venerdì, giugno 20, 2008

Il giorno della felicità

Oggi secondo qualche scienzato americano dovrebbe essere "il giorno della felicità". Alle porte del solstizio d'estate, aumenta la quantità di luce, si inizia a pensare alle vacanze e si trascorre più tempo all'aria aperta...
So bene che se il blog del sig. Veronelli sembra quello di Bruno Pizzul, il mio sembra quello di Marzullo. In questa settimana, ho aggiornato i miei pochi lettori dei miei cambiamenti di umore. Sono passata dall'ansia, alla tristezza, alla paura, alla serenità. Oggi, però, non potevo non descrivere quello che mi contraddistingue, quella sensazione che adoro da quand'ero piccina. E che mi piace chiamare la "mia felicità". O che, le mie amiche chiamerebbero, la "sindrome di Supradyn". Ma ora é diverso. Non é dovuto all'effetto di vitamine, né sono approdata alle malsane abitudini di "Charlie fa surf", né é colpa di sostanze nervine (Lu, non sto bevendo troppo caffé!!!!). E tra l'altro sentire questa sensazione, oggi, a poca distanza dall'esame per me é un'enorme conquista.
So che quando avverto la "mia felicità" divento insopportabile. Rido in continuazione, saltello per la casa e, immancabilmente, mi schianto contro i mobili. E so che é anche stancante per chi mi sta vicino..parlo ancora più del solito, dico cretinate e poi passo ai miei discorsi filosofico-esistenziale, emozionandomi come all'interrogazione di filosofia. Ed é la stessa sensazione che fa emergere il lato più bambino di me. Quello che,a partire dai 14-15 anni,ad ogni compleanno portava papà a dirmi :" Fernanda, ora sei grande,un pò di serietà". E che ora, non riscontrando risultati a 23 anni, ha trasformato in: "Fernanda, fra un pò sarai un medico, un pò di serietà". Ma, nonostante tutto, pagherei per avvertire sempre nel cuore, nell'anima, nella mente, "la mia felicità".
Ci sono stati periodi lunghi nei quali mi sembrava di percepirne solo un indefinito, lontano ricordo. Altri attimi in cui, un pò disperata, credevo che crescere volesse dire irrimediabilmente, mettere da parte questa sensazione.
Ma poi si ripresenta. Inaspettata. In una mattina in cui stai ripetendo, per l'ennesima volta, "i fattori lesivi dell'endotelio", e una luce strana, abbagliante ti colpisce. E allora anche l'esame enorme, gigantesco, che stai preparando assume una connotazione diversa. E la voglia di imparare quanto ti può essere utile, di riuscire bene in questa prova diviene più forte di ogni paura. E i libroni disseminati per la casa non sono abbastanza da impedirti di essere lungimirante. E di vedere aldilà. Quando potrò godermi il sapore caldo del primo pomeriggio di libertà. Quando potrò dedicarmi allo shopping e alla scelta della crema solare, all'attesa di un'estate afosa sotto i cieli di Spagna. E almeno una settimana nella mia casetta a Scalea, questa volta senza nessun libro che contenga la parola "cellula o tessuto". E potermi dedicare a quelle piccole cose che mi fanno stare così bene. Mangiare pesce fresco con tanto vino bianco e abbioccarmi per tutto il pomeriggio,andare in spiaggia alle sei di sera, perché é l'ora in cui il mare é fantastico. E tornare a meditare sulla mia scogliera, dove hanno visto la luce le mie più celebri teorie esistenziali.(!!!)
Ora so bene che questo post mi esporrà alla denigrazione dei lettori...ma una sensazione così, così effimera eppure potente, non poteva non essere immortalata.Quasi un desiderio di volerla preservare. Dall'incertezza che é ovunque, prima di tutto nei miei pensieri e nei miei stati d'animo. Non so cosa mi aspetterà domani. Se avrò ancora la fortuna di avvertire uno stato di beatitudine, ma per ora é così... "quella strana voglia di vivere... sospesa ed insolita".

5 commenti:

Laura ha detto...

Io e te siamo sempre state sulla stessa lunghezza d'onda dell'EEG, ma la cosa sembra acuirsi col passare del tempo. Sempre prede delle nostre sindromi bipolari di felicità-scoramento, non finiremo mai di schiantarci contro i mobili e rannicchiarci nell'angolino del letto a piangere, quando serve. E' il nostro bello, e la nostra conquista, questo restare umane e grate per le nuove sfide. E poi, cavoli, facciamo la facoltà più bella del mondo (dopo Scienze della Comunicazione)... abbiamo un sacco di cui lamentraci, ma poco di cui farlo sul serio. BACIOOOOO

fernanda85 ha detto...

eh già la nostra conquista...sentire sempre sul collo, l'alito caldo della vita. Con le sue contraddizioni, i suoi momenti bui e quelli di pura euforia...non c'é cosa più bella che vivere. viveri così, fino in fondo.

Rykkij ha detto...

a volte la felicità ci sorprende quando meno ce lo aspettiamo, quando neanche si sta pensando che sarebbe bello essere felici, arriva e basta.

ho detto a volte? volevo dire sempre..e cmq non chiamarmi signor Veronelli, mi fa sentire vecchio!!!

Anonimo ha detto...

A volte ho pensato che la felicità fosse un' invenzione degli uomini, dei filosofi, dei poeti... La serenità, quello stato di leggerezza dell'anima, esiste e come! Quando arriva è possibile avvertirne la fragranza che a tutto dà colore e musica. Tutto acquista una nuova luce ed una nuova dimensione: è come una catarsi... Ed è lì che vien fuori il nostro vero Essere. Nuario

Stefania ha detto...

Sono in attesa anche io di quel momento, di quella luce...