Quest'anno é già iniziato come proprio non volevo che iniziasse.Ci sono state già le lacrime, già l'amarezza e la rabbia. Ma forse era ora che affrontassi, di petto, tutto ciò.
Gli ultimi mesi del 2007 sono stati una sorta di cordone ombelicale. Che mi consentiva di rimanere legata a quei momenti luminosi dell'anno appena trascorso, quelli in cui mi ero sentita felice, orgogliosa di me e del mio operato. Ma non ho combattuto, non sono stata lungimirante, non ho guardato al futuro. Piuttosto ho sprecato energie e grinta a capire perché tutto non ritornava a correre sui giusti binari. E ho gettato, ingiustamente, a chi mi é stato vicino sempre, senza mai stancarsi, tutto il mio malumore e la mia tristezza.
Quello che so é che non voglio iniziare un altro anno così. E, anche se sono testardamente fiera e orgogliosa, ora devo ammetterlo. Non voglio più sentirmi insoddisfatta, meno di chi rende tanto agli esami, o quella che ha paura di affrontare i grandi scogli. Io ho voglia di sentirmi ancora capace, brillante, ironica e luminosa. E solo ora mi rendo conto che, maledettamente, una parte di me si stava arrendendo al grigiore. L'arena mi attende...non ho più voglia di stare a guardare.
Una giovane idealista con tante illusioni ed una segreta, utopistica speranza...cercare, in piccolo e,per quanto possibile, di rendere questo posto il migliore dei mondi possibili!
domenica, dicembre 30, 2007
Il solito bilancio di fine anno...
Questo tipo di post si ripresenta, sistematicamente, nel mio blog da quando questo ha vita. E, in fondo, trovo pure un pò sciocco ritrovarmi a riflettere sull'anno trascorso, sempre in queste ultime giornate invernali. Si potrebbe pur fare un bilancio in un'assolata giornata estiva o in una fresca giornata di marzo. Ma sarà la frenesia da "ultimo dell'anno", lo zampone e le lenticchie ispiratrici, il vischio che incombe minaccioso...ma io proprio non resisto a non fare un bilancio di fine anno.
Chi mi conosce sa bene quanto quest'anno sia stato per me importante. Travagliato, con più momenti di riflessione che di pura euforia. Con tanti piccoli stravolgimenti. Ma davvero importante. Anche se la mia vita é apparentemente la stessa, anche se il mio unico mezzo di trasporto a Firenze é ancora la bici, anche se dal di fuori sono sempre io. Forse con un pò di stanchezza in più, ma la stessa voglia di riscattarmi, di iniziare a correre senza fermarmi più.
E sono sempre io, con la serena consapevolezza che persone importanti per me, in questo anno, lo sono diventate ancora di più. Con la loro capacità di starmi vicino, di ascoltarmi per ore, di sorbirsi i miei flussi di coscienza e farmi sentire spensierata con la loro allegria, il loro entusiasmo, la loro voglia di essere felici. E sono sempre io, ma con il piacere di scoprire quanta bellezza risiede in alcune persone. E la voglia di scoprire, di fidarsi ancora non é offuscata dall'amarezza delle delusioni. Che puntualmente quest'anno ci sono state.
E sono ancora io. Con la stessa voglia di mettermi in gioco, di essere ambiziosa e di guardare al futuro con determinazione e coraggio. Perché io lo so che non mi sono mai arresa.
Ecco quello che ogni anno lascia...un tassello in più nel puzzle che ogni persona é, tante sfumature diverse sul progetto di noi, della nostra esistenza.
E dal nuovo anno non vorrei nulla in più o in meno. Solo vita, pura vita. Con i momenti di scoramento e quelli di grinta, con le giornate serene a scrutare il mare e quelle fatte di angoscia e di ansia, a pochi giorni da un esame. Con tanti sorrisi, abbracci sinceri, chiacchierate chiarificatrici, e bevute allegre con le persone alle quali vuoi bene.
Ma forse c'é solo una cosa che vorrò mantenere stretta nell'anno che verrà. Vorrei tanto tanto entusiasmo. Da impiegare nei miei studi, da riuscire a trasmettere a chi mi é vicino. Vorrei sentire sempre gli stessi battiti accelerati. Che avverto quando scopro, giorno dopo giorno, che vivere é davvero una meravigliosa avventura. E spero di affrontare questo 2008 con la curiosità di scoprire, di imparare, la voglia di divertirmi e di riflettere, la capacità di stare accanto a chi voglio bene, di "essere luminosa", come una persona un pò stramba quest'anno mi ha detto. E spero di avvertire, nel prossimo anno, tutto il calore e l'affetto che, nell'anno passato, non mi é mai mancato. E sono certa che tutto andrà per il meglio...
Chi mi conosce sa bene quanto quest'anno sia stato per me importante. Travagliato, con più momenti di riflessione che di pura euforia. Con tanti piccoli stravolgimenti. Ma davvero importante. Anche se la mia vita é apparentemente la stessa, anche se il mio unico mezzo di trasporto a Firenze é ancora la bici, anche se dal di fuori sono sempre io. Forse con un pò di stanchezza in più, ma la stessa voglia di riscattarmi, di iniziare a correre senza fermarmi più.
E sono sempre io, con la serena consapevolezza che persone importanti per me, in questo anno, lo sono diventate ancora di più. Con la loro capacità di starmi vicino, di ascoltarmi per ore, di sorbirsi i miei flussi di coscienza e farmi sentire spensierata con la loro allegria, il loro entusiasmo, la loro voglia di essere felici. E sono sempre io, ma con il piacere di scoprire quanta bellezza risiede in alcune persone. E la voglia di scoprire, di fidarsi ancora non é offuscata dall'amarezza delle delusioni. Che puntualmente quest'anno ci sono state.
E sono ancora io. Con la stessa voglia di mettermi in gioco, di essere ambiziosa e di guardare al futuro con determinazione e coraggio. Perché io lo so che non mi sono mai arresa.
Ecco quello che ogni anno lascia...un tassello in più nel puzzle che ogni persona é, tante sfumature diverse sul progetto di noi, della nostra esistenza.
E dal nuovo anno non vorrei nulla in più o in meno. Solo vita, pura vita. Con i momenti di scoramento e quelli di grinta, con le giornate serene a scrutare il mare e quelle fatte di angoscia e di ansia, a pochi giorni da un esame. Con tanti sorrisi, abbracci sinceri, chiacchierate chiarificatrici, e bevute allegre con le persone alle quali vuoi bene.
Ma forse c'é solo una cosa che vorrò mantenere stretta nell'anno che verrà. Vorrei tanto tanto entusiasmo. Da impiegare nei miei studi, da riuscire a trasmettere a chi mi é vicino. Vorrei sentire sempre gli stessi battiti accelerati. Che avverto quando scopro, giorno dopo giorno, che vivere é davvero una meravigliosa avventura. E spero di affrontare questo 2008 con la curiosità di scoprire, di imparare, la voglia di divertirmi e di riflettere, la capacità di stare accanto a chi voglio bene, di "essere luminosa", come una persona un pò stramba quest'anno mi ha detto. E spero di avvertire, nel prossimo anno, tutto il calore e l'affetto che, nell'anno passato, non mi é mai mancato. E sono certa che tutto andrà per il meglio...
lunedì, dicembre 24, 2007
Ad esempio a me piace il Sud...
Ad esempio a me piace la strada col verde bruciato,
magari sul tardi... macchie più scure senza rugiada
coi fichi d'India e le spine dei cardi....Rino Gaetano "Ad esempio a me piace il Sud"
Ora mi trovo io a scrivere un post che condivide pienamente quanto scritto da Laura.
Perché tornare a casa é sempre tornare a casa. Anche se ormai Firenze é la tua stabile dimora, anche se lì hai ormai tanti amici, i tuoi interessi, tutto ciò che riempie la tua agenda o il tuo cinema prefeito.
Anche se partire é sempre uno stress...con le valigie sempre troppo grandi, il traffico intenso e le traversate che durano pure dodici ore, se scegli il giorno sbagliato.
Ma tornare, ogni volta, sembra essere sempre la prima. Col profumo intenso del muschio del presepe, che ti accoglie appena metti piede in casa. Con gli spazi grandi della mia casa, la luce che entra di mattina, il casino che fanno i galli del vicino. E poi la bellezza delle montagne innevate,che mi piace tanto guardare quando sto sul terrazzo in mansarda.Anche col freddo pungente. Le risate, le voci di 6 persone insieme, la cucina di mia mamma, le chiacchierate interminabili che faccio con lei, tutte le volte che propongo a mio padre di aiutarlo a fare qualcosa e puntualmente faccio disastri. I giri in macchina per pomeriggi interi con le mie amiche e non smettiamo mai di parlare. Le serate con tutto il gruppo a contare se ci sono posti in macchina. Il pranzo di Natale e le levatacce di papà per andare presto in pescheria. I regali sotto l'albero e il panettone panna e cioccolato. Perchè a me le cose semplici proprio non piacciono. I colori del Sud. Di un rosso violento, arso d'estate. D'inverno, d'un candore accecante. Ecco un pò delle cose per cui vale la pena tornare. E non m'importa se non tornerò più a vivere qui. Se il tempo per avere tutto ciò sarà sempre sempre di meno. Ogni volta tornare é sempre riappropriarsi delle proprie radici, capire quanto questi colori sono parte di te. Sono gran parte della tua vita. Ti hanno accompagnato mentre imparavi a camminare, a vivere, a difenderti. E saranno in te anche quando sarò ormai una donna.Ad esempio a me piace il Sud...
magari sul tardi... macchie più scure senza rugiada
coi fichi d'India e le spine dei cardi....Rino Gaetano "Ad esempio a me piace il Sud"
Ora mi trovo io a scrivere un post che condivide pienamente quanto scritto da Laura.
Perché tornare a casa é sempre tornare a casa. Anche se ormai Firenze é la tua stabile dimora, anche se lì hai ormai tanti amici, i tuoi interessi, tutto ciò che riempie la tua agenda o il tuo cinema prefeito.
Anche se partire é sempre uno stress...con le valigie sempre troppo grandi, il traffico intenso e le traversate che durano pure dodici ore, se scegli il giorno sbagliato.
Ma tornare, ogni volta, sembra essere sempre la prima. Col profumo intenso del muschio del presepe, che ti accoglie appena metti piede in casa. Con gli spazi grandi della mia casa, la luce che entra di mattina, il casino che fanno i galli del vicino. E poi la bellezza delle montagne innevate,che mi piace tanto guardare quando sto sul terrazzo in mansarda.Anche col freddo pungente. Le risate, le voci di 6 persone insieme, la cucina di mia mamma, le chiacchierate interminabili che faccio con lei, tutte le volte che propongo a mio padre di aiutarlo a fare qualcosa e puntualmente faccio disastri. I giri in macchina per pomeriggi interi con le mie amiche e non smettiamo mai di parlare. Le serate con tutto il gruppo a contare se ci sono posti in macchina. Il pranzo di Natale e le levatacce di papà per andare presto in pescheria. I regali sotto l'albero e il panettone panna e cioccolato. Perchè a me le cose semplici proprio non piacciono. I colori del Sud. Di un rosso violento, arso d'estate. D'inverno, d'un candore accecante. Ecco un pò delle cose per cui vale la pena tornare. E non m'importa se non tornerò più a vivere qui. Se il tempo per avere tutto ciò sarà sempre sempre di meno. Ogni volta tornare é sempre riappropriarsi delle proprie radici, capire quanto questi colori sono parte di te. Sono gran parte della tua vita. Ti hanno accompagnato mentre imparavi a camminare, a vivere, a difenderti. E saranno in te anche quando sarò ormai una donna.Ad esempio a me piace il Sud...
martedì, dicembre 18, 2007
Wind of change
Mi hanno sempre esaltato i cambiamenti. La voglia di imbattersi in nuove battaglie, l'entusiasmo di avere nuovi obiettivi. Ed é bello pure sentire l'affanno che accompagna la corsa verso nuove mete.
E' troppo tempo che mi sento in un limbo. A metà fra il voler acquisire nuove sicurezze e l'adagiarmi ancora nelle vecchie paure...é che comincio a sentire la fatica di questo anno e di essere un pò stanca delle cattive notizie, delle esperienze spiacevoli, dei progetti che non vanno in porto. E' che la mia nave sembra essersi arenata in mare aperto...già lontana dalle antiche paure, che ormai ho superato, ma ancora non vicina al progetto di me, della mia vita. Ma ciò che mi consola é che ho tanto fiato in gola e che ricomincio a sentire la rabbia, quella positiva, che dà nuovo vigore alle mie gambe, nuova energia ai miei sogni. So che devo lanciarmi e ricominciare a infondere entusiasmo a chi mi é vicino, ad essere grintosa e piena di speranza. E non voglio più mollare o stare un attimo in più a chiedermi perché tutto mi sembra vada per il verso sbagliato, o a meditare sulle mie ferite. C'é così tanto ancora da vivere, da scoprire, da conquistare...che fermarmi mi sembra davvero un sacrilegio.
E' troppo tempo che mi sento in un limbo. A metà fra il voler acquisire nuove sicurezze e l'adagiarmi ancora nelle vecchie paure...é che comincio a sentire la fatica di questo anno e di essere un pò stanca delle cattive notizie, delle esperienze spiacevoli, dei progetti che non vanno in porto. E' che la mia nave sembra essersi arenata in mare aperto...già lontana dalle antiche paure, che ormai ho superato, ma ancora non vicina al progetto di me, della mia vita. Ma ciò che mi consola é che ho tanto fiato in gola e che ricomincio a sentire la rabbia, quella positiva, che dà nuovo vigore alle mie gambe, nuova energia ai miei sogni. So che devo lanciarmi e ricominciare a infondere entusiasmo a chi mi é vicino, ad essere grintosa e piena di speranza. E non voglio più mollare o stare un attimo in più a chiedermi perché tutto mi sembra vada per il verso sbagliato, o a meditare sulle mie ferite. C'é così tanto ancora da vivere, da scoprire, da conquistare...che fermarmi mi sembra davvero un sacrilegio.
martedì, dicembre 04, 2007
Pervasa da uno spirito natalizio?
E' già da un pò di anni che non avverto più lo spirito natalizio. Almeno da quando ci riunivamo , io, le mi sorelle e Ubi, davanti al pianoforte e puntualmente mi escludevano perché ridevo e non mi impegnavo a cantare. Oppure quando giravamo per i boschi alla ricerca del muschio vellutato e assistevo rapita alla preparazione del presepe che, puntualmente, durava circa tre settimane, dato che papà doveva ricercare effetti scenici degni di Cinecittà.E poi c'era l'attesa dei regali, le risate soffocate quando gli zampognari si presentavano a casa ed erano stonati, ridicoli e innaturali. E poi c'era la messa di Natale che seguivamo dietro le quinte, ridendo a più non posso perché ogni volta qualcuno, sull'altare, faceva cadere qualcosa o inciampava.L'odore degli abeti, la magia delle luci sulle case, lo spirito di buonismo che pervadeva tutti.
Ed é, appunto, quell'ostentazione di buonismo che ha svilito il senso del Natale. Il consumismo che regna sovrano, l'ostentazione esasperata che, larga parte hanno nella nostra società, ma che a natale raggiungono un acme inimmaginabile. E si arriva stufi al pranzo di Natale. Già sazi delle pubblicità iniziate mesi prima, delle luci pacchiane e dei sorrisi artificiali.
Però oggi pomeriggio é successo qualcosa di strano. Camminavo per le strade di questa città ed una sensazione, in crescendo, si é impossessata di me. E, ad un tratto, avrei avuto voglia di distribuire muffins all'intero quartiere, abbracciare forte forte le persone che adoro e imparare tanto, per poter essere utile una volta in più.Saziarmi dei sorrisi della gente, arricchirmi con le storie di vita altrui...uno di quegli autentici momenti in cui la vita ti sembra troppo breve per contenere quello che davvero vorresti ci fosse, e sensazioni inspiegabili sembrano un fiume in piena.
Non so se é il ritorno dello spirito natalizio, attimi di inaspettata luce o, forse, é pura felicità. Sì, perché forse ha ragione Ale...la felicità é effimera, é passeggera, ti colpisce quando meno te l'aspetti e ti rapisce in un vortice senza razionalità. Ed é, certo, una duratura serenità quella verso cui, piuttosto, si deve mirare. Ma io sono fatta così...sarà la mia natura instabile, il mio essere profondamente lunatica, metereopatica e contorta, ma adoro questi momenti di gioia intensa. Poco importa se durano quanto un battito di ciglia...la vita non finisce mai di stupirmi e, mai come ora, sto capendo quanto essere adulti sia difficile, complicato ma assolutamente esaltante.
P.S.:Qui la preparazione della cena di domani é già iniziata...mi sto chiedendo seriamente se dovrà arrivare un'alta carica dello stato, dato che Linda ha iniziato a cucinare da ora ed ha attacchi di ansia ogni cinque/dieci minuti.
P.S del P.S: Auguri Ubi!!!!Se c'é una persona alla quale penso quando il tempo scorre sei tu...sei la persona che meglio dimostra quanto il logorio del tempo su alcuni non faccia effetto!Riesci ad essere esattamente allegro, goliardico e idealista come dieci anni fa. Non ci risparmi imitazioni, battute sagaci ma anche preziosi consigli.E la cosa più bella di te é che sogni, e non ti vergogni di farlo.Rimarrai sempre il miglior poeta che conosco...tvb!
Ed é, appunto, quell'ostentazione di buonismo che ha svilito il senso del Natale. Il consumismo che regna sovrano, l'ostentazione esasperata che, larga parte hanno nella nostra società, ma che a natale raggiungono un acme inimmaginabile. E si arriva stufi al pranzo di Natale. Già sazi delle pubblicità iniziate mesi prima, delle luci pacchiane e dei sorrisi artificiali.
Però oggi pomeriggio é successo qualcosa di strano. Camminavo per le strade di questa città ed una sensazione, in crescendo, si é impossessata di me. E, ad un tratto, avrei avuto voglia di distribuire muffins all'intero quartiere, abbracciare forte forte le persone che adoro e imparare tanto, per poter essere utile una volta in più.Saziarmi dei sorrisi della gente, arricchirmi con le storie di vita altrui...uno di quegli autentici momenti in cui la vita ti sembra troppo breve per contenere quello che davvero vorresti ci fosse, e sensazioni inspiegabili sembrano un fiume in piena.
Non so se é il ritorno dello spirito natalizio, attimi di inaspettata luce o, forse, é pura felicità. Sì, perché forse ha ragione Ale...la felicità é effimera, é passeggera, ti colpisce quando meno te l'aspetti e ti rapisce in un vortice senza razionalità. Ed é, certo, una duratura serenità quella verso cui, piuttosto, si deve mirare. Ma io sono fatta così...sarà la mia natura instabile, il mio essere profondamente lunatica, metereopatica e contorta, ma adoro questi momenti di gioia intensa. Poco importa se durano quanto un battito di ciglia...la vita non finisce mai di stupirmi e, mai come ora, sto capendo quanto essere adulti sia difficile, complicato ma assolutamente esaltante.
P.S.:Qui la preparazione della cena di domani é già iniziata...mi sto chiedendo seriamente se dovrà arrivare un'alta carica dello stato, dato che Linda ha iniziato a cucinare da ora ed ha attacchi di ansia ogni cinque/dieci minuti.
P.S del P.S: Auguri Ubi!!!!Se c'é una persona alla quale penso quando il tempo scorre sei tu...sei la persona che meglio dimostra quanto il logorio del tempo su alcuni non faccia effetto!Riesci ad essere esattamente allegro, goliardico e idealista come dieci anni fa. Non ci risparmi imitazioni, battute sagaci ma anche preziosi consigli.E la cosa più bella di te é che sogni, e non ti vergogni di farlo.Rimarrai sempre il miglior poeta che conosco...tvb!
mercoledì, novembre 28, 2007
"Quando le parole si consumano, il silenzio comincia a raccontare"
Diciamo che con questo titolo, ho voluto trovare una sorta di giustificazione "poetica" alla mia assenza dal blog...o, meglio, un senso a queste settimane di apparente silenzio, di stasi emotiva e intellettuale. Quasi come se non avessi nulla da raccontare. Non mi sentivo particolarmente brillante, interessata a qualcosa di specifico. Non c'era molta voglia di studiare e di appassionarsi totalmente a qualche argomento, al punto da non avvertire lo scorrere veloce delle ore.
Ma forse, per la prima volta, non ho forzato le cose. Ho assecondato il mio scarso entusiasmo, non mi sono costretta sui libri, ho provato a lavorare con lentezza. E forse ha funzionato. Perché stamattina, una fredda mattina di quasi inverno, mi sono sentita un pò strana. Avevo tantissima voglia di studiare, mi sono emozionata a fare tanti tanti grafici di fisiologia e ho ripreso in mano il noioso libro di grammatica francese (anche se dove andrò l'anno prossimo ancora non lo so!!!). E poi c'é questo corso di soccorso avanzato che mi sta dando una bella spinta, ho di nuovo un turno fisso e tanta voglia di rimettermi alla prova in situazioni ancora non sperimentate. Forse il silenzio di queste settimane ha cominciato a parlarmi ,più di quanto i mille discorsi che faccio a me stessa siano mai riusciti a farlo...e mi ha fatto capire, in maniera progressiva e lenta, che l'energia e la grinta che un tempo avevo, sono ancora in me.In attesa di vedere di nuovo la luce. Hasta luego queridos!
Ma forse, per la prima volta, non ho forzato le cose. Ho assecondato il mio scarso entusiasmo, non mi sono costretta sui libri, ho provato a lavorare con lentezza. E forse ha funzionato. Perché stamattina, una fredda mattina di quasi inverno, mi sono sentita un pò strana. Avevo tantissima voglia di studiare, mi sono emozionata a fare tanti tanti grafici di fisiologia e ho ripreso in mano il noioso libro di grammatica francese (anche se dove andrò l'anno prossimo ancora non lo so!!!). E poi c'é questo corso di soccorso avanzato che mi sta dando una bella spinta, ho di nuovo un turno fisso e tanta voglia di rimettermi alla prova in situazioni ancora non sperimentate. Forse il silenzio di queste settimane ha cominciato a parlarmi ,più di quanto i mille discorsi che faccio a me stessa siano mai riusciti a farlo...e mi ha fatto capire, in maniera progressiva e lenta, che l'energia e la grinta che un tempo avevo, sono ancora in me.In attesa di vedere di nuovo la luce. Hasta luego queridos!
venerdì, novembre 09, 2007
Il mio blog ha quasi due anni...
Era più o meno di questo periodo qui, due anni fa. Quando Lu mi parlò del fantastico mondo dei bloggers. C'era lo stesso freddo inaspettato, lo stesso rumore di foglie che scricchiola sotto i piedi, lo stesso miracolo che si compie ogni volta che una persona si siede davanti ad uno schermo bianco. E inizia a mettere a nudo le sue emozioni, quelle paure che proprio non riesci a mettere a tacere o quelle ambizioni che, urlate a voce troppo alta, rischiano di farti apparire un pò presuntuosa. Ma qui é diverso...questo posto é la mia memoria.
