanto a te mi sembra di sentire il profumo di quella positiva irrazionalità che ti porta a seguire il cuore, gli ideali, i tuoi sogni. Quell’abbandonarsi al volere dell’interiorità che a me non apparterrà mai. Almeno non prima di aver passato, al duro esame della ragione, ogni singolo aspetto.
Non mi resta che un augurio per le tue due prime decadi di vita. Ma, conoscendoti, so che tutto quello che mi verrebbe da augurarti è quello verso il quale tu sei tanto ostile.
Ma se c’è una cosa che desidererei tanto è vederti attraccare un po’ più spesso. Vederti gettare l’ancora una volta in più ,mentre navighi nell’acqua alta. E fermarti ad assaporare il sapore dolce, rassicurante di una serenità inaspettata.
La tua caotica, invadente, ansiosa, maldestra (sono tutte parole tue) sorellona
1 commento:
Bellissima lettera! L'ho letta d'un fiato, veramente, quasi mi commuovo!
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