E rileggendomi, riesco a scorgere tra le righe quell'altalenante insicurezza dei due anni passati, tutte le angosce che hanno preceduto gli esami importanti, la gioia di fare posto a nuove amicizie nella mia vita e, molto spesso, l'amarezza per le tante delusioni che si sono accumulate.
Questo posto permette di seguire il ritmo disordinato dei miei pensieri. E' l'unico modo per fermare, in un apparente staticità, il vorticare delle sensazioni di chi più lunatico non potrebbe essere.
Questo posto é ciò che mi consente di vedere quanto l'eterno ritorno dell'uguale, si realizza, immancabilmente e sistematicamente, nella vita. Nella mia vita. Certo, cambiano scenari, personaggi e condizioni, ma quell'eterno carattere di conflittualità resta. Fra le mille sfaccettature di me, fra la me vera e quella che a volte vorrei essere, fra me e un mondo che a volte ferisce, fra me e le mie paure e quel voler vivere tutto profondamente, che talvolta diviene una condanna.
E grazie a questo mio angolo personale, riesco a ricordare ogni singola sfumatura dei momenti in cui scrivevo...e mi sembra di non buttare via niente. Soprattutto di questo lungo, terribile, devastante anno 2007. Di cui voglio ricordare proprio proprio tutto. Perché é stato quello in cui ho avuto molte occasioni per soffrire, riflettere, avere davvero paura. Ma anche degli attimi di pura felicità, in cui ho lucidato le mie ali e non ho avuto il terrore di schiantarmi al suolo. E questa sensazione di libertà, é stata quanto di più prezioso questo anno mi ha dato.
E poi questo posto non é più solo mio. E' di chi mi é vicino ogni giorno e che ogni giorno imparo a scoprire e ad amare sempre di più. Presenze importanti, che mi fanno sentire viva, protetta, speciale. Ma questo posto é anche di chi mi segue da lontano, di chi non riesco a vedere ogni giorno ma la cui presenza si avverte...quasi come un'eco soffusa che, però, si fa voce imponente quando ce n'é bisogno.
E questo posto sarà della futura donna che diventerò, del medico attento che vorrei tanto essere, della me sempre un pò fanciullesca che persiste all'avanzare del tempo, della passione che spero di mettere ancora nelle cose che faccio, di quegli ideali che vorrei mantenere e di tutto quel calore che ho sempre avvertito nella mia vita...e grazie al quale questo blog é stato per me davvero un posto speciale.
E rileggendomi, riesco a scorgere tra le righe quell'altalenante insicurezza dei due anni passati, tutte le angosce che hanno preceduto gli esami importanti, la gioia di fare posto a nuove amicizie nella mia vita e, molto spesso, l'amarezza per le tante delusioni che si sono accumulate.
Questo posto permette di seguire il ritmo disordinato dei miei pensieri. E' l'unico modo per fermare, in un apparente staticità, il vorticare delle sensazioni di chi più lunatico non potrebbe essere.
Questo posto é ciò che mi consente di vedere quanto l'eterno ritorno dell'uguale, si realizza, immancabilmente e sistematicamente, nella vita. Nella mia vita. Certo, cambiano scenari, personaggi e condizioni, ma quell'eterno carattere di conflittualità resta. Fra le mille sfaccettature di me, fra la me vera e quella che a volte vorrei essere, fra me e un mondo che a volte ferisce, fra me e le mie paure e quel voler vivere tutto profondamente, che talvolta diviene una condanna.
E grazie a questo mio angolo personale, riesco a ricordare ogni singola sfumatura dei momenti in cui scrivevo...e mi sembra di non buttare via niente. Soprattutto di questo lungo, terribile, devastante anno 2007. Di cui voglio ricordare proprio proprio tutto. Perché é stato quello in cui ho avuto molte occasioni per soffrire, riflettere, avere davvero paura. Ma anche degli attimi di pura felicità, in cui ho lucidato le mie ali e non ho avuto il terrore di schiantarmi al suolo. E questa sensazione di libertà, é stata quanto di più prezioso questo anno mi ha dato.
E poi questo posto non é più solo mio. E' di chi mi é vicino ogni giorno e che ogni giorno imparo a scoprire e ad amare sempre di più. Presenze importanti, che mi fanno sentire viva, protetta, speciale. Ma questo posto é anche di chi mi segue da lontano, di chi non riesco a vedere ogni giorno ma la cui presenza si avverte...quasi come un'eco soffusa che, però, si fa voce imponente quando ce n'é bisogno.
E questo posto sarà della futura donna che diventerò, del medico attento che vorrei tanto essere, della me sempre un pò fanciullesca che persiste all'avanzare del tempo, della passione che spero di mettere ancora nelle cose che faccio, di quegli ideali che vorrei mantenere e di tutto quel calore che ho sempre avvertito nella mia vita...e grazie al quale questo blog é stato per me davvero un posto speciale.
venerdì, ottobre 26, 2007
L'inatteso...ciò che cambia le nostre vite
"Tutti noi crediamo che staremo fantasticamente. E ci sentiamo un po' derubati quando le nostre aspettative vengono disattese. Ma a volte, le nostre aspettative non ci tengono in considerazione.A volte ciò che è atteso impallidisce semplicemente di fronte all'inatteso. Devi chiederti perché noi ci aggrappiamo alle nostre aspettative... perché ciò che ci aspettiamo ci rende stabili, ci tiene... immobili. Ciò che ci aspettiamo è solo l'inizio. L'inatteso...è ciò che cambia le nostre vite." Grey's Anatomy
Assolutamente prevedibile un post in una giornata che più autunnale non si può. La pioggia scende giù senza sosta, sto sorseggiando il mio thé caldo, con la speranza che questo mal di gola passi. E ,intanto, la mia mente ritorna ad uno dei monologhi dei miei specializzandi preferiti.
Ma stavolta il tema mi sta troppo a cuore...le aspettative, le ambizioni e, per contro, tutto ciò che non avevo previsto, messo in conto.
Vivo protesa a ciò che sarò domani. Investo energie, speranze, ideali nella me del futuro. In quella che, dietro il so camice bianco e fonendoscopio rosa, nasconde la voglia di imparare, di mettersi in gioco e di guarire. In quella che, spero, si sveglierà con la stessa ansia piacevole di iniziare un nuovo giorno. In quella che non si sentirà mai arrivata e proverà ad essere sempre lungimirante.
E certe volte mi scorgo a pensare. A "progettare mentalmente" la mia vita. A chiedermi se le due metà della mia vita, la me donna e la me medico, combaceranno come desidero. O, se meglio, saranno quella perfetta fusione, alla quale tanto ambisco.
E, con un velo di tenerezza, mi ritrovo a darmi della stupida, se ancora mi chiedo se avrò mai una casa che guarda le colline toscane, con tutto il rumore, le risate infantili e l'amore che vorrei che ci fosse.
Ma la verità é che le mie ambizioni mi hanno sempre tenuta in attesa. In un limbo fra passato e futuro. In una terra di nessuno che non era più presente. Perché io, in fondo, il presente non l'ho mai vissuto fino in fondo...almeno fino a un pò di tempo fa.
Fino a quando non ho cominciato ad accettare l'incalcolabile, l'imprevedibile. Tutto ciò che avrei sempre voluto tenere lontano da me. Perché non previsto. Apolide e intruso non gradito nel "progetto" di me, delle mie giornate, della mia vita.
Ma, ora, devo ammettere che é proprio l'inatteso a dare un sapore nuovo alla mia vita. E a cambiarmela in continuazione...
non avevo messo certo in conto di avere nuove amicizie, tutte così profonde; di riscoprirmi di nuovo a credere in qualcuno, o di essere faccia a faccia col fatto che nulla é per sempre. E non avevo neanche immaginato degli ostacoli nei miei studi, i traumi della milza all'esame o chiacchierate imbarazzanti sugli autobus...ma é tutto ciò che mi fa sentire viva. Che dà colore ad un dipinto, tracciato meticolosamente alla luce di ambizioni e progetti curati nel dettaglio. Ma che senza l'imprevisto sarebbe solo un asettico elenco di intenti.
E mi rivedo al Capodanno scorso.
All'inizio di questo lungo, duro, faticoso ma bellissimo anno. E mi sembra ancora di sentire me, Giusi e Agnese, parlare di ciò che davvero desideravamo, mentre eravamo impegnate nel "rito sacro" di rifarci il trucco, prima della mezzanotte...forse era davvero questo che volevo...l'inatteso, ciò che cambia le nostre vite.
Assolutamente prevedibile un post in una giornata che più autunnale non si può. La pioggia scende giù senza sosta, sto sorseggiando il mio thé caldo, con la speranza che questo mal di gola passi. E ,intanto, la mia mente ritorna ad uno dei monologhi dei miei specializzandi preferiti.
Ma stavolta il tema mi sta troppo a cuore...le aspettative, le ambizioni e, per contro, tutto ciò che non avevo previsto, messo in conto.
Vivo protesa a ciò che sarò domani. Investo energie, speranze, ideali nella me del futuro. In quella che, dietro il so camice bianco e fonendoscopio rosa, nasconde la voglia di imparare, di mettersi in gioco e di guarire. In quella che, spero, si sveglierà con la stessa ansia piacevole di iniziare un nuovo giorno. In quella che non si sentirà mai arrivata e proverà ad essere sempre lungimirante.
E certe volte mi scorgo a pensare. A "progettare mentalmente" la mia vita. A chiedermi se le due metà della mia vita, la me donna e la me medico, combaceranno come desidero. O, se meglio, saranno quella perfetta fusione, alla quale tanto ambisco.
E, con un velo di tenerezza, mi ritrovo a darmi della stupida, se ancora mi chiedo se avrò mai una casa che guarda le colline toscane, con tutto il rumore, le risate infantili e l'amore che vorrei che ci fosse.
Ma la verità é che le mie ambizioni mi hanno sempre tenuta in attesa. In un limbo fra passato e futuro. In una terra di nessuno che non era più presente. Perché io, in fondo, il presente non l'ho mai vissuto fino in fondo...almeno fino a un pò di tempo fa.
Fino a quando non ho cominciato ad accettare l'incalcolabile, l'imprevedibile. Tutto ciò che avrei sempre voluto tenere lontano da me. Perché non previsto. Apolide e intruso non gradito nel "progetto" di me, delle mie giornate, della mia vita.
Ma, ora, devo ammettere che é proprio l'inatteso a dare un sapore nuovo alla mia vita. E a cambiarmela in continuazione...
non avevo messo certo in conto di avere nuove amicizie, tutte così profonde; di riscoprirmi di nuovo a credere in qualcuno, o di essere faccia a faccia col fatto che nulla é per sempre. E non avevo neanche immaginato degli ostacoli nei miei studi, i traumi della milza all'esame o chiacchierate imbarazzanti sugli autobus...ma é tutto ciò che mi fa sentire viva. Che dà colore ad un dipinto, tracciato meticolosamente alla luce di ambizioni e progetti curati nel dettaglio. Ma che senza l'imprevisto sarebbe solo un asettico elenco di intenti.
E mi rivedo al Capodanno scorso.
All'inizio di questo lungo, duro, faticoso ma bellissimo anno. E mi sembra ancora di sentire me, Giusi e Agnese, parlare di ciò che davvero desideravamo, mentre eravamo impegnate nel "rito sacro" di rifarci il trucco, prima della mezzanotte...forse era davvero questo che volevo...l'inatteso, ciò che cambia le nostre vite.
sabato, ottobre 20, 2007
George Gray e i risvegli brutali...
Risveglio un pò brutale con un violento mal di testa. Avete presente quel tipico mal di testa da risveglio alle quattro del pomeriggio, di chi conduce una vita da rockstar e ha fatto baldoria fino alle sette del mattino?Ecco, proprio quello. Peccato che io una vita da rockstar non la faccio e che mi sono svegliata abbastanza presto, con un unico martellante pensiero. Cavolo, devo studiare. Siamo a pochi giorni dall'esame e, come al solito le cose ancora da fare, sono sempre di più di quelle già fatte. Questa é ormai una sorta di "legge di Murphy della mia vita".
Ieri sera é stata comunque una piacevole serata. C'erano gli amici vecchi e nuovi di Licia, un miscuglio di persone provenienti da parti d'Italia (o del mondo!!!) diverse, tanto che, ad un certo punto, ognuno faceva battute nel proprio dialetto e non si capiva più nulla.
Poi queste situazioni mi piacciono un casino.Quelle in cui le persone che ho davanti ancora non mi conoscono e quindi ancora ridono alle mie battute idiote!
Comunque, la mia serata é finita presto. Loro sono andati in un posto, uno di quelli che piacciono a Licia, dove c'é gente dall'aria incazzata e capelloni lunghi lunghi, e io sono rimasta a casa, con la speranza di riuscire a svegliarmi presto.
Ma non era questo il motivo per il quale volevo scrivere.Qualche sera fa, nell'appuntamento quotidiano della mia soap preferita (!!!), c'é stata una cittazione letteraria, abbastanza erudita (se consideriamo il livello della soap!). Tralasciando l'essere meschino che ha osato utilizzare questa poesia, Licia ha iniziato a saltellare per tutta la cucina, dicendo: "La conosco, la conosco!" e, allavelocità della luce, é corsa a prendere l'Antologia di Spoon River. Beh, sebbene l'avessi sfogliata un bel pò di volte, questa non l'avevo mai letta. Appena l'ho fatto, é stato amore a prima vista.
"Ho osservato tante volteil marmo che mi hanno scolpito-
una nave alla fonda con la vela ammainata.
In realtà non rappresenta il mio approdo ma la mia vita.
Perché l'amore mi fu offerto ma fuggii le sue lusinghe;
il dolore bussò alla mia porta ma ebbi paura;
l'ambizione mi chiamò, ma paventai i rischi.
Eppure bramavo sempre di dare un senso alla vita.
Ora so che bisogna alzare le vele e farsi portare dai venti della sorte dovunque spingano la nave.
Dare un senso alla vita può sfociare in follia ma una vita senza senso
è la tortura dell'inquietudine e del vago desiderio:
è una nave che desidera il mare ardentemente ma ha paura.
E diciamo anche che sono i versi che leggo più frequentemente in questi giorni. Forse alla ricerca di una continua spinta propulsiva, forse come monito per non attraccare di nuovo, per non gettare l'ancora una volta in più...non so. So che, però, il lavoro da fare su me stessa é ancora lungo. E le strade da percorrere per riuscire a farsi portare dai "venti della sorte" sono ancora molto impervie. Perché, anche se cerco di combattere la paura o non mi stanchi mai di spronare chi da questa si fa paralizzare, certe volte mi scopro ancora esitante.
E ancora una volta mi ritrovo a pensare. E a chiedermi come sarebbero andate le cose se avessi preso un treno quando era il momento di farlo, non avendo paura delle conseguenze.
Se avessi lottato, davvero.
Ieri sera é stata comunque una piacevole serata. C'erano gli amici vecchi e nuovi di Licia, un miscuglio di persone provenienti da parti d'Italia (o del mondo!!!) diverse, tanto che, ad un certo punto, ognuno faceva battute nel proprio dialetto e non si capiva più nulla.
Poi queste situazioni mi piacciono un casino.Quelle in cui le persone che ho davanti ancora non mi conoscono e quindi ancora ridono alle mie battute idiote!
Comunque, la mia serata é finita presto. Loro sono andati in un posto, uno di quelli che piacciono a Licia, dove c'é gente dall'aria incazzata e capelloni lunghi lunghi, e io sono rimasta a casa, con la speranza di riuscire a svegliarmi presto.
Ma non era questo il motivo per il quale volevo scrivere.Qualche sera fa, nell'appuntamento quotidiano della mia soap preferita (!!!), c'é stata una cittazione letteraria, abbastanza erudita (se consideriamo il livello della soap!). Tralasciando l'essere meschino che ha osato utilizzare questa poesia, Licia ha iniziato a saltellare per tutta la cucina, dicendo: "La conosco, la conosco!" e, allavelocità della luce, é corsa a prendere l'Antologia di Spoon River. Beh, sebbene l'avessi sfogliata un bel pò di volte, questa non l'avevo mai letta. Appena l'ho fatto, é stato amore a prima vista.
"Ho osservato tante volteil marmo che mi hanno scolpito-
una nave alla fonda con la vela ammainata.
In realtà non rappresenta il mio approdo ma la mia vita.
Perché l'amore mi fu offerto ma fuggii le sue lusinghe;
il dolore bussò alla mia porta ma ebbi paura;
l'ambizione mi chiamò, ma paventai i rischi.
Eppure bramavo sempre di dare un senso alla vita.
Ora so che bisogna alzare le vele e farsi portare dai venti della sorte dovunque spingano la nave.
Dare un senso alla vita può sfociare in follia ma una vita senza senso
è la tortura dell'inquietudine e del vago desiderio:
è una nave che desidera il mare ardentemente ma ha paura.
E diciamo anche che sono i versi che leggo più frequentemente in questi giorni. Forse alla ricerca di una continua spinta propulsiva, forse come monito per non attraccare di nuovo, per non gettare l'ancora una volta in più...non so. So che, però, il lavoro da fare su me stessa é ancora lungo. E le strade da percorrere per riuscire a farsi portare dai "venti della sorte" sono ancora molto impervie. Perché, anche se cerco di combattere la paura o non mi stanchi mai di spronare chi da questa si fa paralizzare, certe volte mi scopro ancora esitante.
E ancora una volta mi ritrovo a pensare. E a chiedermi come sarebbero andate le cose se avessi preso un treno quando era il momento di farlo, non avendo paura delle conseguenze.
Se avessi lottato, davvero.
lunedì, ottobre 08, 2007
Bagliori di luce
Sprazzi di conversazioni degli ultimi giorni ispirano questo post. Che sarà più confusionario degli altri. Che già, in realtà, lo sono non poco.
Sabato sera. Gli occhi sinceri delle mie amiche che mi dicono che a loro manco tanto. E mancate tanto anche a me. Ogni giorno mi sfiora il pensiero di come sarebbe stato ridere ancora a lezione o riuscire ad infilare qualche cretinata nelle più serie delle spiegazioni.
Ma é bello vedere che i destini universitari prendono ritmi, velocità, accelerazioni diverse. Ma quelli personali no. E nel nostro essere future donne e medichesse, vedo ancora quel groviglio di risate, belle speranze e ambizioni che tutte noi, messe insieme, ci portiamo.
E che s'incastra perfettamente. E ci consente di non menarci dopo una settimana di vacanza passata costantemente insieme e soprattutto vissuta gomito a gomito. E nel caso della casa a Scalea non é solo una metafora. Vi voglio bene. E il narghilé attende nuove avventure!
Pochi attimi fa. Conversazione su msn, circa le lotte, i mari in tempesta, le concezioni della vita.
E ancora chi, mesi fa, dopo avermi chiesto perché faccio medicina, torna a ispirarmi un pò di riflessione. Sulla vita, sul continuo lottare, sull'assoluta mancanza di un mare calmo, in gran parte delle nostre giornate.E capisco, sempre più, che non é un'esagerazione.
Che si tratti di acquisire un buon ritmo universitario, di portare avanti i propri obiettivi, di riuscire ad acciuffare un briciolo di serenità...tutto ciò richiede costanza, metodo, determinazione, forza. E una notevole indole al mettersi in gioco e a voler rischiare.
Dopo un mese trascorso nelle sabbie mobili, in quel caos calmo che, se potessi, prenderei a pugni e allontanerei dal mio microcosmo, devo ritornare alla tendenza Fernanda.
E a chi ha ispirato questa conversazione posso solo dire forza, forza, forza. Il traguardo é vicino e il successo pure. Sei sulla corsia di accelerazione. Una volta spiccato il volo, chi ti ferma più?
Aldilà delle incomprensioni, oltre i differenti modi di vedere le situazioni...la stima, l'empatia, la complicità nel dire cavolate, l'essere sempre noi stessi, senza vergognarsi di apparire presuntuosi quando si parla di sogni e ambizioni, permangono. E, forse, essere adulti é anche questo.
Pomeriggio della settimana scorsa in centro. Fra turisti giapponesi che pullulano in ogni dove, insulti al sistema dei blocchi universitari fiorentino, che bello scoprire che c'é tanto "idealismo umanitario" (te la rubo ,Lu, é un'espressione bellissima)in molti futuri medici. Insomma, che ci sia davvero, oltre agli invasati della corsa al denaro, chi vuole davvero curare una persona. Cercando la sua personale empatia con il paziente, rifuggendo dalle macchinazioni dei reparti. Partendo dall'Africa o dal proprio personale modo di fare medicina. Ricordandosi che, a volte, oltre ad auscultare, ci dovrebbe essere un pò di posto anche per l'ascolto. E che dietro le lenzuola bianche non si celano solo bronchiti e calcolosi. Ma anche grandi silenzi e inespresse solitudini.
E che bello appurare che essere idealisti non vuol dire non avere i piedi per terra. E che anche a qualcun'altro la parola compromesso fa alquanto ribrezzo. E il pragmatismo, a volte, lascia un pò di sgomento. Non ora. Non a venti anni o poco più. E' presto per i calcoli, per le furbate e le ambite ascese sociali. E' ancora tempo di sogni, grandi speranze e tante illusioni.
Domenica sera. Davanti una focaccia stracolma di nduja, un cielo stellato e la bellezza di Santo Spirito quando non é piena di gente, bottiglie di birra ovunque e musica assordante, Licia mi dice che lei crede nel "lampi di luce" o nei "segni". Ultimamente ci credo anch'io. E le nostre strade sono così piene di lampi, di chiacchierate folgoranti e incontri che ci arricchiscono, che, a volte, neanche ce ne rendiamo conto.
E poi in questi mesi ho avuto molti scambi di opinioni ,nella "blogosfera",con una persona che mi ha permesso di capire molte cose circa il mio futuro indossare un camice bianco. Rapporto medico-paziente. Mille sfaccettature e altrettanti differenti punti di vista. Ma una, una sola verità. Che alcune sensazioni sono universali. Che la paura, il terrore della malattia, la voglia di lottare e di farcela non sono appendici del paziente. E che il medico può trovarsi spesso dall'altra parte della scrivania. Per questo e per altri motivi, é il caso che porti sempre, accanto al suo Littmann, un pò di sana Umanità. Quella che fa di lui un Medico. Non un semplice "tecnico della salute.
In attesa che nuovi, folgoranti bagliori di luce, rischiarino il mio cammino...
Sabato sera. Gli occhi sinceri delle mie amiche che mi dicono che a loro manco tanto. E mancate tanto anche a me. Ogni giorno mi sfiora il pensiero di come sarebbe stato ridere ancora a lezione o riuscire ad infilare qualche cretinata nelle più serie delle spiegazioni.
Ma é bello vedere che i destini universitari prendono ritmi, velocità, accelerazioni diverse. Ma quelli personali no. E nel nostro essere future donne e medichesse, vedo ancora quel groviglio di risate, belle speranze e ambizioni che tutte noi, messe insieme, ci portiamo.
E che s'incastra perfettamente. E ci consente di non menarci dopo una settimana di vacanza passata costantemente insieme e soprattutto vissuta gomito a gomito. E nel caso della casa a Scalea non é solo una metafora. Vi voglio bene. E il narghilé attende nuove avventure!
Pochi attimi fa. Conversazione su msn, circa le lotte, i mari in tempesta, le concezioni della vita.
E ancora chi, mesi fa, dopo avermi chiesto perché faccio medicina, torna a ispirarmi un pò di riflessione. Sulla vita, sul continuo lottare, sull'assoluta mancanza di un mare calmo, in gran parte delle nostre giornate.E capisco, sempre più, che non é un'esagerazione.
Che si tratti di acquisire un buon ritmo universitario, di portare avanti i propri obiettivi, di riuscire ad acciuffare un briciolo di serenità...tutto ciò richiede costanza, metodo, determinazione, forza. E una notevole indole al mettersi in gioco e a voler rischiare.
Dopo un mese trascorso nelle sabbie mobili, in quel caos calmo che, se potessi, prenderei a pugni e allontanerei dal mio microcosmo, devo ritornare alla tendenza Fernanda.
E a chi ha ispirato questa conversazione posso solo dire forza, forza, forza. Il traguardo é vicino e il successo pure. Sei sulla corsia di accelerazione. Una volta spiccato il volo, chi ti ferma più?
Aldilà delle incomprensioni, oltre i differenti modi di vedere le situazioni...la stima, l'empatia, la complicità nel dire cavolate, l'essere sempre noi stessi, senza vergognarsi di apparire presuntuosi quando si parla di sogni e ambizioni, permangono. E, forse, essere adulti é anche questo.
Pomeriggio della settimana scorsa in centro. Fra turisti giapponesi che pullulano in ogni dove, insulti al sistema dei blocchi universitari fiorentino, che bello scoprire che c'é tanto "idealismo umanitario" (te la rubo ,Lu, é un'espressione bellissima)in molti futuri medici. Insomma, che ci sia davvero, oltre agli invasati della corsa al denaro, chi vuole davvero curare una persona. Cercando la sua personale empatia con il paziente, rifuggendo dalle macchinazioni dei reparti. Partendo dall'Africa o dal proprio personale modo di fare medicina. Ricordandosi che, a volte, oltre ad auscultare, ci dovrebbe essere un pò di posto anche per l'ascolto. E che dietro le lenzuola bianche non si celano solo bronchiti e calcolosi. Ma anche grandi silenzi e inespresse solitudini.
E che bello appurare che essere idealisti non vuol dire non avere i piedi per terra. E che anche a qualcun'altro la parola compromesso fa alquanto ribrezzo. E il pragmatismo, a volte, lascia un pò di sgomento. Non ora. Non a venti anni o poco più. E' presto per i calcoli, per le furbate e le ambite ascese sociali. E' ancora tempo di sogni, grandi speranze e tante illusioni.
Domenica sera. Davanti una focaccia stracolma di nduja, un cielo stellato e la bellezza di Santo Spirito quando non é piena di gente, bottiglie di birra ovunque e musica assordante, Licia mi dice che lei crede nel "lampi di luce" o nei "segni". Ultimamente ci credo anch'io. E le nostre strade sono così piene di lampi, di chiacchierate folgoranti e incontri che ci arricchiscono, che, a volte, neanche ce ne rendiamo conto.
E poi in questi mesi ho avuto molti scambi di opinioni ,nella "blogosfera",con una persona che mi ha permesso di capire molte cose circa il mio futuro indossare un camice bianco. Rapporto medico-paziente. Mille sfaccettature e altrettanti differenti punti di vista. Ma una, una sola verità. Che alcune sensazioni sono universali. Che la paura, il terrore della malattia, la voglia di lottare e di farcela non sono appendici del paziente. E che il medico può trovarsi spesso dall'altra parte della scrivania. Per questo e per altri motivi, é il caso che porti sempre, accanto al suo Littmann, un pò di sana Umanità. Quella che fa di lui un Medico. Non un semplice "tecnico della salute.
In attesa che nuovi, folgoranti bagliori di luce, rischiarino il mio cammino...
giovedì, settembre 27, 2007
Buone intenzioni
Fino a quando esisterà lo spazio
e con esso
le creature viventi,
possa anch'io concorrere
a cancellare i dolori del mondo...
Shantideva
Forse crescere é questo.
Ho abbandonato i sogni di gloria infantili.
Ho preso coscienza del fatto che non vincerò mai un premio Nobel e che non potrò mai affermare "io sposerò la scienza", proprio come ha fatto Rita Levi Montalcini.
E forse non metterò mai piede nell'IEO o in altri prestigiosi ospedali italiani.
Ma riuscire a capire cosa si nasconde dietro una complicata cartella clinica o giungere ad una diagnosi, con tutti i mezzi che avrò a disposizione...beh, mi sembra già questa una grande vittoria.
E se penso che, con il mio operato,potrò contribuire a cancellare una piccola, piccolissima parte dei dolori del mondo, sento che la mia vita non avrebbe potuto imboccare una rotta migliore.
Sono le gocce nel mare che fanno la differenza.
e con esso
le creature viventi,
possa anch'io concorrere
a cancellare i dolori del mondo...
Shantideva
Forse crescere é questo.
Ho abbandonato i sogni di gloria infantili.
Ho preso coscienza del fatto che non vincerò mai un premio Nobel e che non potrò mai affermare "io sposerò la scienza", proprio come ha fatto Rita Levi Montalcini.
E forse non metterò mai piede nell'IEO o in altri prestigiosi ospedali italiani.
Ma riuscire a capire cosa si nasconde dietro una complicata cartella clinica o giungere ad una diagnosi, con tutti i mezzi che avrò a disposizione...beh, mi sembra già questa una grande vittoria.
E se penso che, con il mio operato,potrò contribuire a cancellare una piccola, piccolissima parte dei dolori del mondo, sento che la mia vita non avrebbe potuto imboccare una rotta migliore.
Sono le gocce nel mare che fanno la differenza.
martedì, settembre 18, 2007
In burrasca
E' così che mi sento in questo periodo. Perenemmente in burrasca. Fra ondate di malinconia che arriva inaspettata, minacciosa, improvvisa e giornate di pura luce. Oggi é una di quelle.
Mi sono svegliata con il cuore gonfio di curiosità. Di conoscere un pò più il mondo, di arricchire di un senso nuovo la mia vita, di imparare.Che siano ernie e diverticoli o il modo giusto di stare al mondo. E mi succede, spesso, così. Vengo rapita, inebriata dalla bellezza della vita e tutto il resto sembra passare in secondo piano. Quasi un ospite indesiderato, un virus latente che, però, stai imparando sempre più ad ignorare. In fondo basta guardarsi intorno per accorgersi quanto piccola, meschina, immotivata sia la sensazione di solitudine.
E quando un'amica dice che non vede l'ora di rivederti, tua sorella che "sei più splendente di ogni altra cosa", o qualcun'altro che so entrare nel cuore della gente e rimanerci...allora proprio niente é perduto. E c'é tanto, tanto terreno fertile su cui seminare.
E io, come al solito, ho sempre tanto da imparare.Ma oggi, in questo periodo, forse qualcosa in più mi sembra di averla appresa. Che essere in burrasca é la mia salvezza. E che é quel quid che mi manca sempre, quella sensazione di incompiutezza perenne ad essere non la radice dell'insoddisfazione, quanto lo stimolo che mi spinge ad un forsennato miglioramento.
Ecco cos'é per me la felicità. E forse lo sono già, ancor prima di rendermene conto.
martedì, settembre 11, 2007
Me e solo me
Oggi ho voglia di parlare a me stessa.
L'abbronzatura del mese scorso non dà più segni d'esistenza e con essa é rimasta in vacanza un pò della spensieratezza che avevo il mese scorso.
Ora sono qui. Con la faccia pallida, un pò di chili in meno e, fino ai giorni scorsi, un umore davvero in cantina. Come se ascoltassi solo ora il suono sgradevole di tutte le brutte notizie di questi mesi.
Come se la mia pazienza fosse davvero giunta al limite. Come se davvero nulla sembrasse procedere per il verso giusto.E non sapevo da dove ricominciare a mettere ordine, in questo cumulo di macerie.
Oggi, però, voglio partire da me. Ed appeso al mio armadio c'é la lista degli esami che mi separano dalla laurea. Perché voglio divorarli.
E dentro di me tanti progetti. Così tanti che non so ancora se riuscirò a realizzarli o se, alla fine, mi dovrò ritrovare a togliere tempo di nuovo alle persone che amo.
E poi c'é l'Africa o l'America Latina. E tutti i volti sconosciuti che incrocerò, i bambini che proverò a consolare, le crisi che dovrò superare. Perché la voglia di darmi da fare é tanta. E non posso più ignorarla. Anche se ora sono inesperta, anche se sono incerta, anche se ho ancora da imparare tanto.
E poi c'é Capo Nord sul quale, prima o poi, getterò la mia bandiera personale. A ricordarmi che dopo un ostacolo, apparentemente insormontabile, c'é ancora tanto da lottare. E fortuna che non si finisce mai.
E poi c'é tutto ciò che quest'anno, di ritmo un pò più lento, vorrà portarmi.
E mi aggrappo a quella forza che so di avere. E che mi rassicura. Perché quando arriva tutto, davvero tutto, insieme , dopo incerti traballamenti, mi ritrovo sempre qui.
E mi aggrappo al mio coraggio. Perché ho capito di non aver paura di volare, di ammettere nuovi compagni di viaggio nel mio vivere. Di sentirmi un pò più vulnerabile ma forse un pizzico in più felice.
E questa volta non costruirò nuove barriere. Non ricomincerò il certosino e maniacale lavoro di costruzione di nuove muraglie. Non mi chiuderò nel puro culto della mia persona.
E tantomeno non mi lancerò in tentativi di denigrazione o premerò, con forza, il tasto reset.
Perché voglio davvero tenere vivo, forte, pulsante dentro me ogni singolo dettaglio di questo volo. Così come voglio ricordare ogni momento di questo duro, difficile anno.
Che mi ha insegnato l'imprevedibilità, l'incertezza ma anche fatto assaporare il sapore della pura vita.
Ora lo so. Ne sono certa. IO NON HO PAURA.
L'abbronzatura del mese scorso non dà più segni d'esistenza e con essa é rimasta in vacanza un pò della spensieratezza che avevo il mese scorso.
Ora sono qui. Con la faccia pallida, un pò di chili in meno e, fino ai giorni scorsi, un umore davvero in cantina. Come se ascoltassi solo ora il suono sgradevole di tutte le brutte notizie di questi mesi.
Come se la mia pazienza fosse davvero giunta al limite. Come se davvero nulla sembrasse procedere per il verso giusto.E non sapevo da dove ricominciare a mettere ordine, in questo cumulo di macerie.
Oggi, però, voglio partire da me. Ed appeso al mio armadio c'é la lista degli esami che mi separano dalla laurea. Perché voglio divorarli.
E dentro di me tanti progetti. Così tanti che non so ancora se riuscirò a realizzarli o se, alla fine, mi dovrò ritrovare a togliere tempo di nuovo alle persone che amo.
E poi c'é l'Africa o l'America Latina. E tutti i volti sconosciuti che incrocerò, i bambini che proverò a consolare, le crisi che dovrò superare. Perché la voglia di darmi da fare é tanta. E non posso più ignorarla. Anche se ora sono inesperta, anche se sono incerta, anche se ho ancora da imparare tanto.
E poi c'é Capo Nord sul quale, prima o poi, getterò la mia bandiera personale. A ricordarmi che dopo un ostacolo, apparentemente insormontabile, c'é ancora tanto da lottare. E fortuna che non si finisce mai.
E poi c'é tutto ciò che quest'anno, di ritmo un pò più lento, vorrà portarmi.
E mi aggrappo a quella forza che so di avere. E che mi rassicura. Perché quando arriva tutto, davvero tutto, insieme , dopo incerti traballamenti, mi ritrovo sempre qui.
E mi aggrappo al mio coraggio. Perché ho capito di non aver paura di volare, di ammettere nuovi compagni di viaggio nel mio vivere. Di sentirmi un pò più vulnerabile ma forse un pizzico in più felice.
E questa volta non costruirò nuove barriere. Non ricomincerò il certosino e maniacale lavoro di costruzione di nuove muraglie. Non mi chiuderò nel puro culto della mia persona.
E tantomeno non mi lancerò in tentativi di denigrazione o premerò, con forza, il tasto reset.
Perché voglio davvero tenere vivo, forte, pulsante dentro me ogni singolo dettaglio di questo volo. Così come voglio ricordare ogni momento di questo duro, difficile anno.
Che mi ha insegnato l'imprevedibilità, l'incertezza ma anche fatto assaporare il sapore della pura vita.
Ora lo so. Ne sono certa. IO NON HO PAURA.
domenica, settembre 09, 2007
Ricominciare da un piatto di pasta e zucchine
Chi mi conosce sa i "medievalismi"che mi contraddistinguono. Prima di fare un esame comincio a dire frasi del tipo "se il prossimo pullman che passa é il 18, passo l'esame", saltellando poi per tutta la strada se é davvero così. Oggi, é successa un pò la stessa cosa.
Come al solito l'astenia e la debolezza muscolare mi toglievano ogni voglia di gettarmi in qualsiasi tipo di progetto. Ma, cavolo, mi sono detta, é domenica. Certo, sono inappetente e neanche un piatto di lasagne potrebbe resuscitare il mio smisurato amore per la buona tavola, ma da qualche parte si doveva cominciare. Così mi sono lanciata in un poco elaborato piatto con i miei soliti medievalismi. Avrei ricominciato da qui, se tutto ciò aveva un che di commestibile.
E così é stato. Anche il severo giudice Linda mi ha fatto i complimenti. E io ho capito che, forse, qualcosa, sono ancora in grado di combinarla.
E che é il caso di partire da un piatto di pasta e zucchine per smetterla di sentirsi a terra.
E' stato davvero un periodaccio. Come se una coltre di oscuro malessere mi fosse piombata addosso.Tanti problemi che, con il solito tempismo tipico degli sfaceli, mi si sono abbattuti incontro. E poi c'é questo senso perenne di mancanza che mi accompagna. Per tutto ciò che mi é stato tolto, per la spensieratezza un pò perduta, per tutte le strade che avrei voluto percorrere e per gli sguardi non più incrociati.
Ma rimango ancora una fervente fautrice del fatto che una dose massiccia di problemi é il miglior metodo, se non l'unico, per rendere larghe le tue spalle, forte il tuo cuore, lungimirante e sicuro il tuo sguardo.
E ho ancora troppo da dover dare. Ho promesso troppe cose pe poter abbassare le difese.
Sono spesso contraddittoria, lunatica e i miei sbalzi d'umore sono noti a chiunque mi conosca oltre le 24 ore. Vivo continuamente protesa a cercare di migliorarmi, in un'insoddisfazione che é sempre stata la mia molla, con la testa piena di sogni e di pensieri confusi. E, spesso, ho paura di ammettere che sono in seria difficoltà. Quasi come se chiedere aiuto fosse un serio dramma.
Ma ho terribilmente voglia di lasciare spazio a quella me delle battute idiote, quella che ride ascoltando i neomelodici e crede sempre che tutto volgerà al meglio.
In fondo é una questione di proporzioni...bisogna solo attendere che la positività inebri ogni parte di me e spazzi ogni traccia di cattivopensiero. Possibilmente assieme a questo cavolo batteriovirusocosadiavolosia che viaggia indisturbato per il mio circolo ematico.
Come al solito l'astenia e la debolezza muscolare mi toglievano ogni voglia di gettarmi in qualsiasi tipo di progetto. Ma, cavolo, mi sono detta, é domenica. Certo, sono inappetente e neanche un piatto di lasagne potrebbe resuscitare il mio smisurato amore per la buona tavola, ma da qualche parte si doveva cominciare. Così mi sono lanciata in un poco elaborato piatto con i miei soliti medievalismi. Avrei ricominciato da qui, se tutto ciò aveva un che di commestibile.
E così é stato. Anche il severo giudice Linda mi ha fatto i complimenti. E io ho capito che, forse, qualcosa, sono ancora in grado di combinarla.
E che é il caso di partire da un piatto di pasta e zucchine per smetterla di sentirsi a terra.
E' stato davvero un periodaccio. Come se una coltre di oscuro malessere mi fosse piombata addosso.Tanti problemi che, con il solito tempismo tipico degli sfaceli, mi si sono abbattuti incontro. E poi c'é questo senso perenne di mancanza che mi accompagna. Per tutto ciò che mi é stato tolto, per la spensieratezza un pò perduta, per tutte le strade che avrei voluto percorrere e per gli sguardi non più incrociati.
Ma rimango ancora una fervente fautrice del fatto che una dose massiccia di problemi é il miglior metodo, se non l'unico, per rendere larghe le tue spalle, forte il tuo cuore, lungimirante e sicuro il tuo sguardo.
E ho ancora troppo da dover dare. Ho promesso troppe cose pe poter abbassare le difese.
Sono spesso contraddittoria, lunatica e i miei sbalzi d'umore sono noti a chiunque mi conosca oltre le 24 ore. Vivo continuamente protesa a cercare di migliorarmi, in un'insoddisfazione che é sempre stata la mia molla, con la testa piena di sogni e di pensieri confusi. E, spesso, ho paura di ammettere che sono in seria difficoltà. Quasi come se chiedere aiuto fosse un serio dramma.
Ma ho terribilmente voglia di lasciare spazio a quella me delle battute idiote, quella che ride ascoltando i neomelodici e crede sempre che tutto volgerà al meglio.
In fondo é una questione di proporzioni...bisogna solo attendere che la positività inebri ogni parte di me e spazzi ogni traccia di cattivopensiero. Possibilmente assieme a questo cavolo batteriovirusocosadiavolosia che viaggia indisturbato per il mio circolo ematico.
martedì, settembre 04, 2007
Avril, ci manchi!
E mentre io navigo in mari di tachipirina, bromocriptina, prugne, carboidrati e pura noia...la nostra Cettina é approdata in lidi lontani.Finalmente oggi ho capito dove l'ha portata il suo viaggio last second, deciso davvero all'ultimo minuto e senza una meta precisa...Amorgos...isoletta davvero carina delle Cicladi che, a quanto pare la sta ispirando davvero tanto, dato le parole del suo sms: "navigo in una nuvola di miele...e quanto é dolce vivere!".
Mio commento a questo sms: "Che bello vedere Cetta così serena e felice".
Commento di Linda:"Ma che c'ha messo in quel narghilé?"
Aggiornamento: Licia ora é a Santorini!...E io ancora qui con la febbre persistente!
lunedì, settembre 03, 2007
Post di pura noia
Ore 17:20. Situazione non diversa dalle 17:20 di ieri o dalle ore mattutine.
Faccio la spola fra il letto, la poltrona e il libro di fisiologia. Ho la febbre e mi annoio...odio questa febbre che non se ne va, odio i linfonodi ingrossati, il fucsia della confezione della tachipirina e il mio costante mal di testa. In questo momento vorrei essere in qualsiasi altro posto fuorché qui...e pensare che un mese fa partivo per il mare e che da lì sarebbe cominciata una delle più belle vacanze della mia vita. Non perché abbia esplorato lidi lontani o vissuto l'intensa movida di un'isola europea, anzi. Una settimana di puro relax, sole e risate. Con i miei che mi infarcivano di cibo, la birra e i cornetti di mezzanotte, le passeggiate chilometriche sulla spiaggia.
E poi c'é stata la settimana folle...quella con le mie amiche giù, a spasso per la Val d'Agri o meglio spiaccicate in sei in macchina, a ridere dei personaggi strani e della mia guida bohemienne.
Ed é stato tutto speciale così. Proprio perché é stato tutto naturale, senza forzature o formalismi, quasi come se avessero sempre vissuto con me.
E quello che mi consola é che sta per iniziare un nuovo anno e avrò tanto ancora da scoprire, da imparare, da conquistare. Anche se ora mi sento irritabile, stanca e tanto tanto annoiata.
Faccio la spola fra il letto, la poltrona e il libro di fisiologia. Ho la febbre e mi annoio...odio questa febbre che non se ne va, odio i linfonodi ingrossati, il fucsia della confezione della tachipirina e il mio costante mal di testa. In questo momento vorrei essere in qualsiasi altro posto fuorché qui...e pensare che un mese fa partivo per il mare e che da lì sarebbe cominciata una delle più belle vacanze della mia vita. Non perché abbia esplorato lidi lontani o vissuto l'intensa movida di un'isola europea, anzi. Una settimana di puro relax, sole e risate. Con i miei che mi infarcivano di cibo, la birra e i cornetti di mezzanotte, le passeggiate chilometriche sulla spiaggia.
E poi c'é stata la settimana folle...quella con le mie amiche giù, a spasso per la Val d'Agri o meglio spiaccicate in sei in macchina, a ridere dei personaggi strani e della mia guida bohemienne.
Ed é stato tutto speciale così. Proprio perché é stato tutto naturale, senza forzature o formalismi, quasi come se avessero sempre vissuto con me.
E quello che mi consola é che sta per iniziare un nuovo anno e avrò tanto ancora da scoprire, da imparare, da conquistare. Anche se ora mi sento irritabile, stanca e tanto tanto annoiata.
sabato, agosto 25, 2007
Grazie guerriero
Ora i tempi sono maturi. Per parlare,mettere a nudo la propria anima, evitare che tutto ciò che é stato possa sfuggire al ricordo.
Forse le settimane scorse era ancora troppo presto, ma ora il fiume di parole che mi viene da dentro non può più essere arrestato. E forse quel buco alla bocca dello stomaco sta cominciando a diventare nicchia del ricordo. E a fare meno male.
"Avrei voluto dirti ancora tante cose. Raccontarti di me, dei miei progetti, degli esami che avevo fatto e di tutti gli ostacoli che ancora ci sono. Ma il tempo fugace ha segnato la sua ora.
E l'ineluttabile, per me inaccettabile, é arrivato. E ora un vuoto di spazio, di tempo, di essenza ci separa. E tutto é accaduto così presto. Senza avere neanche il tempo di dirti quanto ti ho voluto bene o che per me eri il nonno speciale.
E ti avrei ascoltato ancora per ore. Parlare del freddo gelido della Russia, del Donn ghiacciato, delle tue peregrinazioni per l'Europa, di quanto hai desiderato tornare a casa. E, anche se tutti conoscevamo a memoria quelle storie, ogni volta avevi la capacità di renderle diverse, arricchite da nuovi particolari.Ed ecco che il freddo siberiano diventava sempre più freddo e quà e là apparivano nuovi personaggi.
E mi sembra ancora di vederti.Quando, di ritorno dalla messa della domenica, passavi a salutarci o quando, con orgoglio e soddisfazione, mostravi i prodotti del tuo orto o decantavi il potere soporifero del tuo vino.
E mi sembra ancora di sentire le urla di nonna quando entravi in casa con le scarpe sporche, quando ti addormentavi nel mezzo della giornata o iniziavi discorsi interminabili ai pranzi di Natale. O quando fingevi sistematicamente di non aver visto l'ora per restare un pò di più in campagna.
Per non parlare delle tue celebri poesie, di come ammiravi ogni singolo mattone della casa che avevi costruito, di quanto ti piacesse avere tutta la famiglia intorno, come fosse sempre la prima volta.Sei stata l'unica persona alla quale non avevo avuto il coraggio di dire che menzogna fosse la DC.
E ancora, a volte, mi capita di pensare che dovrei chiamarti. Perché, soprattutto negli ultimi mesi, quando la voglia di lasciarti andare era tanta, la mia voce ti riportava sempre alla lotta. Ed ecco che ti impegnavi, contro la sofferenza, la malattia, lo sfinimento e ti aggrappavi alla vita, ai tuoi affetti con una riserva inesauribile di forza.
E non dimenticherò mai il tuo saluto.So che é irrazionale, non scientifico e visionario, ma mi piace pensare che tu abbia voluto salutarmi. E quella forte,fortissima stretta di mano, e quella frase che non sono riuscita a capire resterà, per sempre, per me, l'emblema del nostro affetto speciale.
E saranno un monito.Ogni volta che avrò voglia di arrendermi, di piangere o di ritirarmi dalle battaglie in prima linea, ricorderò quella stretta di mano. E lotterò per me e per te. Che credevi in me, forse, più di ogni altra persona al mondo. Che mi chiedevi consigli, ti congratulavi per ogni esame, ascoltavi i miei racconti e avresti dato tutto pur di esserci anche tu quando sarei ufficialmente diventata un camice bianco.
La verità é che ,con te, con il tuo lasciarci, discreto e sereno, se n'é andato un mondo. E mi raggela già solo il pensiero di un Natale senza il tuo discorso, la mia laurea senza i tuoi sorrisi, i prossimi esami senza i tuoi auguri.
Ma voglio, devo pensare che non devi essere lontano. Che, se amore c'é stato, una torrida giornata di luglio non può strappare prepotentemente una colonna dei miei fragili 22 anni.
Tu sei qui. E sento che, giorno dopo giorno, ora dopo ora, all'assenza sopraggiunge la voglia di ricordare, alla tristezza, il maniacale tentativo della mente di recuperare ogni attimo passato.
E penserò a te ad ogni bivio della vita. Quando dovrò decidere se piangermi addosso o tirare fuori le unghie, se aggirare l'ostacolo o provare ad abbatterlo.
E sarai sempre per me il guerriero. Oggi. Per sempre."
Forse le settimane scorse era ancora troppo presto, ma ora il fiume di parole che mi viene da dentro non può più essere arrestato. E forse quel buco alla bocca dello stomaco sta cominciando a diventare nicchia del ricordo. E a fare meno male.
"Avrei voluto dirti ancora tante cose. Raccontarti di me, dei miei progetti, degli esami che avevo fatto e di tutti gli ostacoli che ancora ci sono. Ma il tempo fugace ha segnato la sua ora.
E l'ineluttabile, per me inaccettabile, é arrivato. E ora un vuoto di spazio, di tempo, di essenza ci separa. E tutto é accaduto così presto. Senza avere neanche il tempo di dirti quanto ti ho voluto bene o che per me eri il nonno speciale.
E ti avrei ascoltato ancora per ore. Parlare del freddo gelido della Russia, del Donn ghiacciato, delle tue peregrinazioni per l'Europa, di quanto hai desiderato tornare a casa. E, anche se tutti conoscevamo a memoria quelle storie, ogni volta avevi la capacità di renderle diverse, arricchite da nuovi particolari.Ed ecco che il freddo siberiano diventava sempre più freddo e quà e là apparivano nuovi personaggi.
E mi sembra ancora di vederti.Quando, di ritorno dalla messa della domenica, passavi a salutarci o quando, con orgoglio e soddisfazione, mostravi i prodotti del tuo orto o decantavi il potere soporifero del tuo vino.
E mi sembra ancora di sentire le urla di nonna quando entravi in casa con le scarpe sporche, quando ti addormentavi nel mezzo della giornata o iniziavi discorsi interminabili ai pranzi di Natale. O quando fingevi sistematicamente di non aver visto l'ora per restare un pò di più in campagna.
Per non parlare delle tue celebri poesie, di come ammiravi ogni singolo mattone della casa che avevi costruito, di quanto ti piacesse avere tutta la famiglia intorno, come fosse sempre la prima volta.Sei stata l'unica persona alla quale non avevo avuto il coraggio di dire che menzogna fosse la DC.
E ancora, a volte, mi capita di pensare che dovrei chiamarti. Perché, soprattutto negli ultimi mesi, quando la voglia di lasciarti andare era tanta, la mia voce ti riportava sempre alla lotta. Ed ecco che ti impegnavi, contro la sofferenza, la malattia, lo sfinimento e ti aggrappavi alla vita, ai tuoi affetti con una riserva inesauribile di forza.
E non dimenticherò mai il tuo saluto.So che é irrazionale, non scientifico e visionario, ma mi piace pensare che tu abbia voluto salutarmi. E quella forte,fortissima stretta di mano, e quella frase che non sono riuscita a capire resterà, per sempre, per me, l'emblema del nostro affetto speciale.
E saranno un monito.Ogni volta che avrò voglia di arrendermi, di piangere o di ritirarmi dalle battaglie in prima linea, ricorderò quella stretta di mano. E lotterò per me e per te. Che credevi in me, forse, più di ogni altra persona al mondo. Che mi chiedevi consigli, ti congratulavi per ogni esame, ascoltavi i miei racconti e avresti dato tutto pur di esserci anche tu quando sarei ufficialmente diventata un camice bianco.
La verità é che ,con te, con il tuo lasciarci, discreto e sereno, se n'é andato un mondo. E mi raggela già solo il pensiero di un Natale senza il tuo discorso, la mia laurea senza i tuoi sorrisi, i prossimi esami senza i tuoi auguri.
Ma voglio, devo pensare che non devi essere lontano. Che, se amore c'é stato, una torrida giornata di luglio non può strappare prepotentemente una colonna dei miei fragili 22 anni.
Tu sei qui. E sento che, giorno dopo giorno, ora dopo ora, all'assenza sopraggiunge la voglia di ricordare, alla tristezza, il maniacale tentativo della mente di recuperare ogni attimo passato.
E penserò a te ad ogni bivio della vita. Quando dovrò decidere se piangermi addosso o tirare fuori le unghie, se aggirare l'ostacolo o provare ad abbatterlo.
E sarai sempre per me il guerriero. Oggi. Per sempre."
lunedì, luglio 16, 2007
Cercasi disperatamente voglia di studiare...
Mi manca lo slancio. Vorrei un trampolino. Ecco cosa mi servirebbe. Per tuffarmi in un dieci giorni di puro studio, studiare lo studiabile e poi partire, finalmente,per lidi lontani.
Il problema é che mi sento già in vacanza...sarà l'infradito che tradisce, il caldo assassino e l'aria di festa che proviene dalle case vicino alla mia. Su su, il rush finale. Me lo sto ripetendo da stamattina con, ovviamente, scarsi risultati.
Intanto, medito su questo weekend di riposo. Che ovviamente da un singolo pm, quale doveva essere, si é dilatato a ben tre giorni o più. E ho passato tanto tempo con la mia sorellona rottenmeier, miracolosamente, senza tirarci piatti dietro o urlarci epiteti poco felici. Quasi da non credere quanto stiamo andando d'accordo! In fondo, spesso, l'abitudine prende la mano, i nostri caratteri, spesso troppo impulsivi, ci allontanano da ciò che in fondo siamo davvero.
Ma basta fermarsi a riflettere e capire quanto si perde l'una dell'altra. In questi mesi mi sono persa buona parte della sua allegria, dei suoi consigli saggi, dei suoi anni in più di latitanza su questo pianeta. E io, con la mia presunzione di avere ogni certezza in mano, di essere sempre coerente e impavida, ho perso l'opportunità di starle vicino, quando magari la durezza serve a poco. Ed é stato un anno, diciamo così, un pò turbolento. Però, la cosa straordinaria é che, puntualmente ci ritroviamo. Nel gran casino che sono le nostre vite, nel bel mezzo delle nostre personalità spesso inconciliabili, arriva un momento in cui osservarsi ridere e scherzare é fantastico. O, puntualmente, perdersi in un negozio e ritrovarsi mezz'ora dopo con gli stessi vestiti in mano, litigare per chi deve avere l'ultima parola, scoprirsi a canticchiare la stessa canzone o desiderare, proprio nello stesso momento, una dose massiccia di caffeina.
E anche se le ripeto spesso che dovrebbe fumare di meno, arrabbiarsi di meno, usare di meno la piastra,non usare troppo "spranga e manganello" quando sarà un celerino, non parlare mentre sto guardando un film o entrare in camera mentre studio...
e anche se lei mi dice che dovrei essere meno distratta, rilassarmi di più, finirla di usare il tono saccente, avere meno paura e rischiare di più...in fondo, sappiamo entrambe, quanto speciale é per ognuna di noi la presenza dell'altra. E quanto ci stimiamo e ci adoriamo a vicenda.
Potrei chiudere qui questo post ma ciò mi riporterebbe allo studio perciò resto a dire qualche altra frase sconclusionata...non mi sembra vero!Tra qualche settimana sono a casa...e dopo cinque mesi qui non vedo l'ora di essere a casa.Prima di tutto, mi inebrierò dell'odore del Sud, arriverò alla saturazione delle chiacchiere con i vicini di casa sugli ultimi gossip del paese, riabbraccerò le mie amiche che mi sono mancate tantissimo, rivedrò tutta la famiglia fino alla settima generazione, mi farò cucinare per una settimana tutti i miei piatti preferiti(ovviamente niente di leggero!), andrò in giro fino a tardi e la mattina sarò in piedi presto per non perder tempo, litigherò con mio fratello per prendere la macchina che, intanto, pretenderà che legga tutti i suoi articoli e le sue poesie in una mattinata (!!!), parlerò di politica con papà (discussione che ovviamente terminerà con me che urlo e con lui che dirà che non sono democratica), andrò finalmente al mare, prenderò tutto il sole che posso prendere, tornerò al Clandestino in quell'atmosfera molto noglobal che mi fa sentire tanto a casa, poi ci sarà tutto il Club Rowenta giù e, credo, sarà davvero una settimana esilarante...e poi si ritorna su. Ecco tutto ciò che intendo fare. Ora é il caso che cominci a studiare.Dato che ci provo dalle nove di questa mattina e sono circa le sei. A presto
Il problema é che mi sento già in vacanza...sarà l'infradito che tradisce, il caldo assassino e l'aria di festa che proviene dalle case vicino alla mia. Su su, il rush finale. Me lo sto ripetendo da stamattina con, ovviamente, scarsi risultati.
Intanto, medito su questo weekend di riposo. Che ovviamente da un singolo pm, quale doveva essere, si é dilatato a ben tre giorni o più. E ho passato tanto tempo con la mia sorellona rottenmeier, miracolosamente, senza tirarci piatti dietro o urlarci epiteti poco felici. Quasi da non credere quanto stiamo andando d'accordo! In fondo, spesso, l'abitudine prende la mano, i nostri caratteri, spesso troppo impulsivi, ci allontanano da ciò che in fondo siamo davvero.
Ma basta fermarsi a riflettere e capire quanto si perde l'una dell'altra. In questi mesi mi sono persa buona parte della sua allegria, dei suoi consigli saggi, dei suoi anni in più di latitanza su questo pianeta. E io, con la mia presunzione di avere ogni certezza in mano, di essere sempre coerente e impavida, ho perso l'opportunità di starle vicino, quando magari la durezza serve a poco. Ed é stato un anno, diciamo così, un pò turbolento. Però, la cosa straordinaria é che, puntualmente ci ritroviamo. Nel gran casino che sono le nostre vite, nel bel mezzo delle nostre personalità spesso inconciliabili, arriva un momento in cui osservarsi ridere e scherzare é fantastico. O, puntualmente, perdersi in un negozio e ritrovarsi mezz'ora dopo con gli stessi vestiti in mano, litigare per chi deve avere l'ultima parola, scoprirsi a canticchiare la stessa canzone o desiderare, proprio nello stesso momento, una dose massiccia di caffeina.
E anche se le ripeto spesso che dovrebbe fumare di meno, arrabbiarsi di meno, usare di meno la piastra,non usare troppo "spranga e manganello" quando sarà un celerino, non parlare mentre sto guardando un film o entrare in camera mentre studio...
e anche se lei mi dice che dovrei essere meno distratta, rilassarmi di più, finirla di usare il tono saccente, avere meno paura e rischiare di più...in fondo, sappiamo entrambe, quanto speciale é per ognuna di noi la presenza dell'altra. E quanto ci stimiamo e ci adoriamo a vicenda.
Potrei chiudere qui questo post ma ciò mi riporterebbe allo studio perciò resto a dire qualche altra frase sconclusionata...non mi sembra vero!Tra qualche settimana sono a casa...e dopo cinque mesi qui non vedo l'ora di essere a casa.Prima di tutto, mi inebrierò dell'odore del Sud, arriverò alla saturazione delle chiacchiere con i vicini di casa sugli ultimi gossip del paese, riabbraccerò le mie amiche che mi sono mancate tantissimo, rivedrò tutta la famiglia fino alla settima generazione, mi farò cucinare per una settimana tutti i miei piatti preferiti(ovviamente niente di leggero!), andrò in giro fino a tardi e la mattina sarò in piedi presto per non perder tempo, litigherò con mio fratello per prendere la macchina che, intanto, pretenderà che legga tutti i suoi articoli e le sue poesie in una mattinata (!!!), parlerò di politica con papà (discussione che ovviamente terminerà con me che urlo e con lui che dirà che non sono democratica), andrò finalmente al mare, prenderò tutto il sole che posso prendere, tornerò al Clandestino in quell'atmosfera molto noglobal che mi fa sentire tanto a casa, poi ci sarà tutto il Club Rowenta giù e, credo, sarà davvero una settimana esilarante...e poi si ritorna su. Ecco tutto ciò che intendo fare. Ora é il caso che cominci a studiare.Dato che ci provo dalle nove di questa mattina e sono circa le sei. A presto
giovedì, luglio 12, 2007
Un pomeriggio di relax...quasi non mi sembra vero.
Giro come una trottola per la casa che, inspiegabilmente, mi sembra troppo grande. Certo uno spazio vasto rispetto alla scrivania, difronte la quale sono confinata da più di un mese.
Ma oggi é diverso. Oggi mi sembra di avere gambe nuove, di non sentire più l'affanno, di non desiderare più trentacinque ore di sonno di fila . E non é solo per il suono armonioso si un bel 30. Non é per quello. E' per avere avuto la possibilità.
Di parlare di ciò che più amo al mondo, di dimostrare che se tutti quei punti, soffi, linee e quadranti non le ho imparate per puro interesse didattico. Ma perché dietro un soffio c'é un cuore che batte. Dietro un cuore che batte ,un'anima, una vita con i suoi pensieriintenzionidubbiepaure.
E il mio modo di rispettare gli sguardi che incrocerò é questo. Quello di ridurre al minimo l'errore .Quello accidentale che, purtroppo, può presentarsi ma che la tua dedizione e il tuo impegno possono ridurre.Mettere un bel pò a tacere.
In fondo non cambia poi molto...la strada é lunga e tutti i blocchi burocratici ancora perennemente in agguato. Ma oggi, a girare come una trottola, per la casa c'é la vera me stessa. Quella a cui é stata data una possibilità.
E ora al via con le pulizie, con lo shopping, con gli aperitivi e qualche altro pomeriggio di sole. Per ora sono una normotesa (ancora per qualche giorno!) serena.
Ma oggi é diverso. Oggi mi sembra di avere gambe nuove, di non sentire più l'affanno, di non desiderare più trentacinque ore di sonno di fila . E non é solo per il suono armonioso si un bel 30. Non é per quello. E' per avere avuto la possibilità.
Di parlare di ciò che più amo al mondo, di dimostrare che se tutti quei punti, soffi, linee e quadranti non le ho imparate per puro interesse didattico. Ma perché dietro un soffio c'é un cuore che batte. Dietro un cuore che batte ,un'anima, una vita con i suoi pensieriintenzionidubbiepaure.
E il mio modo di rispettare gli sguardi che incrocerò é questo. Quello di ridurre al minimo l'errore .Quello accidentale che, purtroppo, può presentarsi ma che la tua dedizione e il tuo impegno possono ridurre.Mettere un bel pò a tacere.
In fondo non cambia poi molto...la strada é lunga e tutti i blocchi burocratici ancora perennemente in agguato. Ma oggi, a girare come una trottola, per la casa c'é la vera me stessa. Quella a cui é stata data una possibilità.
E ora al via con le pulizie, con lo shopping, con gli aperitivi e qualche altro pomeriggio di sole. Per ora sono una normotesa (ancora per qualche giorno!) serena.
venerdì, giugno 29, 2007
Quanto é difficile parte due...
Tempo di terremoti interiori. Giorni confusi, sfinenti, massacranti. Ho bruciato i neuroni più con i miei dubbi amletici che con effettive ore di studio. E ho cambiato, ancora una volta, programmi, intenzioni, progetti.
E poi mi sono finalmente fermata a pensare. A cosa davvero voglio io. A qual é la strada verso la quale mi porta il cuore, i miei sogni e tutti gli sfiancanti tour de force di quest'anno. Ed ho capito finalmente qual é la soluzione che mi fa stare meglio, che può rendermi felice, serena, appagata. Che può farmi gustare un pò di giornate al mare, una settimana con le mie meravigliose amiche a fare la guida turistica della Basilicata, che può consentirmi di passare un pò di tempo con la mia famiglia, che può farmi vivere un anno fra tutti i reparti che voglio concedermi, corsi di secondo livello e un pò di sport che non mi farebbe male.
E chi mi conosce sa che non é arrendevolezza. Chi davvero mi ha capito sa che ci vuole più coraggio ad accettare un pò di sosta che a vedere tanto vicino il traguardo.
Perché non é ammissibile non scendere a casa per 5 mesi di fila per paura di perdere tempo, perché non é concepibile non avere il tempo per i miei spazi, le mie letture, tutti i miei interessi...non é possibile continuare a mangiarsi le mani per avere programmato gli esami in maniera sbagliata e tanto meno perdere il sorriso. Perché ho una vita meravigliosa. E dovrei imparare ad apprezzarla un pò di più.
E, tranquilli, non ho abbandonato l'arena. Ho solo calibrato il mio orologio interno e lasciato, per una volta, scegliere alla vera Fernanda. Quella che non é solo un libretto o un malloppo di carte sulla scrivania.
E poi mi sono finalmente fermata a pensare. A cosa davvero voglio io. A qual é la strada verso la quale mi porta il cuore, i miei sogni e tutti gli sfiancanti tour de force di quest'anno. Ed ho capito finalmente qual é la soluzione che mi fa stare meglio, che può rendermi felice, serena, appagata. Che può farmi gustare un pò di giornate al mare, una settimana con le mie meravigliose amiche a fare la guida turistica della Basilicata, che può consentirmi di passare un pò di tempo con la mia famiglia, che può farmi vivere un anno fra tutti i reparti che voglio concedermi, corsi di secondo livello e un pò di sport che non mi farebbe male.
E chi mi conosce sa che non é arrendevolezza. Chi davvero mi ha capito sa che ci vuole più coraggio ad accettare un pò di sosta che a vedere tanto vicino il traguardo.
Perché non é ammissibile non scendere a casa per 5 mesi di fila per paura di perdere tempo, perché non é concepibile non avere il tempo per i miei spazi, le mie letture, tutti i miei interessi...non é possibile continuare a mangiarsi le mani per avere programmato gli esami in maniera sbagliata e tanto meno perdere il sorriso. Perché ho una vita meravigliosa. E dovrei imparare ad apprezzarla un pò di più.
E, tranquilli, non ho abbandonato l'arena. Ho solo calibrato il mio orologio interno e lasciato, per una volta, scegliere alla vera Fernanda. Quella che non é solo un libretto o un malloppo di carte sulla scrivania.
domenica, giugno 24, 2007
Quanto é difficile
Quanto é difficile. Quando si ama qualcosa così terribilmente da arrivare, a volte, persino a sentirsi oppressi. La mia facoltà. Tutta la mia vita. Quella per la quale sto rinunciando alle giornate al mare, ad una nottata tirata fino al mattino, a una chiacchierata in centro con un'amica, a stare lontana da casa per più di 5 mesi. Quella per la quale tolgo tempo alle mie sorelle, ai miei genitori, ad amici, a chiunque mi fa star bene. Quella per la quale mi agito, lotto, vado contro i miei ritmi naturali, dormo 5 ore a notte e mi becco le conseguenze di un massacrante stress.
Quella che, però, mi rende felice, dà un senso alle mie giornate, mi fa sentire ambiziosa e combattiva, tenace e determinata.
E' per questa che la vivo così. E solo le persone che davvero mi conoscono capiscono perché la sto prendendo così. Ma quanto é difficile, più si va avanti, trovare un equilibrio tra quello che vorrei davvero fare e i ritmi che ci vengono imposti. Dedicare più approfondimento ai miei studi, più attenzione alla parte pratica, più interesse verso tutte quelle cose che mi faranno crescere come persona. E, invece, una corsa imposta mi fa sentire il peso dell'affanno.
Ed eccomi a scegliere, ancora una volta, il mio ritmo. Quello che il mio generatore automatico mi sta imponendo. Quello che viene dal mio cuore e dal mio istinto di autoconservazione. Quello che risente del troppo acido lattico accumulato in questi mesi. E se ne pagherò le conseguenze, pace. Se mi ritroverò un km indietro rispetto alla mischia, poco importerà. Sarò comunque un tassello più vicina a ciò che mi rende felice. E sarà sempre a questo che dovrò puntare.
Quella che, però, mi rende felice, dà un senso alle mie giornate, mi fa sentire ambiziosa e combattiva, tenace e determinata.
E' per questa che la vivo così. E solo le persone che davvero mi conoscono capiscono perché la sto prendendo così. Ma quanto é difficile, più si va avanti, trovare un equilibrio tra quello che vorrei davvero fare e i ritmi che ci vengono imposti. Dedicare più approfondimento ai miei studi, più attenzione alla parte pratica, più interesse verso tutte quelle cose che mi faranno crescere come persona. E, invece, una corsa imposta mi fa sentire il peso dell'affanno.
Ed eccomi a scegliere, ancora una volta, il mio ritmo. Quello che il mio generatore automatico mi sta imponendo. Quello che viene dal mio cuore e dal mio istinto di autoconservazione. Quello che risente del troppo acido lattico accumulato in questi mesi. E se ne pagherò le conseguenze, pace. Se mi ritroverò un km indietro rispetto alla mischia, poco importerà. Sarò comunque un tassello più vicina a ciò che mi rende felice. E sarà sempre a questo che dovrò puntare.
giovedì, giugno 21, 2007
Nuova fase
Forse sta iniziando una nuova fase della mia vita.
O forse é già iniziata da un pezzo ma, ti ritrovi, un giorno a guardare tutto da una prospettiva diversa. Come se finora nel tuo campo visivo ci fosse stata solo una parte della realtà, un briciolo del tuo microcosmo. E ora quel microcosmo si é dilatato e il tuo campo visivo accoglie differenti spunti di riflessione.
Sì, credo davvero, che qualcosa in me sia cambiato in queste torride giornate di una nascente estate. Ma la consapevolezza mi ha reso serena. Perché ora so che é un piccolo, innocuo incidente di percorso. Perché ora tutte le mie paure, per lo più infondate, sono state spazzate via. Perché ho compreso, forse in una maniera un pò brutale, che non tutto si può controllare. Che la vita non sono esami da macinare, blocchi da superare, programmi da pianificare e, in maniera soddisfacente, condurre al termine.
Che c'é la variabilità, l'imprevedibile e l'incontrollabile, l'eventualità che tu non metti in conto. Ma che ti cambia e stravolge il tuo modo di vedere le cose. Che ti riporta, immediatamente ed intensamente, alla vita. E ti fa accorgere che tutto ciò che hai é una straordinaria ed inestimabile fortuna.
So che é un post un pò criptico. Ma sono pensieri in libertà buttati giù lì per rassicurare chi lo leggerà. Nel modo più sincero ed autentico possibile. Forse é un pò difficile da crederlo, dato quello che ero diventata negli ultimi tempi...tesa, angosciata, paranoica.Ma sono serena e lo sono davvero. E' giusto qualche piuma in meno su un'ala, che non mi impedisce, però, di spiccare il volo. Ci saranno, certo, venti avversi e traversate massacranti, ma anche brezze tiepide ed inaspettati ristori...alla prossima, Fernanda
E poi in questi brevi, fugaci giorni mi sembra di aver ricevuto già tanto. Il calore, rassicurante, di chi mi é vicino, di chi da lontano mi insegna il giusto modo di combattere, di chi fa sentire la sua presenza anche se non é qui. E, intanto, cerco di riuscire al meglio in quello che sto facendo, nei miei studi soprattutto.Senza crearmi alibi o scusanti varie. perché proprio non ce ne sono. anzi, semmai ottenere delle soddisfazioni, avrebbe un sapore ancora più gratificante. Cmq, si vedrà...per ora restano solo pensieri confusi.
O forse é già iniziata da un pezzo ma, ti ritrovi, un giorno a guardare tutto da una prospettiva diversa. Come se finora nel tuo campo visivo ci fosse stata solo una parte della realtà, un briciolo del tuo microcosmo. E ora quel microcosmo si é dilatato e il tuo campo visivo accoglie differenti spunti di riflessione.
Sì, credo davvero, che qualcosa in me sia cambiato in queste torride giornate di una nascente estate. Ma la consapevolezza mi ha reso serena. Perché ora so che é un piccolo, innocuo incidente di percorso. Perché ora tutte le mie paure, per lo più infondate, sono state spazzate via. Perché ho compreso, forse in una maniera un pò brutale, che non tutto si può controllare. Che la vita non sono esami da macinare, blocchi da superare, programmi da pianificare e, in maniera soddisfacente, condurre al termine.
Che c'é la variabilità, l'imprevedibile e l'incontrollabile, l'eventualità che tu non metti in conto. Ma che ti cambia e stravolge il tuo modo di vedere le cose. Che ti riporta, immediatamente ed intensamente, alla vita. E ti fa accorgere che tutto ciò che hai é una straordinaria ed inestimabile fortuna.
So che é un post un pò criptico. Ma sono pensieri in libertà buttati giù lì per rassicurare chi lo leggerà. Nel modo più sincero ed autentico possibile. Forse é un pò difficile da crederlo, dato quello che ero diventata negli ultimi tempi...tesa, angosciata, paranoica.Ma sono serena e lo sono davvero. E' giusto qualche piuma in meno su un'ala, che non mi impedisce, però, di spiccare il volo. Ci saranno, certo, venti avversi e traversate massacranti, ma anche brezze tiepide ed inaspettati ristori...alla prossima, Fernanda
E poi in questi brevi, fugaci giorni mi sembra di aver ricevuto già tanto. Il calore, rassicurante, di chi mi é vicino, di chi da lontano mi insegna il giusto modo di combattere, di chi fa sentire la sua presenza anche se non é qui. E, intanto, cerco di riuscire al meglio in quello che sto facendo, nei miei studi soprattutto.Senza crearmi alibi o scusanti varie. perché proprio non ce ne sono. anzi, semmai ottenere delle soddisfazioni, avrebbe un sapore ancora più gratificante. Cmq, si vedrà...per ora restano solo pensieri confusi.
domenica, giugno 17, 2007
Annuncio nuovi coinquilini...
Su consiglio della mia amica Lucilla, ho pensato di affittare la stanza della mia cara sorella Cettina per il mese di Luglio. E in questo modo di riuscire a colmare il vuoto che la suddetta lascerà in questa casa popolata da zanzare e da libri di fisiologia (siamo a quota sei!!!).
Cettina si é dimostrata favorevole all'idea purché nessuno tocchi i libri disposti in meticoloso ordine alfabetico. Così, presa dall'euforia di vedere nuova gente per casa, ho pensato di mettermi alla ricerca di persone che, beh, fossero quanto meno sulla sua stessa lunghezza d'onda (ahahaha)...ecco l'annuncio:
"Affittasi stanza singola per il mese di Luglio, in zona Careggi.
Sono ben accetti soggetti dark, punk, hippies e new age, disobeddienti e Caruso-boys, anarco-insurrezionalisti, dilibertiani.
Sgradita la presenza di fans di Fabrizio Corona, Maria de Filippi, Benedetto XVI,di possidenti di maglie Shyno, nonché lettori di Cioé, Top Girl o Novella 2000 e di tutti coloro che seguono assiduamente i dettami di questa società neoliberista, bigotta, moralista e filoamericana!!!
E' consigliabile non chiamare negli orari dei pasti onde evitare di disturbare la sottoscritta in uno di momenti catartici della giornata. Telefonate numerosi."
Ovviamente la mia vena idiota-ironica di stamattina é stata arrestata sul nascere quando ho allegramente proposto di pubblicare l'annuncio e di vedere che soggetti si sarebbero presentati.
E le urla della signorina Rottermaier (alias Linda) e i rimproveri di Licia (che si alternano fra "ma quando cresci?!" e "finiscila di fare la stupidina!") mi hanno portato alla dura realtà. Ovvero al mio libro di fisiologia.A presto
Cettina si é dimostrata favorevole all'idea purché nessuno tocchi i libri disposti in meticoloso ordine alfabetico. Così, presa dall'euforia di vedere nuova gente per casa, ho pensato di mettermi alla ricerca di persone che, beh, fossero quanto meno sulla sua stessa lunghezza d'onda (ahahaha)...ecco l'annuncio:
"Affittasi stanza singola per il mese di Luglio, in zona Careggi.
Sono ben accetti soggetti dark, punk, hippies e new age, disobeddienti e Caruso-boys, anarco-insurrezionalisti, dilibertiani.
Sgradita la presenza di fans di Fabrizio Corona, Maria de Filippi, Benedetto XVI,di possidenti di maglie Shyno, nonché lettori di Cioé, Top Girl o Novella 2000 e di tutti coloro che seguono assiduamente i dettami di questa società neoliberista, bigotta, moralista e filoamericana!!!
E' consigliabile non chiamare negli orari dei pasti onde evitare di disturbare la sottoscritta in uno di momenti catartici della giornata. Telefonate numerosi."
Ovviamente la mia vena idiota-ironica di stamattina é stata arrestata sul nascere quando ho allegramente proposto di pubblicare l'annuncio e di vedere che soggetti si sarebbero presentati.
E le urla della signorina Rottermaier (alias Linda) e i rimproveri di Licia (che si alternano fra "ma quando cresci?!" e "finiscila di fare la stupidina!") mi hanno portato alla dura realtà. Ovvero al mio libro di fisiologia.A presto
giovedì, giugno 14, 2007
Cena di una notte di mezza estate con foto "a ventaglio" ed endorfine a gogo
Il titolo ebete dovrebbe sottolineare l'euforia di una serata così, assolutamente esilarante.
Sarà stato che non ci vedevamo, tutti, proprio tutti da un secolo. Sarà che essere strappati, per due ore, al turbine delle fisiologie, patologie, anatomie é stata come tornare a respirare da un pò di lunga, permanente apnea...il fatto é che non si percepiva più la differenza fra un gruppo di liceali brufolosi ed euforici e noi. E il peso dei nostri 22 anni e delle nostre teste colme di responsabilità, ambizioni, aspettative e missioni varie, non si percepiva più. Tanto che abbiamo cominciato a ridere così tanto che, ormai, si rideva anche quando non ce n'era motivo. E poi le foto "a ventaglio", i primi piani da idioti, i brindisi ad ogni occasione buona, le gommine infrapasti e le occhiatacce di quelli dei tavoli attorno.
Sono stata davvero bene. E naufragare in questo mare di spensieratezza e leggerezza é stato così piacevole...ora si ritorna, però, alle dure fatiche. Al ripasso dei muscoli addominali. Quelli che ieri sono stati messi a dura prova dal troppo ridere. A bientot
Sarà stato che non ci vedevamo, tutti, proprio tutti da un secolo. Sarà che essere strappati, per due ore, al turbine delle fisiologie, patologie, anatomie é stata come tornare a respirare da un pò di lunga, permanente apnea...il fatto é che non si percepiva più la differenza fra un gruppo di liceali brufolosi ed euforici e noi. E il peso dei nostri 22 anni e delle nostre teste colme di responsabilità, ambizioni, aspettative e missioni varie, non si percepiva più. Tanto che abbiamo cominciato a ridere così tanto che, ormai, si rideva anche quando non ce n'era motivo. E poi le foto "a ventaglio", i primi piani da idioti, i brindisi ad ogni occasione buona, le gommine infrapasti e le occhiatacce di quelli dei tavoli attorno.
Sono stata davvero bene. E naufragare in questo mare di spensieratezza e leggerezza é stato così piacevole...ora si ritorna, però, alle dure fatiche. Al ripasso dei muscoli addominali. Quelli che ieri sono stati messi a dura prova dal troppo ridere. A bientot
giovedì, giugno 07, 2007
Ma le curve P-V quante sono?
Quand'é stata l'ultima volta che ho detto che la fisiologia é la mia materia preferita?
Aaargh. Studio da mesi e mi sembra di non avere che un pugno di mosche in manoP. Anzi, un pugno di mosche in mano.
Nonostante ciò, si combatte. Si continua a combattere. Che siano le innumerevoli curve pressione-volume o la lotta quotidiana contro i pensieri negativi. Ma é una lotta quasi catartica, da cui ogni giorno si apprende di più.
Sono cambiate tante cose in questi mesi...e, anche se non sono accaduti grandi stravolgimenti, anche se vivo ancora sotto lo stesso cielo di Firenze, con le stesse identiche persone, sono cambiata io. E' cambiata la me che entrava in crisi per un esame, quella che temeva il blocco più di ogni altra cosa, quella che sperava di non sbagliare mai in niente. Ed ha preso il sopravvento quella parte di me che,in questi mesi, si é dovuta misurare con i suoi limiti, le sue imperfezioni.
Quella che ha dovuto lottare contro paure che, fino a mesi fa, neanche la sfioravano. Quella me che, suo malgrado, ha dovuto conoscere il significato del termine "eventualità" e l'essenza della probabilità.
E poco importa se non ho dato a vedere alcun cambiamento o se molti non hanno avverito l'eco del mio terremoto interno. Colpa della mia ritrosia a mostrare le ferite di battaglia o della mia inguaribile diffidenza. E non ha importanza se "a volte ritornano", angosce, paranoie, timori di quella che ero. Oggi sono io. Intenzionata a conservare un pò di quella luce che adesso sento. E che mi fa sentire viva, forte anche nelle mie debolezze, fiduciosa che saranno i miei obiettivi, i miei sogni a mandarmi costantemente avanti.
E, per ora, voglio ignorare tutto ciò che un tempo mi faceva star male...il finire i miei studi con un pò di ritardo, il fatto che molte persone che mi circondano non mi conoscono o non mi hanno mai conosciuta, il tentativo di essere sempre e comunque fondamentale per tutti.
Oggi voglio vivere.
Aaargh. Studio da mesi e mi sembra di non avere che un pugno di mosche in manoP. Anzi, un pugno di mosche in mano.
Nonostante ciò, si combatte. Si continua a combattere. Che siano le innumerevoli curve pressione-volume o la lotta quotidiana contro i pensieri negativi. Ma é una lotta quasi catartica, da cui ogni giorno si apprende di più.
Sono cambiate tante cose in questi mesi...e, anche se non sono accaduti grandi stravolgimenti, anche se vivo ancora sotto lo stesso cielo di Firenze, con le stesse identiche persone, sono cambiata io. E' cambiata la me che entrava in crisi per un esame, quella che temeva il blocco più di ogni altra cosa, quella che sperava di non sbagliare mai in niente. Ed ha preso il sopravvento quella parte di me che,in questi mesi, si é dovuta misurare con i suoi limiti, le sue imperfezioni.
Quella che ha dovuto lottare contro paure che, fino a mesi fa, neanche la sfioravano. Quella me che, suo malgrado, ha dovuto conoscere il significato del termine "eventualità" e l'essenza della probabilità.
E poco importa se non ho dato a vedere alcun cambiamento o se molti non hanno avverito l'eco del mio terremoto interno. Colpa della mia ritrosia a mostrare le ferite di battaglia o della mia inguaribile diffidenza. E non ha importanza se "a volte ritornano", angosce, paranoie, timori di quella che ero. Oggi sono io. Intenzionata a conservare un pò di quella luce che adesso sento. E che mi fa sentire viva, forte anche nelle mie debolezze, fiduciosa che saranno i miei obiettivi, i miei sogni a mandarmi costantemente avanti.
E, per ora, voglio ignorare tutto ciò che un tempo mi faceva star male...il finire i miei studi con un pò di ritardo, il fatto che molte persone che mi circondano non mi conoscono o non mi hanno mai conosciuta, il tentativo di essere sempre e comunque fondamentale per tutti.
Oggi voglio vivere.
sabato, giugno 02, 2007
Buon viaggio hermana querida...
Premetto che non so se leggerai mai questo post dato che non sei un’assidua frequentatrice del mio blog. E so pure che non ti farà piacere ricevere la consueta letterina di compleanno in questo spazio aperto al mondo. E che queste manifestazioni palesi di affetto ti sanno di Maria de Filippi o quelli che tu chiami “programmi della depressione” che non vuoi mai guardare.
Sembra ieri. Eppure sono passati vent’anni. Vent’anni da quel giorno in cui hai fatto l’ingresso nella mia vita e io credevo che la tua esistenza fosse un regalo scelto apposta per me.
Vent’anni che sembrano così tanti. Eppure vicino mi sembra quel giorno in cui hai iniziato a scrutare il mondo con il tuo caratteristico sguardo curioso, quando hai cominciato a camminare ed essere, ben presto, la bambina più veloce di tutti. Quella che correva e si arrampicava ovunque, quella che non aveva il senso del pericolo e a cui la vita sembrava perennemente delle gigantesche montagne russe.
E non so bene quando è iniziato il nostro legame speciale. Forse è stato immediato, naturale, spontaneo. Quasi istintivo. E in me non c’è stata mai alcuna gelosia, alcun rancore per il palcoscenico rubato, alcun senso di rivalsa o di competizione. Ho sempre pensato che il mio ruolo fosse quello di proteggerti, di tenerti lontana dai pericoli di quel mondo che io avevo conosciuto in soli due anni in più. Ma che, alla luce della mia risaputa superbia, giustificavano ampiamente il mio ruolo.
Ed è cominciata così l’indimenticabile stagione della nostra infanzia. Quel tempo sereno, senza alcuna nube in cielo. Quando io ho rinunciato ad andare l’asilo per non abbandonare te e le mie barbies, quando passavamo le giornate ad inventarci mondi fantastici. Quando la vita ci sembrava un infinito terreno inesplorato.
E poi le nostre strade, a poco a poco, quasi impercettibilmente hanno cominciato a prendere binari diversi. E le nostre personalità a formarsi. Io avevo scoperto il fantastico mondo della scuola, infinitamente affascinata dalle possibilità che saper leggere e scrivere mi potessero offrire.
Tu avevi già cominciato ad arrampicarti alle finestre dell’asilo per darti alla fuga. E se non hai buttato un sampietrino alla maestra era solo perché non conoscevi il significato del termine.
Io e te così diverse. Io fiduciosa del mondo, perennemente convinta dell’esistenza del bene e della genuinità del genere umano e tu già cominciavi ad avere le piccole delusioni che sempre hanno costellato la tua esistenza. E la vita cominciava già ad apparire una piccola corsa ad ostacoli.
Poi è arrivata l’età dell’adolescenza. La terribile età dell’adolescenza. Quando,a metà tra bruco e farfalla, cerchi una tua collocazione nel mondo, ma spesso non la trovi. E le amiche cominciano a ferirti, la scuola a mostrarti il lato inaccettabile delle istituzioni e la vita ad essere sempre di più un percorso tortuoso di montagna. Ed è stato in quegli anni che tanti momenti difficili hanno attraversato le nostre vite e in quegli stessi momenti tu sei diventata tu.
Quella te inquieta, inquieta sempre. Con il sorriso un po’ cupo sotto i tuoi capelli dorati. E lo sguardo sempre un po’ triste. Ma è dietro quel velo di malinconia che ha messo radici la tua forza. Il tuo straordinario carattere. Quella speciale sensibilità che, a volte, mi sembra neanche umana.
Quella che ti consente di leggere nel profondo delle persone, quella che ti permette di starmi sempre vicina. Nella maniera più autentica possibile.
E siamo arrivate a quest’anno.Accidenti che anno. Un anno pieno di cadute, riprese e nuovi momentacci. Non so cosa sia stato più terribile per te. Se il trovarti in una città nuova, avere nuove delusioni, cambiare facoltà o il sentirsi così persa. Ma ora sei qui. Di nuovo con un libro in mano e quella straordinaria capacità critica che mi ha fatto sempre invidia.
E la cosa che più mi fa impressione è vedere quanto sei diventata grande. Ed è come se un po’ i ruoli si fossero rovesciati…quando sono in crisi per un esame, per le mie scelte di vita, per i miei dubbi esistenziali, tu ci sei. E le tue parole riportano sempre il sereno.
E mentre io, rumorosa, chiassosa, disordinata, ho la presunzione di sapere sempre tutto della vita, senza di te non so decidere in che acque navigare.
Perché tu, nella tua perenne instabilità, sei riuscita a trovare un tuo equilibrio. E la ricerca di un po’ di sana normalità, di punti di contatto con il mondo, diventa ogni giorno un motivo per lottare.
E tu non ti stanchi mai di farlo. Tu che, con pazienza certosina, speri che nessuno attorno te sia mai triste, tu che cerchi di tirare il meglio da chiunque, tu che non dai mai nulla per scontato.
Tu che hai una paura mortale di essere ferita ancora ma che non desisti dal metterti in gioco, tu che non sei mai superficiale. E per te diventa anche un grave errore preparare la merenda e non darmi la mia tovaglietta preferita. Tu che continui a guardarmi come se fossi un tuo faro, quella stella che brilla anche quando è lontana.
E io che non sono riuscita a proteggerti. Da tutto quello che ti ha ferita, che ti ha reso un po’ più disillusa e un po’ più cinica.
E mi viene voglia continuamente di difenderti. Di mettere un filtro davanti ai problemi e fartene arrivare solo un’eco lontano.
Tra qualche giorno avrai vent’anni. E per me è terribilmente difficile lasciarti prendere il volo. E l’idea che tu possa, un giorno, partire per lidi lontani, mi impaurisce enormemente.
Ricordo ancora quando, alle elementari, hai imparato il termine “simbiosi” e mi hai detto, con il tono più tenero del mondo, che io e te vivevamo in simbiosi.
Però ora sei una donna. Ed il tempo plasma rapporti, smussa i lati più taglienti dei nostri caratteri. E io e te siamo diventate confidenti, amiche, pilastri l’una dell’altra.
Ma se c’è una cosa che mi hai insegnato è il significato della parola libertà. Accanto a te mi sembra di sentire il profumo di quella positiva irrazionalità che ti porta a seguire il cuore, gli ideali, i tuoi sogni. Quell’abbandonarsi al volere dell’interiorità che a me non apparterrà mai. Almeno non prima di aver passato, al duro esame della ragione, ogni singolo aspetto.
Non mi resta che un augurio per le tue due prime decadi di vita. Ma, conoscendoti, so che tutto quello che mi verrebbe da augurarti è quello verso il quale tu sei tanto ostile.
Ma se c’è una cosa che desidererei tanto è vederti attraccare un po’ più spesso. Vederti gettare l’ancora una volta in più ,mentre navighi nell’acqua alta. E fermarti ad assaporare il sapore dolce, rassicurante di una serenità inaspettata.
La tua caotica, invadente, ansiosa, maldestra (sono tutte parole tue) sorellona
Sembra ieri. Eppure sono passati vent’anni. Vent’anni da quel giorno in cui hai fatto l’ingresso nella mia vita e io credevo che la tua esistenza fosse un regalo scelto apposta per me.
Vent’anni che sembrano così tanti. Eppure vicino mi sembra quel giorno in cui hai iniziato a scrutare il mondo con il tuo caratteristico sguardo curioso, quando hai cominciato a camminare ed essere, ben presto, la bambina più veloce di tutti. Quella che correva e si arrampicava ovunque, quella che non aveva il senso del pericolo e a cui la vita sembrava perennemente delle gigantesche montagne russe.
E non so bene quando è iniziato il nostro legame speciale. Forse è stato immediato, naturale, spontaneo. Quasi istintivo. E in me non c’è stata mai alcuna gelosia, alcun rancore per il palcoscenico rubato, alcun senso di rivalsa o di competizione. Ho sempre pensato che il mio ruolo fosse quello di proteggerti, di tenerti lontana dai pericoli di quel mondo che io avevo conosciuto in soli due anni in più. Ma che, alla luce della mia risaputa superbia, giustificavano ampiamente il mio ruolo.
Ed è cominciata così l’indimenticabile stagione della nostra infanzia. Quel tempo sereno, senza alcuna nube in cielo. Quando io ho rinunciato ad andare l’asilo per non abbandonare te e le mie barbies, quando passavamo le giornate ad inventarci mondi fantastici. Quando la vita ci sembrava un infinito terreno inesplorato.
E poi le nostre strade, a poco a poco, quasi impercettibilmente hanno cominciato a prendere binari diversi. E le nostre personalità a formarsi. Io avevo scoperto il fantastico mondo della scuola, infinitamente affascinata dalle possibilità che saper leggere e scrivere mi potessero offrire.
Tu avevi già cominciato ad arrampicarti alle finestre dell’asilo per darti alla fuga. E se non hai buttato un sampietrino alla maestra era solo perché non conoscevi il significato del termine.
Io e te così diverse. Io fiduciosa del mondo, perennemente convinta dell’esistenza del bene e della genuinità del genere umano e tu già cominciavi ad avere le piccole delusioni che sempre hanno costellato la tua esistenza. E la vita cominciava già ad apparire una piccola corsa ad ostacoli.
Poi è arrivata l’età dell’adolescenza. La terribile età dell’adolescenza. Quando,a metà tra bruco e farfalla, cerchi una tua collocazione nel mondo, ma spesso non la trovi. E le amiche cominciano a ferirti, la scuola a mostrarti il lato inaccettabile delle istituzioni e la vita ad essere sempre di più un percorso tortuoso di montagna. Ed è stato in quegli anni che tanti momenti difficili hanno attraversato le nostre vite e in quegli stessi momenti tu sei diventata tu.
Quella te inquieta, inquieta sempre. Con il sorriso un po’ cupo sotto i tuoi capelli dorati. E lo sguardo sempre un po’ triste. Ma è dietro quel velo di malinconia che ha messo radici la tua forza. Il tuo straordinario carattere. Quella speciale sensibilità che, a volte, mi sembra neanche umana.
Quella che ti consente di leggere nel profondo delle persone, quella che ti permette di starmi sempre vicina. Nella maniera più autentica possibile.
E siamo arrivate a quest’anno.Accidenti che anno. Un anno pieno di cadute, riprese e nuovi momentacci. Non so cosa sia stato più terribile per te. Se il trovarti in una città nuova, avere nuove delusioni, cambiare facoltà o il sentirsi così persa. Ma ora sei qui. Di nuovo con un libro in mano e quella straordinaria capacità critica che mi ha fatto sempre invidia.
E la cosa che più mi fa impressione è vedere quanto sei diventata grande. Ed è come se un po’ i ruoli si fossero rovesciati…quando sono in crisi per un esame, per le mie scelte di vita, per i miei dubbi esistenziali, tu ci sei. E le tue parole riportano sempre il sereno.
E mentre io, rumorosa, chiassosa, disordinata, ho la presunzione di sapere sempre tutto della vita, senza di te non so decidere in che acque navigare.
Perché tu, nella tua perenne instabilità, sei riuscita a trovare un tuo equilibrio. E la ricerca di un po’ di sana normalità, di punti di contatto con il mondo, diventa ogni giorno un motivo per lottare.
E tu non ti stanchi mai di farlo. Tu che, con pazienza certosina, speri che nessuno attorno te sia mai triste, tu che cerchi di tirare il meglio da chiunque, tu che non dai mai nulla per scontato.
Tu che hai una paura mortale di essere ferita ancora ma che non desisti dal metterti in gioco, tu che non sei mai superficiale. E per te diventa anche un grave errore preparare la merenda e non darmi la mia tovaglietta preferita. Tu che continui a guardarmi come se fossi un tuo faro, quella stella che brilla anche quando è lontana.
E io che non sono riuscita a proteggerti. Da tutto quello che ti ha ferita, che ti ha reso un po’ più disillusa e un po’ più cinica.
E mi viene voglia continuamente di difenderti. Di mettere un filtro davanti ai problemi e fartene arrivare solo un’eco lontano.
Tra qualche giorno avrai vent’anni. E per me è terribilmente difficile lasciarti prendere il volo. E l’idea che tu possa, un giorno, partire per lidi lontani, mi impaurisce enormemente.
Ricordo ancora quando, alle elementari, hai imparato il termine “simbiosi” e mi hai detto, con il tono più tenero del mondo, che io e te vivevamo in simbiosi.
Però ora sei una donna. Ed il tempo plasma rapporti, smussa i lati più taglienti dei nostri caratteri. E io e te siamo diventate confidenti, amiche, pilastri l’una dell’altra.
Ma se c’è una cosa che mi hai insegnato è il significato della parola libertà. Accanto a te mi sembra di sentire il profumo di quella positiva irrazionalità che ti porta a seguire il cuore, gli ideali, i tuoi sogni. Quell’abbandonarsi al volere dell’interiorità che a me non apparterrà mai. Almeno non prima di aver passato, al duro esame della ragione, ogni singolo aspetto.
Non mi resta che un augurio per le tue due prime decadi di vita. Ma, conoscendoti, so che tutto quello che mi verrebbe da augurarti è quello verso il quale tu sei tanto ostile.
Ma se c’è una cosa che desidererei tanto è vederti attraccare un po’ più spesso. Vederti gettare l’ancora una volta in più ,mentre navighi nell’acqua alta. E fermarti ad assaporare il sapore dolce, rassicurante di una serenità inaspettata.
La tua caotica, invadente, ansiosa, maldestra (sono tutte parole tue) sorellona
domenica, maggio 27, 2007
L'eterno ritorno dell'uguale
Mai come stamattina credo di aver capito bene questa dottrina di Nietzsche che tanto mi aveva affascinato al liceo. No no no!Non ho abbandonato i miei studi di medicina per darmi alla filosofia. Anzi, il mio bel libro di fisiologia é qui davanti a me a ricordarmi che il tempo incalza.
Ma c'é qualcosa oggi che mi ha riportato a questo concetto di filosofia che mi aveva letteralmente incantato e, come purtroppo faccio sempre, che adatto alle miei esigenze, magari snaturando il significato originale.
Ricordo che quello che più mi era piaciuto era il fatto che a ritornare non fosse qualche evento in particolare, che non dovesse esserci un monotono susseguirsi di fotogrammi già vissuti, esplorati, sentiti. Ma ciò che si ripeteva era il carattere della conflittualità. Tra valori, ideali, amibizioni e scopi.
E lasciamo perdere poi a quali conclusioni é arrivato Nietzsche, che posso condividere o meno.
Il punto é che io sento mia, quasi infiltrata in ogni singola fibra della mia esistenza, questa conflittualità che ritorna sistematicamente. Tra ciò che vorrei essere e i limiti della mia imperfezione. Tra l'intenzionalità delle mie azioni e, talvolta, gli scarsi successi della loro applicazione. Tra il volere, ostinatamente, impegnarsi e la voglia di fermarsi un attimo a riprendere fiato.
E cambiano le stagioni, cresco e divento un'altra io, ma la conflittualità ritorna. E si ripresenta sempre. E, di certo, mi permette di migliorarmi, di non accontentarmi mai.
E poi quest'eterno ritorno dell'uguale voglio interpretarlo anche in un modo più banale. Che non era certo quello che concepiva il filosofo! Avete presente i dejà-vu ?
Oggi ero alle prese con tutti i fantastici segreti del flusso ematico e l'afa, già quasi estiva, mi ha riportata a circa un anno fa. Quando ero in un'altra casa, con altri libri davanti a me. Ma gli stessi erano molti pensieri. Dal più banale "ce la farò mai a ripetere tutto?", alla stessa, grande soddisfazione per aver scelto medicina. Ecco, mi é sembrato un autentico attimo di vita già vissuto.Ed é stato allora che ho scavato in fondo di quello che mi sembrava un classico "ritorno dell'uguale"...certo lo scenario di questa mattina era lo stesso. Ma un anno fa ero un'altra io.
Io che non avevo dovuto affrontare tanti problemi, grandi e piccoli, io che non ero mai stata in una sala operatoria o che avevo affrontato tre mesi di reparto, per molti inutili, per me fondamentali per ritrovarmi e ritrovare la mia strada. Non avevo ancora legato così tanto con delle persone fantastiche che mi sono vicine quotidianamente. E non avrei potuto neanche immaginare che persone, lontane a km da me, mi potessero dare così tanto. Magari con una semplice mail o un sms inaspettato.
E mi é venuto da pensare che forse la vita é un pò tutta così. Dei grandi cicli che si compiono e, inevitabilmente, ci si ritrova a passare per sentieri già tracciati. Ma quando ci ripassi é quello che ti porti dentro che fa la differenza. E l'inevitabile confronto, é lo specchio più veritiero.
Ma c'é qualcosa oggi che mi ha riportato a questo concetto di filosofia che mi aveva letteralmente incantato e, come purtroppo faccio sempre, che adatto alle miei esigenze, magari snaturando il significato originale.
Ricordo che quello che più mi era piaciuto era il fatto che a ritornare non fosse qualche evento in particolare, che non dovesse esserci un monotono susseguirsi di fotogrammi già vissuti, esplorati, sentiti. Ma ciò che si ripeteva era il carattere della conflittualità. Tra valori, ideali, amibizioni e scopi.
E lasciamo perdere poi a quali conclusioni é arrivato Nietzsche, che posso condividere o meno.
Il punto é che io sento mia, quasi infiltrata in ogni singola fibra della mia esistenza, questa conflittualità che ritorna sistematicamente. Tra ciò che vorrei essere e i limiti della mia imperfezione. Tra l'intenzionalità delle mie azioni e, talvolta, gli scarsi successi della loro applicazione. Tra il volere, ostinatamente, impegnarsi e la voglia di fermarsi un attimo a riprendere fiato.
E cambiano le stagioni, cresco e divento un'altra io, ma la conflittualità ritorna. E si ripresenta sempre. E, di certo, mi permette di migliorarmi, di non accontentarmi mai.
E poi quest'eterno ritorno dell'uguale voglio interpretarlo anche in un modo più banale. Che non era certo quello che concepiva il filosofo! Avete presente i dejà-vu ?
Oggi ero alle prese con tutti i fantastici segreti del flusso ematico e l'afa, già quasi estiva, mi ha riportata a circa un anno fa. Quando ero in un'altra casa, con altri libri davanti a me. Ma gli stessi erano molti pensieri. Dal più banale "ce la farò mai a ripetere tutto?", alla stessa, grande soddisfazione per aver scelto medicina. Ecco, mi é sembrato un autentico attimo di vita già vissuto.Ed é stato allora che ho scavato in fondo di quello che mi sembrava un classico "ritorno dell'uguale"...certo lo scenario di questa mattina era lo stesso. Ma un anno fa ero un'altra io.
Io che non avevo dovuto affrontare tanti problemi, grandi e piccoli, io che non ero mai stata in una sala operatoria o che avevo affrontato tre mesi di reparto, per molti inutili, per me fondamentali per ritrovarmi e ritrovare la mia strada. Non avevo ancora legato così tanto con delle persone fantastiche che mi sono vicine quotidianamente. E non avrei potuto neanche immaginare che persone, lontane a km da me, mi potessero dare così tanto. Magari con una semplice mail o un sms inaspettato.
E mi é venuto da pensare che forse la vita é un pò tutta così. Dei grandi cicli che si compiono e, inevitabilmente, ci si ritrova a passare per sentieri già tracciati. Ma quando ci ripassi é quello che ti porti dentro che fa la differenza. E l'inevitabile confronto, é lo specchio più veritiero.
domenica, maggio 20, 2007
L'odore dell'estate
Oggi tutto mi rimanda all'estate.I primi accenni di un caldo soffocante, l'odore di basilico in giardino, le voci dei bambini, la voglia irrefrenabile di essere al mare.E, come mi accade già da molti anni, di solito l'inizio di questa stagione si accompagna alla mia voglia di rinascita. Di cambiamento o di ricerca.Perché gli impegni quotidiani, la massacrante routine che di tranquillo ha solo l'apparente significato, i pensieri negativi e quelli opprimenti, gli assurdi sbalzi d'umore della sindrome primaverile, troppe volte ti allontanano da te stessa. Intendo dalla vera te stessa.Quella che, in realtà, con le mille contraddizioni e i lati indecifrabile, sei.Quella fatta di sogni, di ambizioni, di progetti a breve scadenza e di ideali a lunga conservazione.Spero, dunque, che davvero questo senso di rinascita possa rimanere in me. Quasi una sorta di riscatto per tutte le cose che mi sono persa in tutti questi mesi. Ed é il caso proprio di cominciare dal capitolo sull'emodinamica che mi aspetta sul tavolo. E di ricominciare a lottare. Che siano gli esami o tutto ciò che questa estate vorrà portarmi.
giovedì, maggio 17, 2007
Perché vuoi fare medicina?
Qualche giorno fa mi è stato chiesto, per l'ennesima volta, perché voglio essere un medico.
Ormai chiunque me l'ha domandato...dal giornalaio ai medici dei reparti che frequento che, vivamente, tendono a sottolineare che é una "vita violenta".
E più vado avanti, più mi accorgo che io una risposta non so darla.
Certe cose ce le hai dentro e basta. E' inutile cercare una genesi o tormentarsi nel vano tentativo di ricordare il giorno preciso in cui é nata una grande passione. Sai che, in fondo, é sempre stata lì, quasi in un angolo speciale del tuo cuore. E con te é cresciuta, é maturata, si é affinata dopo aver fatto l'esperienza dura, estenuante degli ostacoli, della sofferenza. E sai che lì rimarrà e, anzi, col tempo s'infiltrerà totalmente in te. Come sangue che non smette mai di pulsare. Linfa vitale che ti manderà costantemente avanti.
E potrei apportare le più varie motivazioni. Perché voglio fare medicina? Perché ho sempre messo gli altri avanti a me stessa, perché adoro la vita e , pertanto, diventa ,per me, un imperativo categorico difenderla, sostenerla, battermi al limite delle mie forze per salvaguardarla.
Perché ho visto troppe volte da vicino la sofferenza. E nello specifico quell'amara rassegnazione di chi non può più giocare alcuna sua carta. E mi sono giurata che mai, mai più avrei accettato la rassegnazione alla morte senza poter almeno provare a far qualcosa.
Perché fra le mie priorità assoluta c'é quella di essere un punto di riferimento per i miei futuri pazienti, un faro che riporti un pò di luce nel dramma della sofferenza, della paura generalizzata che la malattia comporta. E potrei continuare per altre 1000 pagine, senza trovare una risposta precisa. Posso solo aggiungere che oggi per me é stata una giornata importante. Anzi importantissima.
Sono entrata per la prima volta in sala operatoria. E mentre ero arrampicata dietro le spalle del chirurgo, mi é venuto da pensare a quanto una persona possa cambiare nell'arco solo di 30 secondi. E' bastato indossare una mascherina e una divisa verde, che mi stava notevolmente grande, per lasciare un enorme divario fra quella che ero e quella che sono diventata.
Non avrei mai creduto che la visione di sangue o di anse intestinali avrebbe potuto lasciarmi così fredda. O meglio fredda non lo ero e non lo sarò mai. Solo che mi sentivo lucida. E' questo il termine esatto. Lucida al punto che se in quel momento, per assurdo, ci fosse stato bisogno di fare qualcosa, avrei nascosto la paura in una taschina della divisa e mi sarei adoperata nel migliore dei modi. E mentre l'intervento stava per terminare e per il chirurgo e i suoi specializzandi era solo pura e semplice routine, uno dei 9 interventi della giornata, io avevo dentro una gioia immensa. Quasi insostenibile. Perché la forza, la grinta, la tenacia stanno prendendo il sopravvento su ogni mio timore. E mai questa strada mi é sembrata più luminosa...
Ormai chiunque me l'ha domandato...dal giornalaio ai medici dei reparti che frequento che, vivamente, tendono a sottolineare che é una "vita violenta".
E più vado avanti, più mi accorgo che io una risposta non so darla.
Certe cose ce le hai dentro e basta. E' inutile cercare una genesi o tormentarsi nel vano tentativo di ricordare il giorno preciso in cui é nata una grande passione. Sai che, in fondo, é sempre stata lì, quasi in un angolo speciale del tuo cuore. E con te é cresciuta, é maturata, si é affinata dopo aver fatto l'esperienza dura, estenuante degli ostacoli, della sofferenza. E sai che lì rimarrà e, anzi, col tempo s'infiltrerà totalmente in te. Come sangue che non smette mai di pulsare. Linfa vitale che ti manderà costantemente avanti.
E potrei apportare le più varie motivazioni. Perché voglio fare medicina? Perché ho sempre messo gli altri avanti a me stessa, perché adoro la vita e , pertanto, diventa ,per me, un imperativo categorico difenderla, sostenerla, battermi al limite delle mie forze per salvaguardarla.
Perché ho visto troppe volte da vicino la sofferenza. E nello specifico quell'amara rassegnazione di chi non può più giocare alcuna sua carta. E mi sono giurata che mai, mai più avrei accettato la rassegnazione alla morte senza poter almeno provare a far qualcosa.
Perché fra le mie priorità assoluta c'é quella di essere un punto di riferimento per i miei futuri pazienti, un faro che riporti un pò di luce nel dramma della sofferenza, della paura generalizzata che la malattia comporta. E potrei continuare per altre 1000 pagine, senza trovare una risposta precisa. Posso solo aggiungere che oggi per me é stata una giornata importante. Anzi importantissima.
Sono entrata per la prima volta in sala operatoria. E mentre ero arrampicata dietro le spalle del chirurgo, mi é venuto da pensare a quanto una persona possa cambiare nell'arco solo di 30 secondi. E' bastato indossare una mascherina e una divisa verde, che mi stava notevolmente grande, per lasciare un enorme divario fra quella che ero e quella che sono diventata.
Non avrei mai creduto che la visione di sangue o di anse intestinali avrebbe potuto lasciarmi così fredda. O meglio fredda non lo ero e non lo sarò mai. Solo che mi sentivo lucida. E' questo il termine esatto. Lucida al punto che se in quel momento, per assurdo, ci fosse stato bisogno di fare qualcosa, avrei nascosto la paura in una taschina della divisa e mi sarei adoperata nel migliore dei modi. E mentre l'intervento stava per terminare e per il chirurgo e i suoi specializzandi era solo pura e semplice routine, uno dei 9 interventi della giornata, io avevo dentro una gioia immensa. Quasi insostenibile. Perché la forza, la grinta, la tenacia stanno prendendo il sopravvento su ogni mio timore. E mai questa strada mi é sembrata più luminosa...
lunedì, maggio 14, 2007
Così poco per essere felici
Un sole caldo, quasi eccessivo per maggio, entra violentemente dalla mia finestra.
Nel parco vicino casa mia c'é un mucchio di fiori di tiglio che svolazzano ovunque. Quasi un'innaturale nevicata primaverile.
E intorno a me é tutto un brulicare di voci, di risate infantili, di saggezza senile.
E io mi sento protetta, sicura, serena. Perché tutto ciò che c'é intorno sembra riflettere il mio nuovo modo di affrontare le cose.
E non mi va più di perdermi in insicurezze. Sento una nuova forza che non so di preciso da dove viene. Ma so che mi sta sostenendo e che soffoca sotto di essa la fatica, la paura, i mille dubbi e timori.
Oggi andrò in reparto. E, come accade da una settimana a questa parte, nel tragitto il solito sole accecante mi prenderà in pieno. Quasi come se, in questo momento, aldilà delle auscultazioni e delle percussioni, un pò di sole in quel posto pieno di sofferenza devo portarlo anch'io.
Magari con un sorriso, magari con quel tocco delicato con cui ancora mi avvicino alle persone.
E ogni giorno mi convinco sempre di più che non c'é un altro posto per me. E che il mio credo non mi abbandonerà mai.
Nel parco vicino casa mia c'é un mucchio di fiori di tiglio che svolazzano ovunque. Quasi un'innaturale nevicata primaverile.
E intorno a me é tutto un brulicare di voci, di risate infantili, di saggezza senile.
E io mi sento protetta, sicura, serena. Perché tutto ciò che c'é intorno sembra riflettere il mio nuovo modo di affrontare le cose.
E non mi va più di perdermi in insicurezze. Sento una nuova forza che non so di preciso da dove viene. Ma so che mi sta sostenendo e che soffoca sotto di essa la fatica, la paura, i mille dubbi e timori.
Oggi andrò in reparto. E, come accade da una settimana a questa parte, nel tragitto il solito sole accecante mi prenderà in pieno. Quasi come se, in questo momento, aldilà delle auscultazioni e delle percussioni, un pò di sole in quel posto pieno di sofferenza devo portarlo anch'io.
Magari con un sorriso, magari con quel tocco delicato con cui ancora mi avvicino alle persone.
E ogni giorno mi convinco sempre di più che non c'é un altro posto per me. E che il mio credo non mi abbandonerà mai.
giovedì, maggio 03, 2007
Chi salva una vita, salva l'umanità...
Quanti modi ci sono per salvare una vita?
C'é il prof di chirurgia che con un catetere vescicale ha tramutato un addome dalla consistenza lignea in un addome trattabile. E c'é Licia che salva le zanzare agonizzanti, dicendo che in fondo anche quelle sono delle esistenze da rispettare.
E ci sono io che mi chiedo in quanti modi si salva una vita.
Posso studiare fino a perderci la testa, cercare di colmare ogni lacuna con qualche dotta nozione ma, inevitabilmente, sbaglierò. Perché la conoscenza ha dei limiti e i suoi confini sono, ahimé, definiti. E perché la morte, l'imprevedibilità sono tasselli della roulette. Prima o poi finisce che la pallina si ferma lì e a nulla é valso aver puntato, con tutte le tue certezze, su un altro finale.
E' una cosa risaputa.Ce lo ripeto dall'alba dei tempi. Di spersonalizzarci quanto basta, di non crederci dei santoni, di non vedere Dr House come il nostro guru. Ma é nell'anima di ognuno che si scatena, ogni giorno, una lotta intestina...e sono certa che quando vedrò una vita allontanarsi da una fredda camera operatoria, tanto spersonalizzata non sarò.
Ma voglio anche immaginarmi la gioia di salvare una vita. Di aver avuto l'intuizione giusta, di aver fatto la mossa esatta in tempo...e permettere così ad un papà di abbracciare i suoi figli o ad una ragazza di tornare a sperare. Si, forse si. In quel momento ti sembrerà di aver salvato l'umanità.
C'é il prof di chirurgia che con un catetere vescicale ha tramutato un addome dalla consistenza lignea in un addome trattabile. E c'é Licia che salva le zanzare agonizzanti, dicendo che in fondo anche quelle sono delle esistenze da rispettare.
E ci sono io che mi chiedo in quanti modi si salva una vita.
Posso studiare fino a perderci la testa, cercare di colmare ogni lacuna con qualche dotta nozione ma, inevitabilmente, sbaglierò. Perché la conoscenza ha dei limiti e i suoi confini sono, ahimé, definiti. E perché la morte, l'imprevedibilità sono tasselli della roulette. Prima o poi finisce che la pallina si ferma lì e a nulla é valso aver puntato, con tutte le tue certezze, su un altro finale.
E' una cosa risaputa.Ce lo ripeto dall'alba dei tempi. Di spersonalizzarci quanto basta, di non crederci dei santoni, di non vedere Dr House come il nostro guru. Ma é nell'anima di ognuno che si scatena, ogni giorno, una lotta intestina...e sono certa che quando vedrò una vita allontanarsi da una fredda camera operatoria, tanto spersonalizzata non sarò.
Ma voglio anche immaginarmi la gioia di salvare una vita. Di aver avuto l'intuizione giusta, di aver fatto la mossa esatta in tempo...e permettere così ad un papà di abbracciare i suoi figli o ad una ragazza di tornare a sperare. Si, forse si. In quel momento ti sembrerà di aver salvato l'umanità.
martedì, maggio 01, 2007
Buon primo maggio...
Quale primo maggio?
Quello del concerto al quale non ho potuto partecipare.
Quello del diluvio che ha inondato la città, già resa immobile dall'assenza dei trasporti.
Quella della retorica puramente italiana che dedica questo giorno alla lotta contro il precariato, ai morti sul lavoro, alle battaglie per estirpare il lavoro nero.
Quello dei 4 morti al giorno sul lavoro.
Quello della più grande contraddizione in termini che esista:andare a lavorare per vivere e, invece, morire sul posto di lavoro. Perché, oggi, nel pieno progresso dell'industria e della scienza, esistono ancora nastri trasportatori difettosi e pontili pericolanti. O, forse, perché esistono ancora troppi pochi controlli.E allora, chi se ne frega, se quell'amianto con cui ha lavorato una vita ti condannerà all'essere vittima del cancro.
Quello delle migliaia di persone che, sole e non salvaguardate dallo stato, si affidano al lavoro nero. Agli orari disumani di lavoro, alla poca sicurezza, al non avere mai un fondo pensione.
Quello di chi vive con la perenne angoscia della Cassa integrazione e lo spettro del taglio del personale.
Quello dei proletari e dei padroni. Si, perché, quelli esistono ancora. Solo che si chiamano precari e imprenditori.
Quello di chi ha studiato una vita, ha preso due lauree, ha fatto master e concorsi vari e si ritrova oggi a rompere le scatole alla gente. Con uno stipendio a fine mese appeso alla cornetta di un call center.
Quello delle menti, dei cervelli che dello studio hanno fatto il pane quotidiano e si trovano a dover fuggire all'estero pur di iniziare un progetto di ricerca.
Quello di chi ha lavorato trent'anni e, oggi, non sa se riuscirà ad arrivare al 27 di ogni mese.Tanto misera é la pensione.
Quello di chi prende il rinnovo di un contratto trimestrale come un 13 al totocalcio. Perché, in fondo sa che, fra i precari é quello che ha avuto più culo.
Quello di chi ancora ha tanti anni davanti, tante nozioni da fagocitare e traguardi da superare.
Ma già si chiede se troverà una sua collocazione nella giungla del lavoro.
E poi c'é il primo maggio di quello che é arrivato in Parlamento con i nobili favori dispensati, con tutti i posti di lavoro che ha assegnato e le giuste conoscenze che ha avuto.
E per lui il primo maggio é un giorno come un altro.Tanto sa che con quei 3 o 4 anni di presenze, magari anche scarse (tanto la politica non é che si fa come missione!) potrà cullarsi negli allori ( e negli euro!) tutta la vita.
E poi c'é il primo maggio di quelli che dicono che la situazione attuale deriva dall'aver aperto le frontiere a troppi extracomunitari, che sono loro a rubarci il lavoro, che l'apertura mentale ci ha condannato all'instabilità.E ,allora, buon primo maggio all'ipocrisia, alla mediocrità, all'insanabile malattia italiana...cercare il colpevole altrove per non guardarsi dentro.
Quello del concerto al quale non ho potuto partecipare.
Quello del diluvio che ha inondato la città, già resa immobile dall'assenza dei trasporti.
Quella della retorica puramente italiana che dedica questo giorno alla lotta contro il precariato, ai morti sul lavoro, alle battaglie per estirpare il lavoro nero.
Quello dei 4 morti al giorno sul lavoro.
Quello della più grande contraddizione in termini che esista:andare a lavorare per vivere e, invece, morire sul posto di lavoro. Perché, oggi, nel pieno progresso dell'industria e della scienza, esistono ancora nastri trasportatori difettosi e pontili pericolanti. O, forse, perché esistono ancora troppi pochi controlli.E allora, chi se ne frega, se quell'amianto con cui ha lavorato una vita ti condannerà all'essere vittima del cancro.
Quello delle migliaia di persone che, sole e non salvaguardate dallo stato, si affidano al lavoro nero. Agli orari disumani di lavoro, alla poca sicurezza, al non avere mai un fondo pensione.
Quello di chi vive con la perenne angoscia della Cassa integrazione e lo spettro del taglio del personale.
Quello dei proletari e dei padroni. Si, perché, quelli esistono ancora. Solo che si chiamano precari e imprenditori.
Quello di chi ha studiato una vita, ha preso due lauree, ha fatto master e concorsi vari e si ritrova oggi a rompere le scatole alla gente. Con uno stipendio a fine mese appeso alla cornetta di un call center.
Quello delle menti, dei cervelli che dello studio hanno fatto il pane quotidiano e si trovano a dover fuggire all'estero pur di iniziare un progetto di ricerca.
Quello di chi ha lavorato trent'anni e, oggi, non sa se riuscirà ad arrivare al 27 di ogni mese.Tanto misera é la pensione.
Quello di chi prende il rinnovo di un contratto trimestrale come un 13 al totocalcio. Perché, in fondo sa che, fra i precari é quello che ha avuto più culo.
Quello di chi ancora ha tanti anni davanti, tante nozioni da fagocitare e traguardi da superare.
Ma già si chiede se troverà una sua collocazione nella giungla del lavoro.
E poi c'é il primo maggio di quello che é arrivato in Parlamento con i nobili favori dispensati, con tutti i posti di lavoro che ha assegnato e le giuste conoscenze che ha avuto.
E per lui il primo maggio é un giorno come un altro.Tanto sa che con quei 3 o 4 anni di presenze, magari anche scarse (tanto la politica non é che si fa come missione!) potrà cullarsi negli allori ( e negli euro!) tutta la vita.
E poi c'é il primo maggio di quelli che dicono che la situazione attuale deriva dall'aver aperto le frontiere a troppi extracomunitari, che sono loro a rubarci il lavoro, che l'apertura mentale ci ha condannato all'instabilità.E ,allora, buon primo maggio all'ipocrisia, alla mediocrità, all'insanabile malattia italiana...cercare il colpevole altrove per non guardarsi dentro.
domenica, aprile 29, 2007
Stanca ma felice
E' bello vedere che certe cose non cambiano mai. O meglio, cresciamo, tutto muta intorno a noi e grandi stravolgimenti accompagnano le nostre giornate, ma in fondo permane sempre qualche residuo dell'infanzia...la cosa che ho sempre più detestato di me é la nostalgia che non so gestire. E ho vissuto sempre i post vacanza, i ritorni a casa, i saluti alla stazione e gli atterraggi nell'aeroporto vicino casa, come delle piccole grandi catastrofi. E i giorni seguenti, con un preciso masochismo, non faccio altro che pensare a cosa stessi facendo 72 ore prima o giusto una settimana fa.
E' che in realtà sono un pò malata dei viaggi. O saranno loro che hanno su di me il potere di farmi completamente allontanare dai miei psudoproblemi e da tutte le mie ansie, paure, timori, angosce.
Poi questo viaggio in particolare é stato speciale per un sacco di motivi.
Innanzitutto, perché sono partita giusto nei giorni in cui mi angosciava tanto un mio problema di salute e poi perché tutto il resto é stato praticamente un ridere continuo.
Ho visto un sacco di posti fantastici, conosciuto il fantastico mondo degli ostelli dove incontri veramente ogni tipo di persona (vedi il principe di Persia), mi sono massacrata i piedi ma ricaricata, come non facevo da un sacco. E poi ho passato una settimana con due persone fantastiche. Che, nonostante la lontananza, il fatto che ci vediamo 3 o 4 volte l'anno, che tanti dettagli delle nostre vite, per forza di cose, ci sfuggono, riescono sempre a stupirmi, a farmi stare bene, a ridere, a farmi sentire protetta e meno sola.
Ed ora sono qui. Come al solito la domenica pomeriggio non mi va di far nulla. In più in questi giorni sono anche stanca e con almeno 30 ore di sonno arretrate. Ma felice. E ricca. Perché, certe volte, mi guardo intorno e mi sembra una grandissima, una immeritata fortuna avere tutto ciò.
E penso a tutto quello che ho avuto. A Giusi e Agnese, a quelle pazze delle mie amiche di qui (senza le quali forse non sarei tranquilla e serena come sono ora), alle mie sorelle che mi stressano ma che mi riempiono tutte le mie giornate, a tutte le persone che si sono dileguate e a quelle che ancora dovranno arrivare.
"Buon viaggio hermanos queridos e buon cammino ovunque voi andiate, forse un giorno potremo incontrarci di nuovo lungo la strada... "MCR
E' che in realtà sono un pò malata dei viaggi. O saranno loro che hanno su di me il potere di farmi completamente allontanare dai miei psudoproblemi e da tutte le mie ansie, paure, timori, angosce.
Poi questo viaggio in particolare é stato speciale per un sacco di motivi.
Innanzitutto, perché sono partita giusto nei giorni in cui mi angosciava tanto un mio problema di salute e poi perché tutto il resto é stato praticamente un ridere continuo.
Ho visto un sacco di posti fantastici, conosciuto il fantastico mondo degli ostelli dove incontri veramente ogni tipo di persona (vedi il principe di Persia), mi sono massacrata i piedi ma ricaricata, come non facevo da un sacco. E poi ho passato una settimana con due persone fantastiche. Che, nonostante la lontananza, il fatto che ci vediamo 3 o 4 volte l'anno, che tanti dettagli delle nostre vite, per forza di cose, ci sfuggono, riescono sempre a stupirmi, a farmi stare bene, a ridere, a farmi sentire protetta e meno sola.
Ed ora sono qui. Come al solito la domenica pomeriggio non mi va di far nulla. In più in questi giorni sono anche stanca e con almeno 30 ore di sonno arretrate. Ma felice. E ricca. Perché, certe volte, mi guardo intorno e mi sembra una grandissima, una immeritata fortuna avere tutto ciò.
E penso a tutto quello che ho avuto. A Giusi e Agnese, a quelle pazze delle mie amiche di qui (senza le quali forse non sarei tranquilla e serena come sono ora), alle mie sorelle che mi stressano ma che mi riempiono tutte le mie giornate, a tutte le persone che si sono dileguate e a quelle che ancora dovranno arrivare.
"Buon viaggio hermanos queridos e buon cammino ovunque voi andiate, forse un giorno potremo incontrarci di nuovo lungo la strada... "MCR
domenica, aprile 15, 2007
Hasta luego
Domani comincerà una nuova settimana. Spero decisamente diversa.
Non che le passate mi abbiano delusa o afflitta particolarmente, ma mercoledì prenderò un aereo e sarò a Vienna e poi a Budapest. E si sa viaggiare é sempre viaggiare.
E' stato un viaggio deciso in una frazione di secondo, nella completa incertezza se i miei impegni mi permettevano di prendermi dei giorni e dovermi poi incasinare totalmente.
Invece ,per una volta, l'impulsività ha prevalso. Non ho resistito al fascino dell'ansia prepartenza ( o del metaldetector, come direbbe Lu), del casino nelle mie valige, dei diari di bordo, delle mappe incomprensibili delle città, delle ridondanti guide da viaggio, delle metro in orario delle altre capitali europee e della nostalgia della mia amata pasta. E poi come resistere alla struggente malinconia del ritorno?Quando ritorni alla routine e non fai altro che pensare ai giorni precedenti, quando ancora avevi a che fare con itinerari, musei e aeroporti?
E poi in fondo ci voleva. E' un periodo in cui non sto mettendo tutta la grinta che ho nel fare le cose che amo. Viaggio con la marcia bassa. Insomma. Forse una settimana di puro stacco mi servirà a ricaricarmi e iniziare quel lungo tour de force che mi aspetta nei mesi estivi.
Spero di avere qualcosa di più interessante da scrivere nei giorni successivi. Per ora torno ai miei appunti di statistica che ho abbandonato da circa un'ora, presa dal dilemma di scagliare il libro al muro o fagocitarlo e ingurgitare quelle brutte nozioni a forza.
Non che le passate mi abbiano delusa o afflitta particolarmente, ma mercoledì prenderò un aereo e sarò a Vienna e poi a Budapest. E si sa viaggiare é sempre viaggiare.
E' stato un viaggio deciso in una frazione di secondo, nella completa incertezza se i miei impegni mi permettevano di prendermi dei giorni e dovermi poi incasinare totalmente.
Invece ,per una volta, l'impulsività ha prevalso. Non ho resistito al fascino dell'ansia prepartenza ( o del metaldetector, come direbbe Lu), del casino nelle mie valige, dei diari di bordo, delle mappe incomprensibili delle città, delle ridondanti guide da viaggio, delle metro in orario delle altre capitali europee e della nostalgia della mia amata pasta. E poi come resistere alla struggente malinconia del ritorno?Quando ritorni alla routine e non fai altro che pensare ai giorni precedenti, quando ancora avevi a che fare con itinerari, musei e aeroporti?
E poi in fondo ci voleva. E' un periodo in cui non sto mettendo tutta la grinta che ho nel fare le cose che amo. Viaggio con la marcia bassa. Insomma. Forse una settimana di puro stacco mi servirà a ricaricarmi e iniziare quel lungo tour de force che mi aspetta nei mesi estivi.
Spero di avere qualcosa di più interessante da scrivere nei giorni successivi. Per ora torno ai miei appunti di statistica che ho abbandonato da circa un'ora, presa dal dilemma di scagliare il libro al muro o fagocitarlo e ingurgitare quelle brutte nozioni a forza.
mercoledì, aprile 11, 2007
Dall'altra parte
Oggi, come altre volte, é successo, mi sono trovata dall'altra parte. Priva del camice bianco, del fonendo verde acido e dei miei appunti confusi di semeiotica. Ero semplicemente dall'altra parte.
Con tutte le domande e le ansie possibili che può avere chi sta dall'altra parte.
E davanti a me ho visto una persona solare. E non ho sentito la paura per i livelli di prolattina alle stelle. Non ho sentito angoscia per una causa che ancora non conosco e per le probabilità, i numeri, le supposizioni. E mi é venuto da pensare a quanto sia difficile, terribile e incredibilmente bello quello che dovrò fare. Riuscire ad essere lucida e insieme infondere speranza, provare a incitare alla lotta chi mi é di fronte. Perché, che si tratti di una prolattina ribelle o di una tachicardia indomabile, la tenacia che puoi metterci tu nessun principio attivo potrà mai dartelo.
E, immediatamente, ancora più piccolo mi é sembrato il preoccuparsi per il vicino appello di fisio3, per il blocco o il tempo che ci metterò. E so che continuerò a crollare,ad avere dubbi ed esitazioni e che, mentre tutto ciò accadrà, la mia prolattina sarà ancora ribelle, ma voglio essere tenace. Ed insieme solare, positiva e limpida. Come questa splendida giornata d'aprile.
Con tutte le domande e le ansie possibili che può avere chi sta dall'altra parte.
E davanti a me ho visto una persona solare. E non ho sentito la paura per i livelli di prolattina alle stelle. Non ho sentito angoscia per una causa che ancora non conosco e per le probabilità, i numeri, le supposizioni. E mi é venuto da pensare a quanto sia difficile, terribile e incredibilmente bello quello che dovrò fare. Riuscire ad essere lucida e insieme infondere speranza, provare a incitare alla lotta chi mi é di fronte. Perché, che si tratti di una prolattina ribelle o di una tachicardia indomabile, la tenacia che puoi metterci tu nessun principio attivo potrà mai dartelo.
E, immediatamente, ancora più piccolo mi é sembrato il preoccuparsi per il vicino appello di fisio3, per il blocco o il tempo che ci metterò. E so che continuerò a crollare,ad avere dubbi ed esitazioni e che, mentre tutto ciò accadrà, la mia prolattina sarà ancora ribelle, ma voglio essere tenace. Ed insieme solare, positiva e limpida. Come questa splendida giornata d'aprile.
martedì, aprile 03, 2007
Quando cresciamo e non ce ne accorgiamo
Cresciamo. Con una crescita lenta, piena di intoppi e di regressi, di cadute e di risalite. E tutto questo mentre la vita scorre, i ritmi frenetici ti assorbono e la routine incalza.
Cresciamo e non ce ne accorgiamo.
E mi fa tenerezza vedere quella che ero. Più o meno un anno fa in questo periodo mi angosciavo per una stupida firma di frequenza. Un anno dopo, nello stesso periodo, affronto un colloquio di psicologia clinica, chiedendomi se esiste un modo per essere all'altezza. Della sofferenza, delle battaglie che dovrò rassegnarmi a perdere, del concetto, per me inaccettabile, che non tutto può volgere al bene, che non siamo divinità scese in terra e che, per quanto cercherò di essere responsabile e diligente, qualcosa cmq mi sfuggirà sempre.
E mi accorgo di crescere molto più ora. In un periodo in cui affronto dubbi esistenziali un giorno sì e l'altro pure. In un periodo in cui ogni giorno c'è sempre qualcosa di più grande da affrontare. In un periodo in cui, però, riesci a dare il giusto peso a tutto.Forse crescere é questo.
E' ridere spensierata con le amiche a pranzo e, un attimo dopo, trovarti a pensare questioni irrisolvibili.Forse crescere é questo.
Cercare perennemente un equilibrio che non troverai mai. E soprattutto capire che il fantastico acquario in cui eri cresciuto, protetto, rassicurato e coccolato, l'hai definitivamente lasciato.Ora c'é l'acqua alta, le bufere e i maremoti che non ti danno il preavviso.
Ma crescere é anche sentire che devi avere una missione nel mondo. Che non puoi sfuggirne.
Non é necessariamente abbandonare gli ideali della adolescenza ma capire che puoi usarli per farne qualcosa di buono. E' abbandonare i sogni di gloria per conservarne altri, molto più ristretti, ma ugualmente validi.E' smettere di girare con la testa tra le nuvole. Per cominciare a vivere.
Cresciamo e non ce ne accorgiamo.
E mi fa tenerezza vedere quella che ero. Più o meno un anno fa in questo periodo mi angosciavo per una stupida firma di frequenza. Un anno dopo, nello stesso periodo, affronto un colloquio di psicologia clinica, chiedendomi se esiste un modo per essere all'altezza. Della sofferenza, delle battaglie che dovrò rassegnarmi a perdere, del concetto, per me inaccettabile, che non tutto può volgere al bene, che non siamo divinità scese in terra e che, per quanto cercherò di essere responsabile e diligente, qualcosa cmq mi sfuggirà sempre.
E mi accorgo di crescere molto più ora. In un periodo in cui affronto dubbi esistenziali un giorno sì e l'altro pure. In un periodo in cui ogni giorno c'è sempre qualcosa di più grande da affrontare. In un periodo in cui, però, riesci a dare il giusto peso a tutto.Forse crescere é questo.
E' ridere spensierata con le amiche a pranzo e, un attimo dopo, trovarti a pensare questioni irrisolvibili.Forse crescere é questo.
Cercare perennemente un equilibrio che non troverai mai. E soprattutto capire che il fantastico acquario in cui eri cresciuto, protetto, rassicurato e coccolato, l'hai definitivamente lasciato.Ora c'é l'acqua alta, le bufere e i maremoti che non ti danno il preavviso.
Ma crescere é anche sentire che devi avere una missione nel mondo. Che non puoi sfuggirne.
Non é necessariamente abbandonare gli ideali della adolescenza ma capire che puoi usarli per farne qualcosa di buono. E' abbandonare i sogni di gloria per conservarne altri, molto più ristretti, ma ugualmente validi.E' smettere di girare con la testa tra le nuvole. Per cominciare a vivere.
venerdì, marzo 30, 2007
Apnea
Eccomi qui davanti al mio pc.Ancora una volta senza saper cosa scrivere ma, ugualmente, con la voglia di farlo.In alcuni momenti diventa una necessità, un imperativo a cui il tuo cuore, la tua mente, le due dita, non possono sottrarsi. E d'obbligo diventa farlo alla fine di una settimana, quando sulla tua agendina sbuca una paginetta bianca e la tua mente, finalmente, trova pace.
Potrei parlare di tante cose o potrei parlare di nulla. In fondo é stata una settimana standard.Con le solite corse del lunedì e del martedì e il relax del venerdì mattina.
Ma, in fondo, ogni giorno é una sorgente immensa di occasioni per crescere, per cadere, per deprimersi o per gloriarsi. E una settimana diventa un oceano. Che ti separa da quella che eri appena 7 giorni fa.
Questa é una settimana di profonda introspezione. Sarà stato il primo vero impatto con la realtà ospedaliera, il porsi continue domande, il cercare affannosamente delle risposte.
Ho imparato ad eseguire un corretto esame obiettivo dell'addome, a fare un'anamnesi buona e ad essere sorridente, allegra, positiva con i pazienti. Ma dentro di me é sorto qualcosa che non conoscevo. Un sorta di paralisi diffusa che ti prende dalle gambe e sale fino alla bocca dello stomaco, quando ti trovi davanti alla sofferenza. Quella pura, autentica. Che, in confronto, le tue paranoie sono briciole. E mi sono sentita stupida, viziata e superficiale per essermi lamentata a lungo dei miei problemi e per aver sprecato attimi preziosi in cui avremi potuto gioire, anziché angosciare ed angosciarmi.
Però qualcosa é cambiato. Ho sentito, giorno dopo giorno, questa paura mutare. E la paralisi diventare una sorta di forza che non avevo. Coraggio, speranza, determinazione. Nel voler affrontare il male del corpo e dell'anima con serenità e tenacia.Sia che riguardi le persone a me vicine che quei visi, ricchi di fiducia e speranza, che in questi giorni ho incontrato.
E non mi fa più paura cadere, sentirmi inadeguata o farmi prendere dal panico quando dovrei agire. in fondo sono umana. E guai se non ci fosse questa paura che ti prende alla bocca dello stomaco. Guai se non sentissi le mani tremare quando dovrò inclinare una siringa a 45 gradi o quando dovrò suturare una ferita. Una mia cara amica diceva che "la prima volta che entri in reparto lo fai in apnea".E ha descritto perfettamente come ci si sente. Ma quando la paura si trasforma in coraggio, quando percepisci che aiutando gli altri ti stai aiutando, allora non ti sarà sembrato mai tanto bello respirare.
Potrei parlare di tante cose o potrei parlare di nulla. In fondo é stata una settimana standard.Con le solite corse del lunedì e del martedì e il relax del venerdì mattina.
Ma, in fondo, ogni giorno é una sorgente immensa di occasioni per crescere, per cadere, per deprimersi o per gloriarsi. E una settimana diventa un oceano. Che ti separa da quella che eri appena 7 giorni fa.
Questa é una settimana di profonda introspezione. Sarà stato il primo vero impatto con la realtà ospedaliera, il porsi continue domande, il cercare affannosamente delle risposte.
Ho imparato ad eseguire un corretto esame obiettivo dell'addome, a fare un'anamnesi buona e ad essere sorridente, allegra, positiva con i pazienti. Ma dentro di me é sorto qualcosa che non conoscevo. Un sorta di paralisi diffusa che ti prende dalle gambe e sale fino alla bocca dello stomaco, quando ti trovi davanti alla sofferenza. Quella pura, autentica. Che, in confronto, le tue paranoie sono briciole. E mi sono sentita stupida, viziata e superficiale per essermi lamentata a lungo dei miei problemi e per aver sprecato attimi preziosi in cui avremi potuto gioire, anziché angosciare ed angosciarmi.
Però qualcosa é cambiato. Ho sentito, giorno dopo giorno, questa paura mutare. E la paralisi diventare una sorta di forza che non avevo. Coraggio, speranza, determinazione. Nel voler affrontare il male del corpo e dell'anima con serenità e tenacia.Sia che riguardi le persone a me vicine che quei visi, ricchi di fiducia e speranza, che in questi giorni ho incontrato.
E non mi fa più paura cadere, sentirmi inadeguata o farmi prendere dal panico quando dovrei agire. in fondo sono umana. E guai se non ci fosse questa paura che ti prende alla bocca dello stomaco. Guai se non sentissi le mani tremare quando dovrò inclinare una siringa a 45 gradi o quando dovrò suturare una ferita. Una mia cara amica diceva che "la prima volta che entri in reparto lo fai in apnea".E ha descritto perfettamente come ci si sente. Ma quando la paura si trasforma in coraggio, quando percepisci che aiutando gli altri ti stai aiutando, allora non ti sarà sembrato mai tanto bello respirare.
martedì, marzo 20, 2007
Cosa si fa pur di sfuggire a fisio3...
Mi sono buttata a capofitto in questo giochino, che fa tanto terza elementare, pur di abbandonare per un pò i grafici pressione/volume.In fondo, se qualcuno mi risponde rifacendolo, posso scopreire qualcosa in più degli altri...
SONO:una studentessa disordinata e altruista,sognatrice e determinata
TENDENZIALMENTE SEMBRO:ribadisco disordinata e, alla prima ora di lezione, parecchio assonnata.Scherzi a parte, appaio molto più tranquilla e posata di quanto non lo sia in realtà.
FREQUENTO:le persone allegre, idealiste, sincere, altruiste, ottimiste, quelli che sono sulla mia stessa lunghezza d'onda e quelli che la pensano in maniera opposta a me, ma hanno delle idee e non scendono a compromessi
EVITO: i superficiali, quelli che per una t-shirt di cavalli o la macchina nuova sarebbero disposti ad uccidere.Le nuove generazioni, figlie di Maria de Filippi e del Grande Fratello. Le persone che parlano per slogan, gli stereotipi, le convenzioni e quelli che prendono la vita con leggerezza.
AMO:la vita,la medicina, la mia famiglia e i miei amici, la pasta, i viaggi, le battaglie quotidiane, l'impegno sociale, il cinema, De André, la libertà, l'estate, il mare, Parigi
ODIO:la trippa e la puzza della trippa, il brodo di pollo, la malattie infettive,l'ipocrisia, le delusioni, la slealtà, i pettegolezzi, iil qualunquismo, le droghe, lo sballo del sabato sera, Vallettopoli e i tanti Corona disseminati nel mondo, l'egoismo, il credere che bisogna vivere solo per sè e fregarsene del resto dell'umanità, le multinazionali, la guerra, il trasformismo.
DETESTO: vedi su.
RICORDO:la mia infanzia, l'estate al mare, il primo viaggio da sola e quelli a seguire, ognuno con un suo speciale ricordo, le delusioni (amare che, però, mi hanno fatto crescere), il giorno dell'ammisione a medicina.
RIMUOVO:i giorni bui, quelli di pioggia e quelli che proprio non mi va di ricordare. I tanti volti che incontro in una giornata e, invece di regalarmi un sorriso, si mostrano aspri e burberi.
RESTO INDIFFERENTE:alle sfilate di moda, al motogp e ai tornei di cricket.
MI COLPISCE:il coraggio.Di guardare avanti e di ricordare il passato.La capacità di rialzarsi dopo le sconfitte. La lealtà, l'onestà, la trasparenza, la volntà, l'ambizione. La capacità di sognare. Anche ad 80 anni.
MI RILASSA:la musica degli Intillimani, un buon libro vicino al camino o un bagno caldo (tutte cose che ui non ho!), le chiacchierate con le amiche, una passeggiata in centro, cucinare, scrivere.
CHIEDO:sincerità, ascolto, pazienza(con me ce ne vuole tanta)
OFFRO:sincerità, lealtà, onesta e un fiume di parole in peina (che non é sempre un'offerta gradita!)
SE MI DANNO 10:cerco di dare altrettanto e, se mi riesce, anche la lode.
SE DO 10:gioisco per essere riuscita a dare proprio quello che volevo dare.
IMPAZZISCO:per la pasta, per il vino e la birra, per la pizza, per un concerto dei Modena e del primo maggio, per i falò sulla spiaggia, l'interrail (che ancora non ho fatto!)
MI DEPRIMO: se mi sveglio e fuori non c'é il sole, se torno a casa e trovo una minestra, se vedo l'arrendevolezza, il menefreghismo, la mancanza di obiettivi.
MI VESTO:nel modo che più mi permette di sentirmi a mio agio, non essendo una fashion o una fanatica della moda
MI ELETTRIZZA:seguire una lezione interessantissima all'uni, andare in reparto e capirci qualcosa, sentire il Tg2 salute e capirci qualcosa.
MI DEMORALIZZA: in questo momento il libro di fisio3.Scherzi a parte, il sentirmi oppressa e angosciata, l'essere lontana da molte persone che amo e il non riuscire a fare emergere, in molte situazioni, la vera me stessa.
MI PIACEREBBE: mai dire mi piacerebbe a chi fa dei sogni il suo pane quotidiano!
Ecco. Però, mi piacerebbe semplicemente restare come sono...con questo senso di aspettativa permanente, con lo sguardo proteso al futuro e il bagaglio delle esperienze passate, sempre con me, pronto per arricchirmi. E mi piacerebbe tanto riuscire bene in quello che farò per poter dare una speranza ed alleviare un pò di sofferenza. E mi piacerebbe condividere questo casino ingarbugliato che sono con qualcuno. Ma questa é un'altra storia.Fe
SONO:una studentessa disordinata e altruista,sognatrice e determinata
TENDENZIALMENTE SEMBRO:ribadisco disordinata e, alla prima ora di lezione, parecchio assonnata.Scherzi a parte, appaio molto più tranquilla e posata di quanto non lo sia in realtà.
FREQUENTO:le persone allegre, idealiste, sincere, altruiste, ottimiste, quelli che sono sulla mia stessa lunghezza d'onda e quelli che la pensano in maniera opposta a me, ma hanno delle idee e non scendono a compromessi
EVITO: i superficiali, quelli che per una t-shirt di cavalli o la macchina nuova sarebbero disposti ad uccidere.Le nuove generazioni, figlie di Maria de Filippi e del Grande Fratello. Le persone che parlano per slogan, gli stereotipi, le convenzioni e quelli che prendono la vita con leggerezza.
AMO:la vita,la medicina, la mia famiglia e i miei amici, la pasta, i viaggi, le battaglie quotidiane, l'impegno sociale, il cinema, De André, la libertà, l'estate, il mare, Parigi
ODIO:la trippa e la puzza della trippa, il brodo di pollo, la malattie infettive,l'ipocrisia, le delusioni, la slealtà, i pettegolezzi, iil qualunquismo, le droghe, lo sballo del sabato sera, Vallettopoli e i tanti Corona disseminati nel mondo, l'egoismo, il credere che bisogna vivere solo per sè e fregarsene del resto dell'umanità, le multinazionali, la guerra, il trasformismo.
DETESTO: vedi su.
RICORDO:la mia infanzia, l'estate al mare, il primo viaggio da sola e quelli a seguire, ognuno con un suo speciale ricordo, le delusioni (amare che, però, mi hanno fatto crescere), il giorno dell'ammisione a medicina.
RIMUOVO:i giorni bui, quelli di pioggia e quelli che proprio non mi va di ricordare. I tanti volti che incontro in una giornata e, invece di regalarmi un sorriso, si mostrano aspri e burberi.
RESTO INDIFFERENTE:alle sfilate di moda, al motogp e ai tornei di cricket.
MI COLPISCE:il coraggio.Di guardare avanti e di ricordare il passato.La capacità di rialzarsi dopo le sconfitte. La lealtà, l'onestà, la trasparenza, la volntà, l'ambizione. La capacità di sognare. Anche ad 80 anni.
MI RILASSA:la musica degli Intillimani, un buon libro vicino al camino o un bagno caldo (tutte cose che ui non ho!), le chiacchierate con le amiche, una passeggiata in centro, cucinare, scrivere.
CHIEDO:sincerità, ascolto, pazienza(con me ce ne vuole tanta)
OFFRO:sincerità, lealtà, onesta e un fiume di parole in peina (che non é sempre un'offerta gradita!)
SE MI DANNO 10:cerco di dare altrettanto e, se mi riesce, anche la lode.
SE DO 10:gioisco per essere riuscita a dare proprio quello che volevo dare.
IMPAZZISCO:per la pasta, per il vino e la birra, per la pizza, per un concerto dei Modena e del primo maggio, per i falò sulla spiaggia, l'interrail (che ancora non ho fatto!)
MI DEPRIMO: se mi sveglio e fuori non c'é il sole, se torno a casa e trovo una minestra, se vedo l'arrendevolezza, il menefreghismo, la mancanza di obiettivi.
MI VESTO:nel modo che più mi permette di sentirmi a mio agio, non essendo una fashion o una fanatica della moda
MI ELETTRIZZA:seguire una lezione interessantissima all'uni, andare in reparto e capirci qualcosa, sentire il Tg2 salute e capirci qualcosa.
MI DEMORALIZZA: in questo momento il libro di fisio3.Scherzi a parte, il sentirmi oppressa e angosciata, l'essere lontana da molte persone che amo e il non riuscire a fare emergere, in molte situazioni, la vera me stessa.
MI PIACEREBBE: mai dire mi piacerebbe a chi fa dei sogni il suo pane quotidiano!
Ecco. Però, mi piacerebbe semplicemente restare come sono...con questo senso di aspettativa permanente, con lo sguardo proteso al futuro e il bagaglio delle esperienze passate, sempre con me, pronto per arricchirmi. E mi piacerebbe tanto riuscire bene in quello che farò per poter dare una speranza ed alleviare un pò di sofferenza. E mi piacerebbe condividere questo casino ingarbugliato che sono con qualcuno. Ma questa é un'altra storia.Fe
domenica, marzo 18, 2007
Gracias a la vida...
Rubo le parole di una canzone che sta passando ora al Media Player, perché ,in fondo, é proprio quello che sto pensando in questo momento.
Dopo una settimana burrascosa, a tratti buia e deprimente, l'epilogo é stato tutt'altro che deludente .Endorfine a go-go dopo un Firenze by night con quelle pazze delle mie amiche, una mattinata di sole alle Cascine, le risate, il relax, il mio pigiamone nuovo, la primavera che avanza, la quiete dopo la tempesta, la serenità di una giornata stancante e disordinata, le mie cinque ore di sonno,il pomeriggio passato a fare foto ridicole soprannominate da Licia "post Woodstock", una chiacchierata finalmente distesa dopo tutte le incomprensioni conclusasi con la cosa più bella che mi sia mai stata detta: "Tu brilli sempre, anche quando non ci sei.Sei la mia stellina". Lo so, é un post confusionario e alquanto criptico. Ma avevo bisogno di trasferire sul pc quello che sentivo. Gracias a la vida...
Dopo una settimana burrascosa, a tratti buia e deprimente, l'epilogo é stato tutt'altro che deludente .Endorfine a go-go dopo un Firenze by night con quelle pazze delle mie amiche, una mattinata di sole alle Cascine, le risate, il relax, il mio pigiamone nuovo, la primavera che avanza, la quiete dopo la tempesta, la serenità di una giornata stancante e disordinata, le mie cinque ore di sonno,il pomeriggio passato a fare foto ridicole soprannominate da Licia "post Woodstock", una chiacchierata finalmente distesa dopo tutte le incomprensioni conclusasi con la cosa più bella che mi sia mai stata detta: "Tu brilli sempre, anche quando non ci sei.Sei la mia stellina". Lo so, é un post confusionario e alquanto criptico. Ma avevo bisogno di trasferire sul pc quello che sentivo. Gracias a la vida...
mercoledì, marzo 14, 2007
Vorrei...
Vorrei che tutto fosse più semplice di quanto appare e che tutto, in realtà, sia difficile solo nella mia immaginazione. Vorrei che i miei lavori in corso non trovassero intoppi e che non continui a fare l'inutile e deprimente gioco del gambero.
Vorrei che lo slancio di alcuni giorni sia perennemente presente e mi faccia apparire la vita facile, immediata, emozionante. E vorrei che il continuo sbrogliare la matassa dei pensieri mi consentisse di arrivare, finalmente, alla fine del gomitolo.
Vorrei un filo d'Arianna perché tutto appare, a volte, estremamente labirintico.
Vorrei dire grazie a chi ascolta per ore i miei flussi di coscienza, standomi enormemente vicino con l'ascolto, la comprensione. E non mi fa sentire mai solo.
Vorrei che lo slancio di alcuni giorni sia perennemente presente e mi faccia apparire la vita facile, immediata, emozionante. E vorrei che il continuo sbrogliare la matassa dei pensieri mi consentisse di arrivare, finalmente, alla fine del gomitolo.
Vorrei un filo d'Arianna perché tutto appare, a volte, estremamente labirintico.
Vorrei dire grazie a chi ascolta per ore i miei flussi di coscienza, standomi enormemente vicino con l'ascolto, la comprensione. E non mi fa sentire mai solo.
domenica, marzo 11, 2007
Lavori in corso...
E' stato una settimana strana. Mi sono trovata catapultata in un vortice di impegni, orari da incastrare, pranzi saltati e progetti da rimandare. E, così, come al solito ho perso di vista me stessa.
Così ieri, dopo aver passato l'intera mattinata a tracciare protidogrammi sui miei fogli confusi e a ficcarmi nella mia testa, altrettanto confusa, valori, parametri e analiti, ho detto basta.
Basta alle corse, allo stress, al continuo progettare, progettare, progettare. Perché in queste corse convulse, affannose rimando continuamente la vita. E mi perdo tutte le meraviglie del percorso. Tutti i sorrisi delle persone che mi stanno vicine, tutte le crescite delle persone che conosco. E divento sempre più lontana da me stessa. Non mi fermo più a sognare ad occhi aperti, a immaginarmi tra dieci anni e ad immaginare il mondo.Antepongo l'azione al pensiero. La velocità alla riflessione.
Così, in uno dei rari momenti, in cui la spersonalizzazione mi permette di guardarmi dall'alto, mi sono osservata. E ho visto una me tesa, stressata, stanca. E io non sono mai stata questo.
Perciò, presa dalle pulizie primaverili che sto attuando alla mia persona, mi sono presa un sabato di relax, una mattinata domenicale d'ozio. Sola io e De André.Niente scadenze, esami, obblighi e imperativi categorici. E questa volta intendo portare fino in fondo i lavori in corso...
Prima giornata di lavori in corso.
Tengo a precisare che sto considerando i miei neuroni come manodopera a basso costo.Niente relax e poche ricompense.
-non dò l'esame ora ma al prossimo appello
-forse inizio volontariato da Emergency
Così ieri, dopo aver passato l'intera mattinata a tracciare protidogrammi sui miei fogli confusi e a ficcarmi nella mia testa, altrettanto confusa, valori, parametri e analiti, ho detto basta.
Basta alle corse, allo stress, al continuo progettare, progettare, progettare. Perché in queste corse convulse, affannose rimando continuamente la vita. E mi perdo tutte le meraviglie del percorso. Tutti i sorrisi delle persone che mi stanno vicine, tutte le crescite delle persone che conosco. E divento sempre più lontana da me stessa. Non mi fermo più a sognare ad occhi aperti, a immaginarmi tra dieci anni e ad immaginare il mondo.Antepongo l'azione al pensiero. La velocità alla riflessione.
Così, in uno dei rari momenti, in cui la spersonalizzazione mi permette di guardarmi dall'alto, mi sono osservata. E ho visto una me tesa, stressata, stanca. E io non sono mai stata questo.
Perciò, presa dalle pulizie primaverili che sto attuando alla mia persona, mi sono presa un sabato di relax, una mattinata domenicale d'ozio. Sola io e De André.Niente scadenze, esami, obblighi e imperativi categorici. E questa volta intendo portare fino in fondo i lavori in corso...
Prima giornata di lavori in corso.
Tengo a precisare che sto considerando i miei neuroni come manodopera a basso costo.Niente relax e poche ricompense.
-non dò l'esame ora ma al prossimo appello
-forse inizio volontariato da Emergency
giovedì, marzo 08, 2007
Donne in rinascita...
Non voglio cedere alle convenzioni, alla spettacolarizzazione che questa società ci porta a creare in date precostituite, al business dei sentimenti, alle mimose, ai Baci perugina,alle uscite con le amiche in un giovedì assolutamente anonimo, ai caffé gratis per le donne e alle altre pacchianate che, come ogni anno, accompagnano questo giorno.
Trovo assolutamente di cattivo gusto esaltare il ruolo della donna sui giornali, ai tg e ai quattro venti e farlo, ossessivamente, per 24 ore...e per un giorno, con un sorriso finto e stupido sulle labbra, dare gli auguri alla vecchina sul tram e provare ad essere gentile anche con le donne che, nel traffico, creano i soliti fastidiosi ingorghi.O ammirare la vecchina di 105 anni che il TG oggi ti presenterà e portare le mimose alle colleghe in ufficio con tanto di poesiola...oggi, però ho letto una cosa davvero bella.Che mi ha fatto scordare le pacchianate di questo giorno e fatto venire la voglia di pubblicarla. Anche se cadrò in contraddizione, parlando delle donne proprio nel giorno in cui lo fanno tutti e mi sembra stupido farlo. Ma quando chiama Jack Folla...
…Jack Folla...
"Donne in rinascita"
Più dei tramonti, più del volo di un uccello,
la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita.
Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta.
Che uno dice: è finita.
No, finita mai, per una donna.
Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole.
Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina
anti-uomo che ti da la morte o la malattia.
Parlo di te, che questo periodo
non finisce più, che ti stai giocando l'esistenza
in un lavoro difficile, che ogni mattina è un esame,
peggio che a scuola.
Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo
capo ti guarderà deciderai se sei all'altezza o se ti devi
condannare.
Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai.
E sei tu che lo fai durare.
Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci,
con un uomo; che sei terrorizzata che una storia ti tolga l'aria,
che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno
s'infiltri nella tua vita.
Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane.
Sei stanca: c'è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che
ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto.
Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa.
Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre:
"Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così".
E il cielo si abbassa di un altro palmo.
Oppure con quel ragazzo che ami alla follia.
In quell'uomo ci hai buttato dentro l'anima;
ed è passato tanto tempo, ce ne hai buttata talmente tanta di
anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio
perché non sai più chi sei diventata.
Comunque sia andata, ora sei qui e so che c'è stato un momento
che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento.
Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia, nel tuo lavoro,
nella tua solitudine. Ed è stata crisi. E hai pianto.
Dio quanto piangete!
Avete una sorgente d'acqua nello stomaco.
Hai pianto mentre camminavi in una
strada affollata, alla fermata della metro, sul motorino.
Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo.
E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato per ore,
perché l'aria buia ti asciugasse le guance?
E poi hai scavato, hai parlato. Quanto parlate, ragazze!
Lacrime e parole.
Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un
senso al tuo dolore. "Perché faccio così?
Com'è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza?"
Se lo sono chiesto tutte.
E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia, a due, a
quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli.
Un puzzle inestricabile. Ecco, è qui che inizia tutto.
Non lo sapevi?
E' da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così,
scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai.
Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto
che la trascinerà sempre avanti.
Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per
la tua nuova te.
Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te
stessa. Non puoi più essere quella di prima.
Prima della ruspa. Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente.
Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la prima volta, è
come un diesel. Parte piano, bisogna insistere.
Ma quando va, va in corsa.
E' un'avventura, ricostruire se stesse. La più grande.
Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle
tende o dal taglio di capelli.
Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo
meraviglioso modo di gridare al mondo "sono nuova" con una
gonna a fiori o con un fresco ricciolo.
Perché tutti devono capire e vedere: "Attenti: il cantiere è
aperto. Stiamo lavorando anche per voi.
Ma soprattutto per noi stesse".
Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più
grande meraviglia. Per chi la incontra e per se stessa.
È la primavera a novembre. Quando meno te l'aspetti.
Trovo assolutamente di cattivo gusto esaltare il ruolo della donna sui giornali, ai tg e ai quattro venti e farlo, ossessivamente, per 24 ore...e per un giorno, con un sorriso finto e stupido sulle labbra, dare gli auguri alla vecchina sul tram e provare ad essere gentile anche con le donne che, nel traffico, creano i soliti fastidiosi ingorghi.O ammirare la vecchina di 105 anni che il TG oggi ti presenterà e portare le mimose alle colleghe in ufficio con tanto di poesiola...oggi, però ho letto una cosa davvero bella.Che mi ha fatto scordare le pacchianate di questo giorno e fatto venire la voglia di pubblicarla. Anche se cadrò in contraddizione, parlando delle donne proprio nel giorno in cui lo fanno tutti e mi sembra stupido farlo. Ma quando chiama Jack Folla...
…Jack Folla...
"Donne in rinascita"
Più dei tramonti, più del volo di un uccello,
la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita.
Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta.
Che uno dice: è finita.
No, finita mai, per una donna.
Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole.
Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina
anti-uomo che ti da la morte o la malattia.
Parlo di te, che questo periodo
non finisce più, che ti stai giocando l'esistenza
in un lavoro difficile, che ogni mattina è un esame,
peggio che a scuola.
Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo
capo ti guarderà deciderai se sei all'altezza o se ti devi
condannare.
Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai.
E sei tu che lo fai durare.
Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci,
con un uomo; che sei terrorizzata che una storia ti tolga l'aria,
che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno
s'infiltri nella tua vita.
Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane.
Sei stanca: c'è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che
ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto.
Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa.
Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre:
"Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così".
E il cielo si abbassa di un altro palmo.
Oppure con quel ragazzo che ami alla follia.
In quell'uomo ci hai buttato dentro l'anima;
ed è passato tanto tempo, ce ne hai buttata talmente tanta di
anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio
perché non sai più chi sei diventata.
Comunque sia andata, ora sei qui e so che c'è stato un momento
che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento.
Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia, nel tuo lavoro,
nella tua solitudine. Ed è stata crisi. E hai pianto.
Dio quanto piangete!
Avete una sorgente d'acqua nello stomaco.
Hai pianto mentre camminavi in una
strada affollata, alla fermata della metro, sul motorino.
Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo.
E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato per ore,
perché l'aria buia ti asciugasse le guance?
E poi hai scavato, hai parlato. Quanto parlate, ragazze!
Lacrime e parole.
Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un
senso al tuo dolore. "Perché faccio così?
Com'è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza?"
Se lo sono chiesto tutte.
E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia, a due, a
quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli.
Un puzzle inestricabile. Ecco, è qui che inizia tutto.
Non lo sapevi?
E' da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così,
scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai.
Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto
che la trascinerà sempre avanti.
Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per
la tua nuova te.
Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te
stessa. Non puoi più essere quella di prima.
Prima della ruspa. Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente.
Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la prima volta, è
come un diesel. Parte piano, bisogna insistere.
Ma quando va, va in corsa.
E' un'avventura, ricostruire se stesse. La più grande.
Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle
tende o dal taglio di capelli.
Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo
meraviglioso modo di gridare al mondo "sono nuova" con una
gonna a fiori o con un fresco ricciolo.
Perché tutti devono capire e vedere: "Attenti: il cantiere è
aperto. Stiamo lavorando anche per voi.
Ma soprattutto per noi stesse".
Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più
grande meraviglia. Per chi la incontra e per se stessa.
È la primavera a novembre. Quando meno te l'aspetti.
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